Ricordiamoci dei carcerati

Il direttore dell'Ufficio di pastorale carceraria della diocesi di Nola riflette sull'importanza di celebrare la Giornata del carcerato il prossimo 9 marzo

di don Enzo Miranda*

La prima domenica di Quaresima, come istituito dalla Conferenza episcopale campana, è dedicata alla preghiera per gli istituti penitenziari, per tutte le persone che soffrono una pena carceraria, anche extra moenia, nonché per tutti coloro che, in forma di volontari e di personale carcera, offrono loro servizio presso le carceri campane. Durante questa giornata, in ogni parrocchia, ci si impegna a tenere momenti di riflessione e eventi per aprirsi alla pastorale carceraria: l’attenzione della comunità cristiana per i nostri fratelli carcerati nasce dal voler riscoprire nel volto del carcerato la stessa presenza di Gesù che ci invita a visitarlo. In questo tempo, sono sotto gli occhi di tutti, le drammatiche condizioni che affliggono il mondo del penitenziario, in particolare il sovraffolamento, e contribuiscono alla nascita di un clima ancor più difficile e pesante per i detenuti e agenti di Polizia penitenziarai: tanti suicidi, l’anno scorso, ben 98 detenuti e 8 agenti, centinaia di casi di autolesionismo.

Come Chiesa di Nola, da quando il nostro Vescovo Francesco, ha voluto istituire l’Ufficio diocesano di Pastorale carceraria, nei limiti e nei mezzi in nostro possesso, abbiamo cercato, attraverso la sensibilità delle Comunità parrocchiali, di non far mancare la nostra vicinanza. Grazie alla generosità di tante parrocchie della nostra diocesi, abbiamo dato un contributo (in beni di prima necessità e non solo) che si è andato a sommare a quello della Chiesa di Napoli e delle altre chiese sorelle della Campania, che attraverso la presenza di cappellani, suore e laici, portano la presenza caritatevole della Chiesa di Cristo, all’interno degli Istituti penitenziari della regione.

Il carcerato è sempre il frutto di un albero: la nostra società, che lo produce e dopo averlo prodotto, lo giudica, lo condanna e lo rinchiude, pensando che la struttura carceraria lo possa cambiare. Il carcere, invece, con tutto il suo pur innovativo ordinamento rieducativo, non sempre vi riesce. La stragrande maggioranza dei detenuti, purtroppo, esce dal carcere segnata in modo negativo, mortificati nella dignità, esclusi ormai da qualsiasi possibilità di reinserimento sociale, lavorativo, culturale. Dopo il giudizio della corte, dopo la condanna e la pena, inizia il giudizio permanente e senza appello, da parte della società. Questa giornata, oltre a voler essere un tempo di preghiera per questi nostri fratelli e sorelle, vuole anche essere un momento di riflessione per prendere coscienza di come le nostre comunità cristiane guardano ai detenuti e a coloro che hanno vissuto un tempo di detenzione, da non etichettare perennemente come “ex-detenuti”.

*direttore dell'Ufficio di pastorale carceraria della diocesi di Nola




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