Kierkegaard, la libertà e la verità

Una riflessione di don Dario Panico, presbitero nolano, autore di “Maestro e Salvatore. Filosofia e cristologia in Kierkegaard e Rahaner”, pubblicata su inDialogo del 24 dicembre 2023

di don Dario Panico*

In un’epoca come la nostra in cui l’importante sembra essere “cercatori della verità” e pare ingenuo affermare che la verità può anche essere trovata, e addirittura reazionario dichiararsi moralmente convinti di averla trovata, è utile ricordare la sottolineatura della (apparente) contraddizione insita nella ricerca avanzata da un filosofo che di kairós se ne intende, ovvero Kierkegaard.

Se, da un lato, non posso cercare la verità se già la conosco, dall’altro non posso cercarla neanche se la ignoro del tutto, perché non saprei esattamente cosa dovrei cercare e forse neanche mi accorgerei della sua mancanza. Secondo Kierkegaard i filosofi, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, escono da questa impasse affermando che la verità è già, in qualche modo, dentro di noi, abbiamo solo bisogno che qualcuno ci insegni a utilizzare bene il potenziale cognitivo di cui siamo dotati per (ri)appropriarci dell’autentica conoscenza, un po’ quello che faceva Socrate attraverso la maieutica. Ma se la verità, o almeno la capacità di raggiungerla, è già in noi allora l’incontro col “Socrate” di turno non è decisivo in senso assoluto; per il Cristianesimo, invece, esiste un momento, anzi il momento che ha valore assoluto: il momento dell’incontro con Cristo. Esso è decisivo perché l’uomo non ha già in sé la verità, ma la riceve da Cristo insieme alla condizione per accoglierla, il che fa di Questi non un semplice maestro ma il Salvatore.

Secondo Kierkegaard, tale momento è qualitativamente diverso da ogni altro, in esso il tempo e l’eternità si toccano, è il corrispettivo esistenziale del pléroma tou chrònou (pienezza del tempo) di cui parla San Paolo (Gal. 4,4) ovvero l’evento dell’incarnazione; proprio perché “riempito” da Cristo, il chrónos si fa kairós, tempo favorevole, tempo in cui siamo chiamati a fare delle scelte. Due secoli or sono il pensatore danese riscontra nei suoi contemporanei una tendenza che caratterizza gli uomini (soprattutto i giovani) nella società odierna: restare storditi dinanzi alle molteplici possibilità che offre l’esistenza senza essere capaci di scelte assolute e definitive. A differenza di alcuni suoi interpreti del secolo scorso, il danese ritiene che non giovi a nulla possedere la libertà di scelta se non si sceglie la verità. Credo che oggi più che mai sia urgente e necessario sottolineare, come ha fatto Kierkegaard, l’“assoluta differenza” di Cristo per non ridurLo ad una opzione tra le altre e suscitare così quell’inquietudine e quella passione che sono preambolo della fede e quindi di ogni possibile vocazione.

* presbitero nolano, ha recentemente pubblicato “Maestro e Salvatore. Filosofia e cristologia in Kierkegaard e Rahaner”, per Cittadella Editrice

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