Trepidazione e timore, gioia e speranza. Questi i sentimenti condivisi questa sera, 8 gennaio, dal vescovo di Nola, Francesco Marino, durante l'omelia per il ventesimo anniversario di ordinazione episcopale, celebrato presso la Cattedrale diocesana insieme alle comunità parrocchiali, al presbiterio, alle aggregazioni laicali, ai consacrati.
«Come ho sempre detto, la giornata pro episcopo vuole essere insieme giornata pro ecclesia, perché ubi episcopus ibi ecclesia. Vedendo voi, penso, quindi, alla nostra amata diocesi, alla sua storia, alla sua missione e presenza pastorale su questo tanto complesso territorio: essa è stata, soprattutto a partire da san Paolino, crocevia dello splendido e drammatico travaglio della civiltà cristiana di cui siamo eredi, con tutte le problematiche, per certi versi provocatorie e affascinanti, che i tempi moderni suscitano!» ha detto monsignor Marino, rivolgendosi alla Chiesa che dal 2017 guida come pastore. «Penso alla nostra diocesi, ricca del patrimonio millenario delle tradizioni cristiane e disponibile a testimoniare oggi la sua fede in Cristo... Per questo possiamo ritenere che Nola occupi ancora un posto particolare nel cammino della chiesa cattolica: accogliete, dunque, oggi il mio saluto più affettuoso e sentiamoci tutti incoraggiati nell’impegno pastorale che stiamo compiendo in comunione con papa Francesco, la chiesa di Roma e le altre chiese sorelle della Italia con i propri vescovi in questo cammino sinodale ora aperto anche alla grazia dell’anno santo, quali pellegrini di speranza. Queste parole, carissimi, vi fanno comprendere la trepidazione e il timore che allora sentivo in me, e ancora oggi sento, immutato, anzi accresciuto qui a Nola. So, però, di poter partecipare alla straordinaria ricchezza della vita di questa Chiesa. So di poter attingere ancora largamente agli insegnamenti e agli esempi di san Paolino e della tradizione degli altri pastori che mi hanno preceduto. So di poter trovare anche oggi molti doni spirituali tra voi e chiedo al Signore di infondere in me un amore grande verso tutti», ha aggiunto il presule.
Il grazie al Signore e al popolo di Dio affidatogli: «Mi avete aiutato a spendermi per la Chiesa».
Ripercorrendo gli anni di episcopato, il vescovo Marino ha quindi rivolto un accorato grazie al Signore ma anche al popolo che gli è stato da lui affidato: «Voi mi avete aiutato a sentire sempre il mio servizio in relazione a Cristo e alla Chiesa, a spendermi per la chiesa, per il primato di Dio e del Vangelo, per il primato della grazia e dello Spirito. E, ancora, ho potuto cogliere in tanti uomini e donne alla ricerca spesso faticosa e sofferta della verità, i due movimenti tipici del mistero di Cristo che abbiamo celebrato in questi giorni santi della Manifestazione del Signore, come ancora il vangelo di oggi ci fa riconoscere: quello della luce di Cristo che vuole illuminare tutti, quello del Pane della vita offerto a tutti, e quello del cammino di ogni uomo che lo cerca, perché di Lui ha fame e sete ed è aperto all’incontro con Lui. Il mio cuore, in questo momento, è colmo di riconoscenza per il Signore e per ciascuno di voi! Da parte mia, ho sempre sentito dentro di me il desiderio profondo di far sì che tutti potessero giungere, a partire dall'ascolto della Parola di Dio, a uno sguardo contemplativo dell'Amore - perché Dio è Amore - e della sua presenza nella storia degli uomini. Ho sentito in me la convinzione che non c'è dono più grande da accogliere e da trasmettere che quello della gloria di Dio, della luce di Cristo e dello sguardo divenuto capace di riconoscerla, come hanno fatto gli Apostoli, i discepoli e le discepole, per testimoniarla in ogni tempo».
Il testo dell'omelia
Omelia nel 20.mo anniversario della ordinazione episcopale all’inizio dell’Anno Santo 2025
Nola, 8 gennaio 2025
Sorelle e fratelli e tutti,
in questo tempo natalizio dopo l’Epifania noi contempliamo la bellezza di Cristo, luce che irradia sul mondo, attira i cuori e viene manifestata, nella persona dei Magi, a tutti i popoli. Essa apre all’orizzonte missionario e proclama, come affermava san Paolo nella seconda lettura dell’altro ieri, che tutte le genti “sono chiamate, in Cristo Gesù... ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo”.
Così la liturgia della chiesa fonde in una mirabile “crasi teologica” la rivelazione di Gesù ai poveri d’Israele con quella ai Magi e poi ancora con quella del Battesimo presso il Giordano con le nozze di Cana. Colmo di Spirito Santo, Gesù si manifesta qual è: Figlio amato del Padre e Sposo dell’umanità nuova da lui rigenerata.
