Ecologia integrale e Cantico delle creature, Papa Francesco e San Francesco, sono stati al centro della catechesi che padre Giuseppe D’Oria, della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo in San Giuseppe Vesuviano, ha tenuto questa mattina a Madrid ai giovani che vivono un cammino di fede secondo il carisma religioso murialdino.
Padre D’Oria si trova in questi giorni nella capitale spagnola con un gruppo di giovani del Centro giovanile dei padri Giuseppini campani che, insieme a tanti altri coetanei, prima di raggiungere Lisbona per la Giornata mondiale della Gioventù, si stanno confrontando su alcuni temi del magistero di papa Francesco.
La prima occasione di confronto è stata appunto la catechesi di padre D’Oria che ha sviscerato la sua riflessione a partire dal passo evangelico della “Visitazione di Maria ad Elisabetta” (Lc 1,39-45) - che dà il tema alla Gmg di quest’anno - dall’Esortazione apostolica Christus vivit, dal Messaggio per la Gmg, dalla Laudato si’, e dal componimento di lode al Creato di San Francesco.
Il Cantico delle creature
«Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni benedizione.
A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.
Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole,
il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci dai la luce. E lui è bello e raggiante con grande splendore: te, o Altissimo, simboleggia.
Lodato sii, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l'aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno,
per ogni stagione tramite la quale alle creature dai vita.
Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.
Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. Egli è bello, giocondo, robusto e forte.
Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene:
produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.
Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e sofferenze.
Beati quelli che le sopporteranno serenamente, perché dall'Altissimo saranno premiati.
Lodato sii, mio Signore, per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare;
guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.
Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà.
In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.
Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»
Questi i punti principali della sua riflessione di padre D'Oria.
Francesco e il “dire-bene”
- Francesco dava del tu a ogni cosa, per lui non esisteva la «natura» come entità astratta ma quest’albero, non l’«umanità» ma quest’uomo, non si prendeva cura del mondo ma delle circo-stanze (ciò che sta attorno), perché in ogni cosa vedeva la luce dell’esserci: il fuoco è questo fuoco, figlio dello stesso Padre, e quindi fratello. Grazie a questo guardare negli occhi ogni cosa e ogni persona, nel 1224 comincia la nostra letteratura con il Cantico delle creature. Ridotto spesso a ode sentimental-panteistico-ambientalista, è invece un inno scritto in un nascente italiano letterario dopo una notte di tormento, a causa del dolore agli occhi, mentre i suoi frati lo hanno cacciato, non è capito…
- Poesia è dire-bene le cose, e Francesco le bene-dice tutte: come un cieco che torna a vedere, egli è così felice della loro ritrovata compagnia, dopo quella notte di dolore, che vuole ringraziare Dio con e per «tutte le creature» (v.5). La nostra letteratura comincia bene-dicendo, all’opposto del cieco quotidiano dire-male di cose e persone, a male-dirle di continuo. Per Francesco ogni cosa è creatura, parola composta da creo (da cui cresco) e un suffisso latino che indica un’azione che sta per accadere: la creatura non è «creata» una volta per tutte, ma «sta per esserlo», continuamente e in ogni istante. Chi loda non odia, chi stima ama. Quand’è l’ultima volta che avete detto «grazie perché ci sei» con tre aggettivi, come fa Francesco: l’acqua è preziosa, umile e casta; le stelle luminose, preziose e belle? Non è un esercizio facile, richiede coraggio: ha il coraggio di bene-dire cose e persone solo chi ha il coraggio di riceverle come sono e di impegnarsi per come saranno. Quest’apertura a ogni cosa significa soprattutto disponibilità a fare la propria parte nella loro creazione-crescita, cioè ad
- Il Cantico inaugura la letteratura italiana inventando e cucendo, nella lingua che ci fa da madre, parole che liberano cuore e mente dalla male-dizione, e rendono la vita più bene-detta. Lo sguardo di Francesco è poetico e profetico, crea e fa crescere: come accade in amore. Egli guarda ogni cosa negli occhi e gli riconosce la sua originaria e originale bellezza, perché lodare significa ri-conoscere, conoscere qualcosa, ogni volta, «di nuovo» e «come nuovo»: chi loda è in-novativo e ri-conoscente, ha e dà All’ultimo banco della vita non si guarda negli occhi e si male-dice tutto, al primo si dà invece del tu a ogni cosa, ricevendone il valore più o meno compiuto: anzi se è incompiuto ci si sente impegnati a portarlo verso il compimento, costi quel che costi. Rileggere il Cantico guarisce dalla cecità, facendo del semplice fatto di vivere un’arte e un’irripetibile avventura.
