Nunziante Scibelli aveva solo 26 anni e viveva a Taurano (Av). É la prima vittima innocente di camorra nella faida tra i clan Cava e Graziano. Per non dimenticare e per onorare la sua memoria, l'Istituto comprensivo Benedetto Croce di Lauro gli dedicherà un mosaico commemorativo e gli intitolerà la scuola secondaria di primo grado del plesso. A Nunziante è già stata intitolata, nel 2018, un’aula del Tribunale di Avellino. Porta il suo nome anche la villa a Quindici (Av), confiscata al clan Graziano, che oggi ospita il Maglificio 100Quindici Passi, gestito dalla cooperativa Oasi Project.
"...Per non dimenticare...": l'intitolazione della scuola a Nunziante Scibelli
Venerdì 22 marzo, presso la scuola Secondaria di 1° grado del plesso di Taurano, è previsto l'appuntamento, alle 9:30, per lo svelamento del mosaico commemorativo dedicato a Nunziante Scibelli. Alle ore 10 partirà una marcia che raggiungerà il convento di San Giovanni del Palco dove il Coro delle "Voci Bianche" dell'Istituto Benedetto Croce accoglierà il corteo. Alle 10:30 inizierà la commemorazione con gli interventi degli alunni dell'Istituto, della dirigente scolastica, Maria Siniscalchi, del sindaco di Taurano, Salvatore Maffettone, di Giovanni Ferraro per la Pro Loco di Taurano, di Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino, Domenico Albanese, colonello del Comando provinciale dell'arma Carabinieri di Avellino, Pasquale Colucci, promotore del comitato "26 maggio". Alla cerimonia sarà presente anche il parroco di Lauro, don Luigi Vitale.
Una memoria per sempre viva
Nunziante Scibelli era nato a Taurano nel 1965 e lavorava come bracciante. Alla fine del 1991, era in attesa di iniziare un nuovo lavoro come guardia giurata presso un’azienda del territorio. Nell'estate dello stesso anno si era sposato con Francesca Cava che, sebbene avesse un cognome tristemente famoso, non aveva alcun legame con la famiglia malavitosa del luogo.
Il 30 ottobre 1991, Scibelli era a bordo della sua Giulietta blu scuro e con lui c'era la moglie Francesca, incinta al settimo mese. A pochi metri dalla curva di Quindici, la macchina fu investita improvvisamente da una violentissima scarica di armi da fuoco. Più di cento pallottole, esplose anche con un fucile kalashnikov. I due finirono in due ospedali diversi: Francesca e la piccola che portava in grembo si salvarono miracolosamente mentre Scibelli morì alle 9 del mattino seguente al Cardarelli di Napoli.
L'iter giudiziario per il riconoscimento dei colpevoli è stato lento perché solo nel 2011 furono arrestati Felice Graziano, classe 1964, e Antonio Graziano, classe 1963, entrambi legati alla famiglia dei Graziano. I veri obiettivi dell’agguato erano Antonio Cava e suo cugino Aniello Grasso, entrambi legati al clan Cava, che si trovavano in una macchina dello stesso modello di quella di Scibelli e, inoltre, anche di uguale colore.