Cammino sinodale nella diocesi di Nola: parrocchie protagoniste

Al via gli incontri decanali con i Consigli pastorali. Continua la riflessione iniziata a settembre all'apertura del Convegno pastorale diocesano dedicato al futuro della parrocchia. Sull'argomento inDialogo, ha ospitato riflessione del presidente dell'Azione cattolica della diocesi di Nola, Vincenzo Formisano, per il quale la parrocchia è e può ancora essere casa della speranza

Il cammino sinodale della Chiesa di Nola si arricchisce di nuovi appuntamenti. Il prossimo 28 ottobre 2023, dalle 9:30 alle 12:30, presso il Seminario vescovile di Nola si incontreranno i Consigli pastorali e Affari economici delle parrocchie della Prima zona pastorale. Il 4 novembre 2023 toccherà invece alle parrocchie della Seconda zona pastorale, che si incontreranno presso la parrocchia San Sebastiano Martire in Brusciano, sempre dalla 9:30 alle 12:30. Stesso orario è previsto per l'incontro dell'11 novembre 2023, riservato alle parrocchie della Terza zona pastorale, che si incontreranno presso la parrocchia Immacolata Concezione in Terzigno, al Centro giovanile Beato Carlo Acutis Santa Maria Domenica Mazzarello).

Al centro del confronto i temi emersi dai diciotto tavoli di discernimento posti in essere durante la seconda giornata della prima tappa del Convegno pastorale dedicato quest’anno al tema “Ripensare la parrocchia: annuncio, corresponsabilità, strutture, prospettive per l'avvio della Fase sapienziale del Cammino sinodale”.

Sull'argomento,  a settembre, il giornale diocesano, inDialogo, ha ospitato riflessione del presidente dell'Azione cattolica della diocesi di Nola, Vincenzo Formisano, per il quale la parrocchia è e può ancora essere casa della speranza.

La riflessione di Formisano, presidente Azione cattolica diocesana

«Serve ancora la parrocchia?». Mi pare che questa domanda sia “l’elefante nella stanza” ogni qualvolta ci si ferma a riflettere sulla necessità di ripensare la parrocchia. Ci chiediamo cosa cambiare, quali elementi aggiornare, cosa eliminare, che novità pastorali e organizzative introdurre, quali sono i problemi più pressanti, ma forse - «per paura della risposta?» - evitiamo la domanda più importante e scomoda, ma che in fondo ci facciamo: «Oggi, nel 2023, si ha ancora bisogno della parrocchia?».

In un tempo in cui le distanze si sono accorciate, in cui la precarietà è condizione condivisa, in cui il radicamento in un luogo non è più una necessità, in cui si ha un accesso illimitato a tutto ciò che si desidera, in cui si scrolla con noia tra milioni di proposte di intrattenimento calcolate proprio su di noi da un algoritmo che non sbaglia mai e ci conosce benissimo: «Perché avere un luogo come la parrocchia?». Mi pare, senza volermi addentrare in analisi ecclesiali e teologiche che affido a chi ne sa più di me, che una possibile risposta sia arrivata dalla pandemia. Proprio quella pandemia che sembra aver dato il colpo di grazia alle parrocchie, forse contiene in filigrana l’elemento - banalissimo – da cui partire: non possiamo vivere da soli, abbiamo bisogno degli altri, di sentirci parte di una comunità che si prende cura di noi. Abbiamo bisogno di ascoltare una parola di speranza. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci accompagni lungo le fasi - belle e tristi - della nostra vita, qualcuno con cui condividere pesi e gioie. Abbiamo bisogno di una Parola da spezzare e di una tavola che ci costituisca comunità e ci permetta di ritrovarci per rendere lode.

È vero: la Chiesa deve essere missionaria, dobbiamo essere “in uscita”. E questo vale ancora di più per i laici chiamati a farsi apostoli nella vita ordinaria. Eppure un andare senza avere un luogo in cui ritornare significa necessariamente allontanarsi e poi perdersi. È vero: il mondo sembra sordo, ci sono tantissimi problemi. Eppure alla fine tra tante proposte che il mondo fa, con cui bombarda anche me, mi sembra che quella che manca sia la più semplice, più ordinaria: la compagnia di persone che condividono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce, che si interrogano, che interrogano la loro vita e si lasciano interrogare. Forse il di più che la parrocchia ha ancora da offrire è l’annuncio di speranza che si incarna nell’ordinarietà di tante persone che non sono supereroi o profeti eccezionali, ma persone normali che dimostrano che la salvezza annunciata da Cristo riguarda tutti nella vita di tutti i giorni. Non posso pensarmi solo, non ci sono situazioni in cui sono esonerato dal pensare agli altri: se rileggo la mia vita è ciò che la parrocchia mi ha dato, la perla preziosa che ho trovato solo in quel luogo.




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