Saper leggere il libro della creazione
- Come scrive il Papa nella Laudato si’ al n. 66: «I racconti della creazione … suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato … Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformato in un conflitto (cfr Gen 3,17-19). Per questo è significativo che l’armonia che san Francesco d’Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura. San Bonaventura disse che attraverso la riconciliazione universale con tutte le creature in qualche modo Francesco era riportato allo stato di innocenza originaria. Lungi da quel modello, oggi il peccato si manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili, negli attacchi contro la natura». E al numero 97: «Il Signore (Gesù) poteva invitare gli altri ad essere attenti alla bellezza che c’è nel mondo, perché Egli stesso era in contatto continuo con la natura e le prestava un’attenzione piena di affetto e di stupore. Quando percorreva ogni angolo della sua terra, si fermava a contemplare la bellezza seminata dal Padre suo, e invitava i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino: “Alzate i vostri occhi e guardate i campi, che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4,35). “Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero” (Mt 13,31-32)».
- L’invito del Papa e di San Francesco è a cogliere nelle cose un messaggio divino: «Onora Dio chi onora la natura e sa leggere parole e immagini divine nel libro della creazione» (attribuita al Murialdo). Il sole, la luna e le stelle sono fonti di luce per governare il giorno e la notte, sono ciò che “Tu seguimi”… Tutto sta nel modo in cui affrontiamo la vita e ciò che ci accade. Cosa guida la tua vita? In quale direzione vuoi che vada? Dio manda le stelle comete ai pagani. Ed è tanto bello quando gli vanno appresso. Poi dovranno trovare Gerusalemme, e le Scritture, e alla fine la Madre di un Uomo Nuovo a cui regalare tutto perché tutto ti dona. E cammineranno per strade diverse. A tutti è donata una luce. Che serve per ricominciare, per riprendere a camminare sia di giorno che di notte. C’è già qualcosa che è fissato in cielo per te. Te ne accorgi se alzi lo sguardo, se cerchi il cielo e scopri che tra te e il cielo c’è una relazione.
- San Francesco loda per il tempo sereno e per il cattivo tempo, per tutte le Sono necessarie tutte le stagioni per far maturare tutti i frutti, che non sempre il vento allontana le nuvole, a volte le porta; ma tutto fa parte del dinamismo della vita ed è funzionale al nostro percorso. Come deve essere la vita? «Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”» (Mt 16, 21-22): secondo il sistema religioso di Pietro, Dio serve ad evitare gli ostacoli, Dio ce ne scampa, perché gli ostacoli sono cose che non devono capitare. Se no che ci sta a fare? Risponde Gesù a Pietro: «Tu mi sei di scandalo», che in greco vuol dire ostacolo, ossia: non mi fai andare oltre, non mi fai arrivare alla meta… Dio non ama le rette. Se la vita… la mia, la tua… fosse una cartina geografica sarebbe colma non di linee rette, ma di arabeschi dalle molteplici curve, dai repentini cambi di direzione, dai punti per cui si transita più volte e nessuna di esse è uguale alle altre. Di solito questo è un percorso di cui prendiamo coscienza solo a posteriori, quando siamo arrivati alla meta e ci voltiamo indietro per riflettere sulla strada che ci ha condotto fin lì. Oppure quando a quella destinazione non siamo affatto giunti, ma l’approdo è stato in altro lido mentre i passi iniziali avrebbero voluto andarsene altrove. In questo secondo caso fermarsi ad osservare le tappe del viaggio si riveste di un significato in più, perché mette a confronto partenza ed arrivo, li valuta, li soppesa e ne trae le conclusioni. Che Dio ami gli arzigogoli e quasi per nulla le rette lo possiamo capire dalle storie d’uomini sparse nei secoli. Cos’è che ti fa crescere veramente? Non detestare nulla!
