Trenta per un cristiano non è un numero tra gli altri. Rimanda infatti all’età di Cristo all’inizio della sua predicazione. Trent’anni di ministero episcopale non sono quindi un traguardo da poco, non solo per il rimando al tempo trascorso ma anche per il valore simbolico che apre al futuro, anche in chiave escatologica. Monsignor Beniamino Depalma, vescovo emerito di Nola, è stato ordinato vescovo il 26 gennaio 1991, dopo essere stato eletto pastore della diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni, alla cui guida rimane fino al 1999, anno in cui è stato accolto dalla diocesi di Nola.
Eccellenza, con quali parole descriverebbe questi trent’anni?
Senza dubbio con le parole che mi rivolse il cardinale Michele Giordano nel giorno della mia ordinazione: «Curvati sull’uomo consegnandogli il vangelo, sii uomo di speranza; fai vedere la bellezza Dio e della tua vita personale; non sentirti detentore di un potere ma fratello in mezzo ai fratelli: ascolta, incontra, chiedi consiglio. Valorizza il lavoro del laicato perché senza laici il vangelo non passa. Sappi leggere la storia». Alla luce di queste consegne ho vissuto il mio episcopato, la storia dirà se ci sono riuscito pienamente. Sono stato un vescovo ‘tormentato’, per usare una parola di Turoldo, tormentato dallo sguardo del Signore, dalle domande di senso dell’uomo di oggi, dal grido dei poveri, dai bisogni dei territori nei quali ho svolto il mio servizio pastorale. Ma sono stato anche un vescovo contagiato dalla bellezza dei sogni. Formato dal Concilio Vaticano II, mi sono innamorato di una chiesa impastata di storia.
Cosa ha imparato in questi anni come vescovo e come uomo?
Ho imparato la bellezza degli incontri. I problemi e la sofferenza ascoltati mi hanno aiutato a crescere. Ho imparato che essere amato e accolto fa rinascere. Ho imparato la parola ‘grazie’ perché ho sperimentato di essere stato graziato per primo. Amalfi e Cava mi hanno fatto crescere in umanità e se oggi sono più uomo lo devo alle comunità che mi hanno educato. E se nella mia prima diocesi la bellezza del creato poteva avermi infettato di idealismo, Nola mi ha fatto crescere perché mi ha fatto entrare nella realtà abitata dall’uomo. A Nola ho scoperto il mistero dell’Incarnazione. Dai laici ho imparato la serietà della vita, da vivere con responsabilità e gioia. Dai presbiteri ho imparato la costanza e la perseveranza nel ministero non sempre facile.
Cosa sogna per le Chiese di Amalfi e Nola?
Sono stato vescovo accompagnato dalla Chiesa e costruire una Chiesa per questo tempo è stata la mia preoccupazione principale. Auguro a Amalfi e Nola di essere chiesa di testimoni, quella chiesa indicata da Giovanni Paolo II a Nola, il 23 maggio 1992.
