Questa mattina, presso la parrocchia Santa Maria delle Vergini di Scafati, guidata da don Giovanni De Riggi, il vescovo Francesco Marino ha presieduto la Santa Messa per la Festa di San Giuseppe Lavoratore, incontrando rappresentanze di varie categorie di lavoratori.
«La mia gioia e la mia gratitudini per poter celebrare con voi e idealmente con tutto il mondo del lavoro la festa di oggi - ha detto il vescovo durante l'omelia -. Rendiamo oggi grazie a Dio per questa festa che diventa ancor più significativa se pensiamo che Dio, nel Figlio, ha voluto lavorare con mani d’uomo così come ha voluto vivere con pensiero d’uomo, divenendo in Gesù esemplare in umanità. Nel Vangelo Gesù è chiamato infatti ‘il figlio del falegname’, a sottolineare il rapporto che Gesù ha con il padre, di come questi gli abbia insegnato a lavorare e lavorare con il coinvolgimento di tutta la sua umanità; ma anche a evocare, contemporaneamente, la dimensione familiare in cui il lavoro si inquadra, per Gesù, ma anche per noi. C’è uno stretto rapporto tra il lavoro, la famiglia e la società: Dio non solo ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma assumendo la realtà umana ha voluto nobilitare, rendere significativo per il suo stesso disegno di salvezza, il lavoro, la famiglia, la dimensione sociale della vita e il bene che in tutto questo si esprime. Un bene che è in relazione al suo Regno che ci precede ma che è preparato per la persona umana: Gesù ci insegna che il nostro lavoro così come ogni azione umana che compiamo sotto il disegno di Dio è una preparazione del Regno, tirandolo dentro la storia umana. Per noi credenti non c’è nulla di più significativo che Dio regni in mezzo a noi. Ma questo è significativo per ogni persona: il lavoro è finalizzato al Regno di Dio, al bene che l’amore universale, alla costruzione di un bene più grande che Dio stesso porta a compimento. Capiamo così la profondità di significato che ogni nostra vocazione porta con sé, in ogni lavoro. In qualche modo il lavoro ci precede, pensiamo al lavoro di chi ci precede e i cui frutti ereditiamo, un lavoro che è anche cultura; “e Dio affidò la terra all’uomo perché la coltivasse”, leggiamo nella Genesi: quel coltivare ha a che fare con quanto l’uomo nel tempo ha costruito, anche con la cultura quindi, con il pensiero e quindi con la crescita nella verità, nel bene, nella giustizia, ereditiamo ciò che i nostri padri hanno generato e che siamo poi chiamati a trasmettere. Il lavoro è dunque insito nel cuore dell’uomo e ci mettere in relazione l’uno all’altro, ci fa trasmettitori del bene comune. Nella Genesi leggiamo ancora che Dio disse “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, immagine che si esprime poi nella famiglia, nella dualità tra maschio e femmina: perché Dio è un noi d’amore. A questa famiglia Dio dà la sua benedizione e affida il compito di costruire questo mondo partecipando dell’attività creatrice di Dio: come Dio è creatore, l’uomo con la sua attività creatrice mirante al bene, l’uomo è partecipe dell’attività creatrice di Dio. Partecipando attraverso la fecondità della relazione tra uomo e donna e facendo crescere il mondo creato secondo il disegno di Dio. Il Figlio di Dio, attraverso Giuseppe, ha realizzato questo progetto nella famiglia e nel lavoro: di Giuseppe non troviamo parole, ma di lui si dice che era ‘un uomo giusto’, perché lui era uomo della fede, viveva il suo rapporto con Dio con fede autentica con cui fa, con cui compie il bene».
Presenti per la celebrazione, il sindaco di Scafati, Cistoforo Salvati, il presidente della BCC di Scafati e Cetara, Massimo Cavallaro, imprenditori, medici, infermieri, avvocati, liberi professionisti, docenti, studenti, agricoltori, operai, casalinghe.