La Chiesa di Santa Maria Jacobi in Nola tornerà a splendere in tutta la sua bellezza. Il progetto di restauro conservativo dell'intera parete affrescata sinistra e delle murature medievali a vista della chiesa, a firma dell'Ufficio per i beni culturali della Diocesi di Nola, diretto dalla dott.ssa Antonia Solpietro, è infatti tra vincitori del bando relativo alla Campagna nazionale "Luoghi del Cuore" promossa dal Fondo per l'Ambiente italiano (Fai).
Santa Maria Jacobi torna a splendere grazie all'impegno di tanti
Grazie al Comitato "Nola oltre Nola" - promosso dall'Archeoclub d'Italia, sezione di Nola, presieduta dalla prof.ssa Flora Nappi, in collaborazione con numerosi altri enti del territorio - la chiesa di Santa Maria Jacobi ha raccolto nella prima fase della Campagna - quella del censimento - i voti necessari per iscrivere il progetto della Diocesi di Nola.
L'intervento di restauro - sostenuto da Fai e Intesa Sanpaolo con un contributo di 19.000 euro – riguarderà in particolare le decorazioni laiche a finto paramento murario abitato da motivi floreali e da uccelli, che costituiscono una rarità nel panorama figurativo della Campania medievale e che si trovano in precario stato di conservazione. Sarà oggetto di recupero anche la fascia superiore con la raffigurazione a carattere moraleggiante di Aristotele e Filide. L’intervento chiude un programma di azioni già in corso che includono il restauro della parete destra, oggetto di un finanziamento dell'Archeoclub, e dei pannelli con gli affreschi religiosi trecenteschi (il cui strappo ha fatto emergere la decorazione duecentesca), che saranno allestiti nel coro superiore (Coro delle Clarisse).
Un gioiello medioevale che racchiude affreschi religiosi e laici
La chiesa di Santa Maria Jacobi costituisce il nucleo più antico del Complesso monastico di Santa Chiara. Sorta su preesistenze di epoca romana, fu una dimora laica nel Duecento, trasformata in luogo di culto delle clarisse nel secolo successivo, con più trasformazioni tra Cinquecento e Settecento, fino alla soppressione dell’ordine nell’Ottocento, dopo la quale il complesso monastico divenne una scuola.
L’intervento sostenuto da “I Luoghi del Cuore” si concentrerà sulla chiesa: la semplice aula rettangolare con due archi a tutto sesto trova conclusione nella luminosità spoglia dell’abside quadrata, su cui si apre una bifora traforata che si ispira a modelli di derivazione francese (di origine francese è anche il culto della Madonna dei Jacobi). Le pareti della navata erano ricoperte da un ciclo di affreschi, eseguito tra i secoli XIV e XV, in cui è evidente la lezione cromatica, figurativa e compositiva di artisti di provenienza laziale, toscana e marchigiana, chiamati alla corte degli Angioini. Le pitture rimaste, in parte frammentarie, non occupano la posizione originaria dal momento che furono strappate per essere restaurate. Oltre ad alcune Crocifissioni, figure di santi, storie di Santa Chiara, una Madonna e un’Annunciazione, l’affresco più prestigioso è la Madonna dell'Umiltà, attribuita a un pittore senese della scuola di Simone Martini. Il ciclo di carattere religioso, era stato strappato e ricollocato su pannelli fissati alla parete. Staccati questi ultimi per motivi di conservazione, è riemersa la precedente decorazione profana, tardo duecentesca, appartenente alla fase delpalatiumlaico, con motivi fitomorfi, zoomorfi e araldici. Si tratta di una delle rare testimonianze decorative laiche medievali della Campania: la parte bassa, a finto paramento murario, è abitato da motivi floreali e uccelli; nella fascia superiore, oltre agli stemmi delle più importati famiglie baronali del Regno di Sicilia legate alla corte angioina, v’è un vivace episodio di caccia coi cani e la scena a carattere morale di Aristotele e Filide.