Sono grato al “Datore di ogni dono perfetto” che proprio in tale cornice liturgica della manifestazione di Gesù, ricorra anche il ventesimo anniversario della mia ordinazione episcopale con cui Egli mi ha unito sacramentalmente per sempre con Gesù Cristo, sommo sacerdote e salvezza di tutte le genti.
Ricordo con gratitudine quell’8 gennaio 2005, nei primi vespri della domenica del Battesimo del Signore, nella cattedrale di Aversa. Ricordo bene la presenza numerosa dei vescovi, dei presbiteri, degli altri ministri e del festoso popolo santo che partecipava alla celebrazione con gioia e calore. In quel giorno mi è apparsa la luce di Cristo per rivelarmi una nuova vocazione, un nuovo servizio nella Chiesa, per farmi iniziare un cammino di fede e di preghiera con la chiesa, prima di Avellino per 12 anni, e poi con questa cara chiesa di Nola per altri 8 anni.
Voglio invocare l’intercessione di san Giovanni Paolo II, il Papa che volle unirmi al servizio apostolico al popolo di Dio, ma anche, come sempre faccio, quella dei santi vescovi miei predecessori, san Felice e di san Paolino.
Carissimi, come ho sempre detto, la giornata pro episcopo vuole essere insieme giornata pro ecclesia, perché ubi episcopus ibi ecclesia. Vedendo voi, penso, quindi, alla nostra amata diocesi, alla sua storia, alla sua missione e presenza pastorale su questo tanto complesso territorio: essa è stata, soprattutto a partire da san Paolino, crocevia dello splendido e drammatico travaglio della civiltà cristiana di cui siamo eredi, con tutte le problematiche, per certi versi provocatorie e affascinanti, che i tempi moderni suscitano!
Penso alla nostra diocesi, ricca del patrimonio millenario delle tradizioni cristiane e disponibile a testimoniare oggi la sua fede in Cristo... Per questo possiamo ritenere che Nola occupi ancora un posto particolare nel cammino della chiesa cattolica: accogliete, dunque, oggi il mio saluto più affettuoso e sentiamoci tutti incoraggiati nell’impegno pastorale che stiamo compiendo in comunione con papa Francesco, la chiesa di Roma e le altre chiese sorelle della Italia con i propri vescovi in questo cammino sinodale ora aperto anche alla grazia dell’anno santo, quali pellegrini di speranza.
Queste parole, carissimi, vi fanno comprendere la trepidazione e il timore che allora sentivo in me, e ancora oggi sento, immutato, anzi accresciuto qui a Nola. So, però, di poter partecipare alla straordinaria ricchezza della vita di questa Chiesa. So di poter attingere ancora largamente agli insegnamenti e agli esempi di san Paolino e della tradizione degli altri pastori che mi hanno preceduto. So di poter trovare anche oggi molti doni spirituali tra voi e chiedo al Signore di infondere in me un amore grande verso tutti.
A distanza di vent'anni dalla mia ordinazione, avverto oggi il bisogno di ringraziare ancora una volta il Signore. Mi ispiro per questo ad alcuni passaggi alla liturgia della Parola di oggi ed in particolare al vangelo.
Il Signore “vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose” (Mc 6,34) ed in seguito, prima di moltiplicare il pane e i pesci, comanda: “voi stessi date loro da mangiare” e, quasi come una risonanza, la glossa di Giovanni: “l’amore è da Dio, chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio” (1Gv4,7): l'episcopato, in realtà, è il sacramento che incarna la compassione di Cristo, il suo amore generativo, e vi corrisponde con il servizio della Parola e dell’Eucarestia.
Di questo dono è rivestita la vita del vescovo che, perciò, è chiamato per offrire a Dio in Cristo l'amore, la preghiera e la compassione, cioè la partecipazione del proprio pathos personale alla vita del suo popolo. Ma questo dono personale del vescovo deve crescere anche nel popolo che gli è affidato. Egli è il pastore e il servo dell'amore, della preghiera e della sofferenza che si elevano a Dio da tutti i cuori. Tali attitudini non vanno sprecati o perduti... “Il vescovo – diceva san Giovanni Paolo II - è colui che custodisce il dono, che lo risveglia nelle coscienze, nelle esperienze difficili della sua epoca, nelle sue aspirazioni e nei suoi smarrimenti, nella sua civilizzazione, nell'economia e nella cultura”. Dunque, il vescovo ha il compito di offrire se stesso e di aiutare i credenti a offrire tutto ciò che sono e che hanno come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, secondo l'esortazione dell'apostolo Paolo nella lettera ai Romani.
Ripensando, dopo venti anni, a quanto ho vissuto nel mio servizio episcopale debbo dire chiaramente che voi (e penso qui a voi presenti, ai credenti di tutta la Diocesi di Nola, ma anche a quelli di Avellino per gli anni passati; penso in particolare ai miei più stretti collaboratori, il Vicario generale e i Vicari Episcopali, il Capitolo, la Curia e i Decani, presbiteri e diaconi, consacrati e laici impegnati) voi tutti avete reso meno arduo, quasi facile il mio compito, fin dall'inizio. Ho sentito che tanti, con spirito di fede, senza guardare alla persona, aprivano al vescovo con disponibilità il loro cuore e si disponevano a interpretare benevolmente gli sforzi e i tentativi del suo servizio pastorale. Ed è così che vedo come tanti di voi fin dall’inizio avete accolto la proposta di mettervi con me al servizio del Signore, per l’attuazione del sinodo diocesano, voluto da mons. Depalma mio predecessore, e proseguito nel cammino sinodale della chiesa italiana, e per come avete risposto alle sollecitazioni delle mie lettere pastorali.