Per riflettere
- Le priorità nascono dai “doveri di stato”: sono uno studente? Un figlio? Un fratello? Un amico? Uno sportivo? Un fidanzato? Un cristiano? Quali sono, tra queste, le mie priorità?
- Cosa dovrei cambiare nella mia vita per rispettare e vivere le priorità?
- L’acqua: Quanto è bello contemplare il mare, l’oceano… L’acqua ci affascina, nasconde tesori, luoghi inesplorati, creature dall’aspetto curioso, l’acqua ci interroga: è segno di vita, essenziale alla vita, ma è anche segno di morte e per quest’ultimo motivo ci fa anche Sorpreso da un temporale senza ombrello finisci inzuppato fino alle ossa e non distingui più le acque che sono “sotto il firmamento” da quelle che sono “sopra il firmamento”… grande caos… Anche per gli antichi ebrei il valore dell’acqua è ambiguo: fonte di vita, ma anche causa di morte. Dio separa le prime (quelle che vengono dall’alto), dalle inferiori (quelle che possono uccidere). Si tratta di distinguere ciò che ci dà vita e la sostiene da ciò che ce la toglie e ci uccide. Quando Dio separa le acque distinguendo le acque superiori (la pioggia, l’acqua buona) dalle acque inferiori (l’acqua cattiva, il mare, l’oceano) sta facendo distinzione fra ciò che uccide e ciò che salva. Nella nostra vita ci sono sorgenti di rinascita e falle di dispersione. Atti costruttivi e atti distruttivi. Dinamiche vitali e logiche di morte. Vanno distinte per poter ricominciare. Impossibile ripartire navigando nella confusione. I punti fermi che sono a monte di tutto quello che facciamo bene o male si chiamano priorità. E le priorità si oppongono alle emergenze. Le acque delle emergenze sono ansiose, dittatoriali, disordinanti, apprensive. Chi sceglie per paura sbaglia sempre. Per Francesco è utile, umile, preziosa e casta… Per questo le acque delle priorità sono pacate, sono limpide, sono umili, non si impongono e possono accogliere alcune emergenze, quelle consone. Ma sono le priorità che selezionano le emergenze, non il contrario! Tuttavia le acque delle emergenze non sono per forza cose cattive in sé. Anzi, la trappola è proprio quella: uno valuta se una cosa è buona o cattiva e decide se farla. Una fesseria. Dice San Paolo: “Tutto mi è lecito! Si, ma non tutto giova. Tutto mi è lecito! Si, ma non mi lascerò dominare da nulla” (1Cor 6,12). Il problema non è se è lecito e buono fare una determinata cosa, ma se è la mia priorità, se non mi distoglie da esse.
- Il fuoco per Francesco illumina la notte. Quando intorno a te ci sono solo tenebre, una nebbia fitta, quando le cose vanno male ed è più facile trovare chi sottolinea le difficoltà che qualcuno disposto a mandarle bene… c’è solo una soluzione: che sia tu a brillare, perché solo tu hai la fede e la speranza sufficienti per poterlo fare, se tu lo farai allora tutti riprenderanno coraggio. Sii tu fuoco, brilla tu nella notte perché le persone possano ritrovare il calore di casa… lascia perdere di misurare la luce che fanno gli altri, pensa tu a brillare come Il fuoco è, robusto e forte, perché per essere tutto quello che è, deve saper resistere a tante altre forze, deve saper restare acceso sotto la cenere, deve avere pazienza, non deve aver paura di soffocare, proprio come Dio che sa restare nascosto e in silenzio e non smettere mai di rendere forti le mani dei deboli. È forte il fuoco come forte è Dio. Quando lo hai sperimentato la forza di Dio nella tua vita? Quando ti ha dato ali come di aquila?
