Per il prossimo 18 febbraio, prima domenica di Quaresima, la Conferenza episcopale della Campania (Cec) ha indetto una giornata di preghiera dedicata agli istituti penitenziari. Un'occasione per dedicare particolare attenzione ai carcerati e alle loro famiglie, al personale e ai volontari che svolgono il loro servizio presso le carceri della regione Campania.
Giornata di preghiera per gli istituti penitenziari
Anche l'Ufficio di pastorale carceraria della diocesi di Nola si è fatto promotore della Giornata di preghiera dedicata agli istituti penitenziari promossa dalla Cec, che è ormai un appuntamento consueto, attraverso il quale tenere alta l'attenzione verso quanti vivono la complessa e complicata realtà delle carceri.
«La pastorale carceraria è, infatti - si legge nella pagina dell'ufficio diocesano di Nola - un servizio ecclesiale che tende a coinvolgere la comunità cristiana in un percorso di attenzione verso il mondo della detenzione, per sentirlo come parte integrante del cammino della Chiesa diocesana. Ma mira anche a far sentire il detenuto inserito pienamente nella famiglia della Chiesa locale attraverso iniziative e cammini di fede».
Il messaggio del responsabile diocesano dell'Ufficio di pastorale carceraria, don Vincenzo Miranda
Per l'occasione il responsabile dell'Ufficio di pastorale carceraria della diocesi di Nola, don Vincenzo Miranda, ha scritto un messaggio ai presbiteri diocesani e alle loro comunità, invitandoli ad aderire sia con la preghiera che con la raccolta di beni di prima necessità che occorrono ai detenuti.
«Carissimi confratelli, l'attenzione della comunità cristiana per i nostri fratelli carcerati nasce dal voler riscoprire nel volto del carcerato la stessa presenza di Gesù che ci invita a visitarlo - ha scritto il direttore -. Come Chiesa di Nola, assieme alle altre Chiese campane, cerchiamo di non far mancare la nostra presenza, per far nostro l’invito dell’autore della Lettera agli Ebrei: “Ricordatevi dei carcerati come se foste loro compagni di carcere”(13, 1-8). Il carcerato è sempre il frutto di un albero: la nostra società, che lo produce, e dopo averlo prodotto, lo giudica, lo condanna e lo rinchiude, pensando che la struttura carceraria lo possa cambiare. Il carcere invece, con tutto il suo pur innovativo ordinamento rieducativo non sempre vi riesce: la stragrande maggioranza dei detenuti esce dal carcere segnata in modo negativo, mortificata nella dignità, esclusa ormai da qualsiasi possibilità di reinserimento sociale, lavorativo, culturale. Dopo il giudizio della corte, dopo la condanna e la pena, inizia il giudizio permanente e senza appello della società. Questa giornata oltre a voler essere un tempo di preghiera per questi nostri fratelli vuole anche essere un momento di riflessione per prendere coscienza di come le nostre comunità cristiane guardano ai detenuti e a coloro che hanno vissuto un tempo di detenzione (da non chiamare ex-detenuti) e guardarli con gli stessi occhi di Dio: “Lo vide e ne ebbe compassione”. (Lc 10,33b)»