Promosse corresponsabilità nell'annuncio
di Carmela Infante, presidente diocesana Ac Amalfi-Cava de' Tirreni
«Il 7 dicembre 1990 il Signore mi disse: ‘Va leva la tua tenda e piantala nella Chiesa di Amalfi-Cava de’ Tirreni’. Oggi 15 luglio 1999, lo stesso Signore nelle cui mani sono i nostri giorni mi ha detto: ‘Leva di nuovo la tenda e va a piantarla nella Chiesa di Nola’. Mentre progettavo di poter scrivere insieme con te nuove ed entusiasmanti pagine di cammino ecclesiale, è giunta per me la voce del Dio sempre imprevedibile che sconvolge i nostri piani per orientarli nei sentieri della sua volontà». È racchiusa tra queste due date l’azione pastorale nella Chiesa di Amalfi-Cava de’ Tirreni di monsignor Beniamino Depalma. Dopo l’ordinazione episcopale avvenuta a Napoli il 26 gennaio 1991, il 23 febbraio 1991, faceva il suo ingresso nella nostra diocesi, baciando per la prima volta il suolo di Agerola: lo sposo aveva scelto l’ultimo lembo di terra del territorio diocesano per l’incontro con la sua Sposa. Il suo ministero pastorale, orientato dalla bussola del Concilio fu vissuto soprattutto in termini di paternità. Grazie alla visita pastorale, compiuta con profonda cura, ebbe modo di visitare gli ammalati e ascoltare le ansie e le istanze di laici e presbiteri delle singole comunità parrocchiali. Diede da subito grande fiducia al laicato, cercandolo, talvolta costringendolo a venire fuori dalle proprie nicchie, familiari o ecclesiali, per mettere in circolo i carismi a servizio di una Chiesa che altrimenti sarebbe stata monca, senza la dedizione e la testimonianza laicale. È proprio ai laici, e ai laici di Azione Cattolica, chiese il sacrificio dell’unità ancora prima che a tutto il resto della diocesi. Chiese loro di mostrare il volto bello della Chiesa. La strada era forse ardua ma la meta era ben chiara: una Chiesa che fosse bella, perché illuminata dalla luce della Parola, gioiosa, perché capace di dare ragione della speranza; coraggiosa, perché significativa per il suo popolo. Lasciamo al tempo il compito di renderne testimonianza e a Dio Signore la nostra lode, per averci donato un Pastore grande la cui vita e i cui gesti hanno parlato al nostro cuore prima ancora delle sue parole.
Anni pieni di vita nuova
di Pasquale Capasso, vicario generale della diocesi di Nola
Il prossimo 26 gennaio ricorre per il nostro vescovo emerito Beniamino il trentesimo anniversario di ordinazione episcopale. Ci stavamo organizzando per una solenne celebrazione in Cattedrale per ringraziare insieme con lui il Signore per la ricchezza di questo dono. Ma le indicazioni di distanziamento ancora in corso hanno consigliato il rinvio. D’accordo con i superiori Vincenziani si è pensato di celebrare nel mese di maggio gli ottanta anni di padre Beniamino, sarà il momento per un ringraziamento più solenne e partecipato. Ho accolto con piacere l’invito a far memoria dalle pagine del nostro giornale dei momenti salienti e qualificanti dei suoi diciassette anni di episcopato a Nola. Proveniente da Amalfi-Cava de’Tirreni, entra in diocesi il 16 ottobre 1999. Dopo un tempo (breve) di osservazione per comprendere luoghi e persone, ha iniziato ad operare con l’entusiasmo di chi è consapevole del suo compito. Tre credo siano i grandi eventi che hanno scandito la vita diocesana:
2005, Anno straordinario del Vangelo. Un tempo di riscoperta della Parola, con il forte coinvolgimento dei laici. Ad incontri parrocchiali e decanali seguirono weekend zonali residenziali animati dal salesiano padre Sabino Palumbieri che generarono entusiasmo e freschezza e il diffondersi dei Centri di ascolto della Parola.
2006 - 2011, Visita pastorale. Offrì l’opportunità sia al vescovo che alle parrocchie di crescere nella conoscenza e favorire lo sviluppo della vita ecclesiale. Furono anni molto intensi, apportatori di vita rinnovata.
2015 - 2016 Sinodo diocesano. Dopo un lungo periodo di preparazione, da ottobre 2015 a maggio 2016 furono celebrate le assemblee sinodali in Cattedrale. Assemblee partecipate, vivaci, propositive da cui scaturì il documento finale che ha lasciato indicazioni programmatiche per il cammino futuro. Il Sinodo diocesano è per padre Beniamino una sorta di ‘testamento’ per la diocesi ma anche, ne sono convinto, ’il fiore all’occhiello’ del suo episcopato.
Gli siamo grati per l’amicizia che ha offerto ai preti, ai religiosi e ai laici come segno concreto del Buon Pastore.
Il vescovo Depalma ha scritto alle chiese di Amalfi e Cava una lettera, qui il testo