- La terra ci sostenta… ci mantiene… è l’essenziale, la base… il punto di partenza… uno inizia a mettere i piedi per terra e magari scopre di essere un alienato. Dio ti sta aspettando nella tua vita reale, ma sei tu che non ci stai. E vale la pena che ci entri, se hai voglia di vivere meglio… Bisogna ripartire dalle prime evidenze (poche), dalle cose più. Ognuno di noi è frutto di una storia, di una famiglia, come per Francesco… Chi era la famiglia di Francesco? Il padre un arricchito, la madre francese, volevano il meglio per Francesco… Francesco non è nato dal nulla, ha delle radici, una storia. Lui rinnegherà la vita di prima, nella bottega e tra gli agi, ma non potrà negare le sue RADICI (dalla madre la gentilezza, l'amore per le cose belle, dal padre il senso pratico...) Quante volte vorremmo essere figli di un'altra storia! Di un’altra terra… Però siamo anche UNICI, la nostra storia non ci può incatenare! Francesco verrà liberato da quelle catene. Senza radici non si vola. Non permettere che il tuo passato diventi una calamita che ti riporta sempre sulle antiche rotte… il passato è il nostro punto di partenza. I nostri genitori sono i primi direttori d’orchestra che hanno insegnato le nostre iniziali note, a volte un po’ stonate, con cui iniziare a conoscere la musicalità della vita. Alcune note non ce le hanno mai insegnate, poiché loro stessi non le hanno mai potute imparare. Ma loro non sono i proprietari dei nostri spartiti…gli autori delle nostre musiche. La vita non è quella che dovrebbe essere, ma è quella che è. È il modo in cui la affronti che fa la differenza. Qualunque cosa ci sia accaduta è “la nostra vita” ed è sacra, e difendila. Se un sogno cade tu riscrivine uno più bello! E ricorda che dove c’è un basso c’è sempre un alto che lo sostiene… Vivi secondo il principio della realtà: quello che siamo in questo momento è la scelta migliore che potevamo fare, rispetto a tutto. Impara a vivere sostituendo i “SE” con i “NONOSTANTE”.
Per riflettere
- Come tratti il tuo corpo?
- Come gestisci la tua stanza?
- Come usi il tempo, come vivi il tuo essere studente e figlio?
- Preghi? Quali tempi dedichi alla preghiera
La libertà che viene dal perdono
- Il perdono è il vero atto di libertà, si rinasce, si diventa davvero padroni della propria vita, la si governa… “saranno incoronati” scrive Francesco nel Cantico… Francesco riesce così a trasformare tutto, persino il dolore, perché ne accetta il potenziale creativo-accrescitivo: alla sofferenza cerchiamo sempre una causa, un colpevole, per diminuirne il Eppure il segreto (cioè ciò che secerne, il succo) del dolore non è nel passato ma nel futuro, è una storia ancora da scrivere, che «in-vita», spinge ad aprirsi alla vita con occhi nuovi. «Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen» (1 Tm 1, 12-17) San Paolo deve cantare la sua gratitudine e canta la misericordia, canta il perdono, perché quella è la grazia delle grazie: il perdono, il perdono ricevuto. Qual è il segno di una persona che ha ricevuto il perdono? Lo riconosciamo dal fatto che perdona. Prova a fare una cosa, e a farla sul serio: nel tempo personale, per qualche minuto, ognuno si troverà un posto, se vuole può mettersi in ginocchio e prega per chi gli ha fatto del male, per un nemico. Sicuramente a tutti noi è arrivato addosso il peccato degli altri, come il nostro è arrivato agli altri. Sicuramente a tutti noi è successo di aver patito gli errori, la cattiveria. Qualcuno ti ha fatto del male, qualcuno ti ha calunniato, qualcuno ti sta facendo soffrire. Qualcuno ha fatto soffrire la tua famiglia. Forse qualcuno ti ha violentata, ti ha abusata quand'eri piccola. Ecco, guardate, tantissimi nostri problemi nascono dal fatto di non aver perdonato. Perdonare è sanare le nostre cicatrici. Pregare per i propri nemici. Chi riceve doni, fa doni! E se vuoi guarire perdona.
