Quest’uscita di inDialogo vede protagonisti tanti giovani. Quelli dell’EoF Hub Campania, quelli alle prese con stage non trasformato in assunzione, quelli alle prese con un lavoro a distanza, privato del volto dei colleghi, quelli potenzialmente imprenditori grazie alla Banca della Terra, quelli che, coinvolti dalla Pastorale giovanile e dall’Azione cattolica, hanno colto al volo, in questa tempesta pandemica, la possibilità di curare la propria interiorità, quelli di cui raccontiamo nelle pagine culturali. Le loro storie e le loro scelte sono già un segno della Pasqua che ci apprestiamo a vivere, i loro sogni di cambiamento ci fanno già saltare il cuore oltre l’ostacolo di questi giorni tremendi. E ne abbiamo tutti bisogno, abbiamo bisogno di ritornare davvero a sperare, con quella speranza che ci insegna Giuseppe di Nazareth e che il vescovo Francesco ci ha invitato a fare nostra durante questo tempo di Quaresima. Un invito che suona ancora più forte in questa Domenica delle Palme che cade a pochi giorni dalla Solennità dell’Annunciazione:
se l’annuncio a Maria annoda l’incarnazione alla potenza di Dio, l’annuncio a Giuseppe la annoda alla coscienza dell’uomo.
Coscienza messa a dura prova in questa pandemia che costringe ogni uomo, a tutti i livelli, a scegliere tra il proprio bene e quello comune, tra la propria ed esclusiva salvezza e la salvezza comune. Chi sceglie di sfruttare l’altro c’è, lo dimostra la storia di Antonio, passato da uno stage all’altro perché economicamente, gli stagisti, sono per le aziende, una convenienza. Chi sceglie di salvare se stesso c’è, come la narrazione giornalistica di queste settimane, sul caos vaccini, ha fatto emergere.
Ma Giuseppe di Nazareth ci invita a scegliere diversamente, a usare le nostre mani per favorire la vita di chi incontriamo e di chi ci cammina accanto, per essere pronti a cambiare rotta, a convertire il cuore per poterlo gettare oltre l’ostacolo. Con l’incarnazione, che proprio il mistero della Pasqua ha illuminato e ancora illumina, Dio ci ha fatto partecipi, in Cristo, della sua potenza.
Le storie e le scelte dei giovani protagonisti di quest’uscita di inDialogo ci dicono che proprio interrogando la loro coscienza, solleticati dall’invito del Papa, da quello di un educatore, di un parroco o come Antonio, dalla nascita del proprio figlio,
hanno fatto scelte per continuare a sperare, oltre il buio e assumendosi la responsabilità di attraversare le difficoltà.
E le loro storie sono solo alcune. Sono tanti i giovani che come loro hanno interrogato la propria coscienza per interpretare, nella speranza, questo tempo. Pensando a loro, leggendo di loro, mi sovvengono le parole usate dal vescovo Gregorio Nazianzeno in un suo discorso sulla Pasqua: «Se sei Simone di Cirene prendi la croce e segui Cristo. Se sei il ladro e se sarai appeso alla croce, se cioè sarai punito, fai come il buon ladrone e riconosci onestamente Dio, che ti aspettava alla prova. Egli fu annoverato tra i malfattori per te e per il tuo peccato, e tu diventa giusto per lui. Adora colui che è stato crocifisso per te. Se vieni crocifisso per tua colpa, trai profitto dal tuo peccato. Compra con la morte la tua salvezza, entra con Gesù in paradiso e così capirai di quali beni ti eri privato. Contempla quelle bellezze e lascia che il mormoratore, del tutto ignaro del piano divino, muoia fuori con la sua bestemmia. Se sei Giuseppe d’Arimatèa, richiedi il corpo a colui che lo ha crocifisso, assumi cioè quel corpo e rendi tua propria, così, l’espiazione del mondo. Se sei Nicodemo, il notturno adoratore di Dio, seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito, cioè circondalo del tuo culto e della tua adorazione. E se tu sei una delle Marie, spargi al mattino le tue lacrime. Fa’ di vedere per prima la pietra rovesciata, vai incontro agli angeli, anzi allo stesso Gesù. Ecco che cosa significa rendersi partecipi della Pasqua di Cristo».