Rivedo con gioia le molte strade di ambedue le diocesi che ho guidato: strade che ho percorso e ripercorso nel desiderio di arrivare a tutte le parrocchie e a tutte le realtà ecclesiali. Ho incontrato gente di ogni condizione sociale, uomini e donne, bambini, ragazzi, giovani, adulti, anziani. Si tratta di centinaia e migliaia, di volti nei quali ho visto un riflesso della luce di Dio, ho capito qualcosa dell'amore di Dio per loro. Ho incontrato tante persone che portavano con dignità il duro peso della vita, ho ammirato in particolare i malati e tutte le persone addette alle loro cure, vedendo in tanti una fede, un abbandono al Signore, un coraggio nelle prove fisiche e morali che mi ha confortato e sostenuto.
Penso alle innumerevoli Eucaristie celebrate nelle parrocchie e in questo Duomo, dove mi è stato dato di contemplare in semplicità la nostra Chiesa rivestita di luce e resa capace di amare come Dio ci ama in Gesù Cristo, che Egli stesso ha dato per noi, come suggerisce la prima lettura della Parola di Dio oggi.
Penso alle testimonianze stupende di fede, di amore, di preghiera che ho ricevuto anche da persone in particolari sofferenza, come i carcerati, che ad Avellino potevo visitare più volte all’anno, o gli ammalati negli ospedali, espressione della partecipazione ecclesiale ai patimenti di Cristo. Penso agli incontri sacramentali, numerosi, con gli adolescenti, i giovani e anche gli adulti nelle numerosissime celebrazioni della Confermazione. Penso alle belle occasioni di catechesi con i fidanzati nubendi nelle varie zone pastorali. Penso ai momenti formativi con l’ACI e le fervide aggregazioni ecclesiali. Ricordo con emozione la morte esemplare di tanti preti. Ogni incontro, ogni persona, ciascuno di voi mi ha rivelato qualcosa del mistero di Dio, ha moltiplicato il dono affidatomi per custodirlo. Quante volte sono stato rinfrancato e consolato nel cammino mentre andavo verso gli altri per rinfrancare e consolare!
Voi mi avete aiutato a sentire sempre il mio servizio in relazione a Cristo e alla Chiesa, a spendermi per la chiesa, per il primato di Dio e del Vangelo, per il primato della grazia e dello Spirito. E, ancora, ho potuto cogliere in tanti uomini e donne alla ricerca spesso faticosa e sofferta della verità, i due movimenti tipici del mistero di Cristo che abbiamo celebrato in questi giorni santi della Manifestazione del Signore, come ancora il vangelo di oggi ci fa riconoscere: quello della luce di Cristo che vuole illuminare tutti, quello del Pane della vita offerto a tutti, e quello del cammino di ogni uomo che lo cerca, perché di Lui ha fame e sete ed è aperto all’incontro con Lui.
Il mio cuore, in questo momento, è colmo di riconoscenza per il Signore e per ciascuno di voi! Da parte mia, ho sempre sentito dentro di me il desiderio profondo di far sì che tutti potessero giungere, a partire dall'ascolto della Parola di Dio, a uno sguardo contemplativo dell'Amore - perché Dio è Amore - e della sua presenza nella storia degli uomini. Ho sentito in me la convinzione che non c'è dono più grande da accogliere e da trasmettere che quello della gloria di Dio, della luce di Cristo e dello sguardo divenuto capace di riconoscerla, come hanno fatto gli Apostoli, i discepoli e le discepole, per testimoniarla in ogni tempo.
Carissimi fratelli e sorelle, è da poco iniziato l'anno santo giubilare che ci vuole tutti “pellegrini di Speranza”. È l'anno della misericordia e del perdono. Per questo confido nel perdono del Padre e dei fratelli per tutte le mie mancanze e omissioni, che so innumerevoli. Chiedo a Gesù, in questa Eucaristia, la grazia per me e per voi di accogliere ogni giorno il dono della sua gloria, di rivestirci della sua luce, di gioire della sua Bellezza che salva per testimoniarla al mondo intero.
Invoco stasera ancora una volta l’intercessione dei santi Felice e Paolino e con grande devozione affido queste preghiere alla Vergine Maria, che da Betlemme al Calvario, ha interiorizzato e vissuto il mistero del suo Figlio amando, pregando e condividendo la sua passione. Maria ci aiuti ad “amarci gli uni gli altri” ed essere, con la nostra vita, nell’amore reciproco che è manifestazione di Gesù Signore e Salvatore, manifestazione dell’Amore della Trinità.
+ Francesco Marino
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