- Sora morte corporale… Leggiamo nel Capitolo 3 del Qoelet: «Per ogni cosa c'è il suo momento. Il suo tempo per ogni faccenda, sotto il cielo c'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante, un tempo per uccidere e un tempo per guarire. Un tempo per demolire e un tempo per costruire un tempo per piangere, un tempo per ridere, un tempo per gemere, un tempo per ballare, un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli Un tempo per cercare un tempo per perdere un tempo per serbare e un tempo per buttar via un tempo per stracciare, un tempo per cucire. Un tempo per tacere e un tempo per parlare, un tempo per amare e un tempo per odiare. Un tempo per la guerra e un tempo per la pace»… C'è un tempo per fare le cose: indovinare il giusto tempo, azzeccare il giusto tempo, entrare nel tempo, assecondando il ritmo nel giusto ritmo della vita, avere una sana relazione col tempo è la ricetta per essere felici. Qui c'è la felicità. Non è… fai questa cosa perché la devi fare. No, no, lì se tu la fai svolti, trovi la felicità, diventi sapiente. C'è gioia nell’azzeccare il giusto tempo, nell'indovinare il tempo. Pericolo di andare fuori tempo. Poi ci sono delle situazioni in cui stare fuori tempo è molto più serio e molto più doloroso perché ti fai male a stare fuori tempo, non è indolore. Il Salmo 90, a3 versett6 12 dice «Signore, Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio». Quali sono i nostri giorni? Si parla dei giorni che non sono i giorni passati, ma i giorni che avanzano, i giorni che ci restano da vivere… C'è qualcuno di noi che può veramente dire quanti giorni gli restano da vivere? Potete fare gesti come vi pare, ma non abbiamo la certezza. Nessuno di noi ha la certezza di cosa succede domani… La realtà è che abbiamo solo il momento attuale, abbiamo l’oggi! Siamo veramente sicuri che l'angoscia ci viene dal sapere che abbiamo un solo giorno che c'è solo l’oggi? A me, piuttosto, quando mi lascio trasportare da pensieri tristi e cado, pensieri di tristezza riguardo al tempo, non ho l'angoscia perché ho solo l'oggi, io piuttosto comincio ad avere angoscia quando penso a tutto quello che mi aspetta. Carico l’oggi di ciò che sarà… Ma c’è un’ultima cosa: il tempo è uno solo! Kairos e cronos… quanti Kairoi sprecati… Quanto tempo hai per amare una persona per dirle una cosa? Hai solo l’oggi.
C'è un rabbino, Rabbino Hillel, vissuto 70 anni prima di Cristo, che dice: Se non ora quando? Se non qui dove? E se non tu chi? Si riferisce a ciascuno di noi. Ci sono delle cose che devi fare tu in questo luogo, in questo tempo, perché sono cose che non le può fare un altro. Tu pensa se oggi sapessi che è l'ultimo giorno della tua vita. Francesco parla però di una morte seconda… se dalla prima morte nessuno può scappare dalla seconda si… c’è un modo per non morire… ed è lasciare un segno nella vita di qualcuno… Francesco fa riferimento ad una cosa un po’ “antica”… "guai a·quelli ke morrano ne le peccata mortali”… Il problema del peccato non è il peccato ma ciò di cui è alternativa… l’amore. Una rapida carrellata permette di apprezzare quanto tempo si perda col peccato.
La prima cosa da dire a tante persone è: il giorno è il giorno e la notte è la notte: nottate a pascolare davanti a una serie TV; farsi strappare il tempo da tik tok oppure mettersi a cercare quel libro che non ti ricordi più dove lo hai messo.. Il monte di cose che puoi: a) fare tranquillamente domani, o meglio: b) non fare proprio. E la strada del letto che non riesci a trovare. Adesso prego ma prima guardo un momento una cosa (e poi non preghi); uscire per prendere giusto una cosa di corsa, e tornare con due sacchi di spesa; e una delle migliori: fare l’elenco delle cose da fare, e metterci un sacco di tempo… e se gli esempi appena fatti o quelli in nota possono rientrare tutti nell’accidia, non va dimenticata la vita sprecata nella rabbia – rodendosi e magari non riuscendo a prender sonno; o nell’invidia – a farsi i fatti altrui. E le fondamentali dispersioni con la gola e tutte le fissazioni del benessere, paragrafo del capitolo della gola stessa; e il buco nero degenerante della lussuria. La tendenza centripeta dell’orgoglio che sfasa le cose, e le ansie pericolose e dispersive dell’avarizia. E la tristezza, ottavo pensiero maligno – che noi occidentali non abbiamo per incompletezza di elenco, non per assenza di attività – che ingolfa nei pensieri neri l’intelligenza, mandando in folle l’azione. Il problema del peccato non è il peccato ma ciò di cui è alternativa: l’amore. Quanto tempo passato a non amare!