Scacchi: il gioco che insegna a viver con responsabilità

Oggi, 20 luglio, ricorre la Giornata interazionale degli scacchi, il gioco da tavolo più antico al mondo che, secondo il giovane Gianluca Schaufelberger, aiuta anche a vivere il Vangelo.

di Gianluca Schaufelberger *

Nell’immaginario comune, pensando ad uno sport di combattimento si materializzerebbero le figure di Rocky e Ivan Drago, chiusi in un ring a sferrare con disperata violenza pugni nel tentativo di abbattere l’altro. Invece c’è un’altra immagine ancora più suggestiva: quella di una partita a scacchi. I due avversari contrapposti cercano in ogni modo di capire cosa voglia fare l’altro, di anticiparlo e di prevenirne le mosse, provano a guardarlo in volto e capire cosa pensa, muovono piccole statuette in un valzer bicromatico in cui il bianco e il nero non sono i colori degli abiti svolazzanti, ma quelli di un mondo altro, in cui si combatte una "guerra" la cui importanza è difficilmente percepibile per chi non la viva. Sono attimi lunghi ed ore brevissime, in ogni secondo, in un modo o nell’altro, si manifesta tutta la filosofia: panta rei “tutto scorre”, sia il tempo che la posizione; gnoti seauton “conosci te stesso”, per capire i propri limiti e cercare di migliorarsi; la dialettica, messa in atto da questo continuo scontro tra tesi ed antitesi in cui la sintesi finale risulta sempre non scontata ed aperta fino all’ultima mossa.

Se questi elementi non fossero sufficienti per apprezzare gli scacchi si pensi almeno alla validità e all’importanza di questo gioco nella formazione dell’individuo. Il “gioco dei re” ci pone davanti ad una piccola rappresentazione della vita resa rapida e schematica, dalla quale si può sempre imparare qualcosa. Personalmente, non è stata l’importanza pedagogica di tale disciplina a spingermi a praticarla, ma il ricordo di quando mio nonno mi insegnò a giocare da bambino e l’improvvisa presenza di tempo libero durante la pandemia. In tutta franchezza, penso che l’insegnamento immediato che ci danno gli scacchi sia quello della responsabilità. In questa disciplina non esiste la fortuna e si parte sempre alla pari, tranne che per il piccolo vantaggio del bianco nel muovere per primo. Quindi tutto dipende dalle scelte del giocatore. Queste sono libere e numerosissime, solo le prime due mosse (intese come una bianca ed una nera) portano a quattrocento combinazioni diverse. Proseguendo la partita esse diventano sempre di più. Le possibilità però non sono tutte uguali, certe mosse sono senza infamia e senza lode, altre sono puramente geniali, ma altre ancora non sono che errori che portano quasi sempre alla sconfitta. Se dopo novantanove mosse perfette se ne sbaglia anche una sola si può ribaltare la partita ed arrivare ad una rapida disfatta. Ma ogni mossa dipende da noi e da noi soltanto, per cui non si può incolpare nessun altro per i propri errori e bisogna mantenere alta l’attenzione per tutto l’incontro. A questo si collega anche il bisogno di essere informati su ogni propria scelta e di prevenire le azioni avversarie.

Ma questo tipo di pensiero responsabile, attento e precauzionale non è l’eredità più grande che gli scacchi lasciano al giocatore. Chiunque si sieda davanti alla scacchiera incapperà per forza di cose in una sconfitta. E non sempre una sconfitta normale, molte volte invece essa è ancora più cocente a causa delle circostanze. Capita anche ai migliori di perdere partite per errori stupidi e banali, o di venire sconfitti dopo un match a senso unico, o peggio ancora di cedere a quell’avversario che proprio non sopportiamo e che magari si comporta pure male. Insomma, a cadere si cade, spesso ci si fa anche male. E qui subentra la grandezza di questo gioco: si perde solo per colpa propria, ma ci si rialza più consapevoli per lo stesso motivo. Hai perso per un errore proprio da principianti? Bene, la prossima volta non lo commetterai. La strategia avversaria era migliore? Ok, ora l’hai impressa a fuoco. Dopo ogni sconfitta, pur se dolorosa, alla partita successiva si arriva accresciuti ed arricchiti sia in termini di gioco che puramente personali. Insomma, ogni volta che stiamo a terra sappiamo di poter ripartire, di dover ripartire, anche con le cicatrici ancora non rimarginate, ma con una maggiore consapevolezza. Sempre imperfetti, forse anche più di prima, ma trasfigurati al miglioramento.

Un ultimo grande insegnamento che ci danno gli scacchi è che certe volte è necessario un sacrificio per raggiungere uno scopo più grande. Come ci insegna il Vangelo “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” Cioè che a volte bisogna rinunciare a qualcosa a cui magari teniamo e perderla per avere dei giovamenti. Gli scacchi ci insegnano così tante cose simili a quelle della nostra Religione: a non demordere e a portare sempre speranza; ci allenano al sacrificio fruttuoso e ci ricordano l’importanza della scelta e della responsabilità. Non deve allora sorprenderci che anche papa Giovanni Paolo II fosse un appassionato di questa disciplina. E citandolo per quanto concerne la responsabilità individuale e il libero arbitrio che gli scacchi ci ricordano in ogni mossa vi saluto con le sue parole: «Non lasciatevi vivere, ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro!». E magari per fare un capolavoro potreste iniziare proprio da una partita a scacchi ben giocata con qualcuno che vi sta a cuore. Buona Giornata internazionale degli scacchi!


Scacchi: il gioco da tavolo più antico al mondo

Le regole del gioco degli scacchi sono state formalizzate nel XV secolo. Si tratta del gioco da tavolo più antico al mondo: le prime forme risalgono al VI secolo, in India. Molto praticato, il gioco degli scacchi è un vero e proprio sport: il 20 luglio 1924, per regolare le diverse competizioni agonistiche venne istituita la Federazione scacchistica internazionale (Fide) che si occupa della coordinazione delle diverse Federazioni nazionali di scacchi. Proprio per celebrare la nascita della Federazione, il 20 luglio 1966 fu istituita la Giornata interazionale del gioco degli scacchi. Oggi, la Fide comprende 201 paesi come membri affiliati e ci sono decine di milioni di giocatori in tutti i continenti e più di 60 milioni di partite giocate in media ogni giorno.

* Sono nato a Napoli il 24 maggio del 2005 ma sono un orgoglioso pomiglianese. Frequento sin da bambino l'Acr della parrocchia pomiglianese Maria S.S. del Rosario, con un attaccamento tale che una volta andatomene da educando sono tornato come educatore. A questo impegno parrocchiale si aggiunge la partecipazione al mio gruppo di Ac, da settembre quello dei Giovani. Sono fresco di maturità scientifica e ottimista per il futuro. Sono stato per qualche tempo un giocatore agonistico di scacchi, pratico da circa dieci anni la scherma, disciplina della quale sono innamorato. Ho una forte passione per il cibo e la musica, mi piace viaggiare, ma soprattutto sono un impenitente tifoso del Napoli.




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