La Parola e l'Eucaristia siano balsamo per il dolore nella certezza che da figli di Dio siamo destinati alla vita eterna

Alcuni passaggi dell'omelia del vescovo Francesco Marino durante la Messa esequiale per l'ultimo saluto a Vincenza Spadafora, ai piccoli Giuseppe Nerio e Autilia Pia Zotto, a Autilia Ambrosino, deceduti domenica scorsa, a Saviano, per il crollo della palazzina in cui risiedevano. 

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Il vescovo di Nola, Francesco Marino, ha presieduto la Messa esequiale per l'ultimo saluto a Vincenza Spadafora, ai piccoli Giuseppe Nerio e Autilia Pia Zotto, a Autilia Ambrosino, deceduti domenica scorsa, a Savaino, per il crollo della palazzina in cui risiedevano. Monsignor Marino ha portato il suo paterno abbraccio alla famiglia e alla comunità di Saviano riunita presso la palesta della scuola media Ciccone: «Siamo qui per la nostra fede corale che ci unisce tutti nel nome di Dio e ci stringe ai familiari, a quelli presenti ma anche ad Antonio e al piccolo Gennaro», ha detto il presule, ricordando anche Antonio Zotto, marito di Vincenza, padre di Giuseppe e Autilia Pia, figlio di Autilia Ambrosino, sopravvissuto al crollo insieme a Gennaro, il più piccolo dei figli, ancora ricoverati.

«La Parola e l'Eucaristia siano balsamo per il dolore nella certezza che da figli di Dio siamo destinati alla vita eterna»

Questi alcuni passaggi dell'omelia di monsignor Marino.

«Carissimi ci ritroviamo qui per l’ultimo saluto a Vincenza, Autilia, ai piccoli Giuseppe Nerio e Autilia Pia e stringerci, con l’abbraccio della fede, ai familiari, chiedendo al Signore per loro la consolazione con il balsamo della Parola e dell'Eucaristia, pane di vita eterna.
Carissimi tutti, ci ritroviamo qui portando nel nostro cuore il carico del dolore per quanto accaduto e che ha coinvolto una famiglia che, come comunità, conoscevamo e amavamo. Siamo qui per la nostra fede corale che ci unisce tutti nel nome di Dio e ci stringe ai familiari, a quelli presenti ma anche ad Antonio e al piccolo Gennaro. Carissimi lasciamoci sostenere dalla Parola e accogliamo l'invito di Gesù che il Vangelo ci dona: "Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro".  Questa Parola può aprirci alla consolazione e alla pace: Gesù è per noi motivo di speranza perché ci ha mostrato l'amore del Padre che non viene meno nonostante il dolore della nostra esperienza umana che spesso ci lascia attoniti.
Accogliamo questa Parola che ci ricorda che Gesù è vita e speranza, non solo per i nostri amici, cui oggi diamo l'ultimo saluto, ma anche per noi. Vedete se c'è una certezza, ed è così, questa certezza è che il Signore, attraverso la sua morte in croce e la sua risurrezione ci ha testimoniato che noi siamo figli di Dio e resteremo figli per sempre e fin d'ora ci fa avere la certezza della vita che non ha fine e che, in qualsiasi momento possa accadere, il momento della morte non è il nostro destino ma lo è la vita eterna da figli. E questo oggi vogliamo ricordare perché questo è il progetto d'amore di Dio per noi, come ci ha testimoniato Gesù Cristo.
Questa è l'unica certezza in una prova così dura. La morte interrompe i nostri legami corporei ma non interrompe il legame spirituale attraverso il quale possiamo continuare a sentirci legati ai nostri cari, nell'amore del Padre.
Questa Parola sia per noi dono di pace e ci aiuti a percorrere la nostra vita nella certezza dell'essere figli di Dio, fratelli in Cristo, destinati alla vita eterna».


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