a cura di Nunzia Tufano
iscritta alla Scuola Socio Politica
"Continuate il cammino con coraggio perché la Scuola di formazione socio-politica è una risorsa, un luogo di crescita personale e di acquisizione delle competenze; è un luogo in cui alimentare la speranza, perché senza speranza non possiamo pensare di costruire una società migliore". È stata questa l’esortazione rivolta dal vescovo Francesco Marino ai partecipanti all'incontro conclusivo della Scuola socio-politica diocesana, svoltosi lo scorso 4 luglio nel Salone dei Medaglioni a Nola. C'ero anche io.
Ebbi una leggera esitazione nello iscrivermi a questo corso di formazione pubblicizzato sul Notiziario della mia Parrocchia. Sì, perché avevo timore che formasse esclusivamente per 'fare politica attiva', quella che si fa scendendo nelle piazze ed io non volevo formarmi in questa direzione, perché 'è cosa seria e necessita di tempo, di coraggio e di preparazione costante, all’altezza delle aspettative di un mondo in rapida evoluzione.
Ma decisi comunque di frequentare il corso, spinta dalla curiosità di approfondire la conoscenza di tematiche sociali e politiche e per scoprire se era possibile dare il mio contributo in altro modo.
Lavoro come Amministratrice di una Scuola pubblica, un luogo dove si disegnano gli orizzonti dei bambini; un luogo nel quale si orientano le scelte dei ragazzi; un luogo dove si può insegnare la fiducia e la speranza nel futuro, come ha detto il vescovo Marino. A volte basta un gesto, un sorriso, una parola detta al momento giusto per indirizzare i passi di chi ci è passato affianco. È politica anche questa…è dare uno sguardo all’uomo, servendolo in una sua necessità, è svolgere diligentemente il proprio lavoro con la certezza di arrecare del bene ad una porzione di società, è credere in quello che si fa e di cui si da testimonianza.
La Scuola socio-politica diocesana ha avuto una programmazione ed un’esecuzione dinamica che non ha dato spazio alla noia, alla pesantezza e alla stanchezza. Ogni incontro si è concluso con la testimonianza di un “eroe” dei giorni nostri, che ha dato una lettura cristiana dei territori nei quali viviamo per non cedere a punti di osservazione ideologici e pregiudizievoli. Storie di chi ha portato conforto ai detenuti nel carcere di Napoli o dell’ex operaio, adesso Presidente, della Italcables di Caivano, società rilevata dai lavoratori che l’hanno sottratta al fallimento; o di chi, in seguito alla dolorosa esperienza del terremoto del 1980, sulle macerie di quel disastro, ha deciso di ricostruire vite ed affetti nelle Caritas parrocchiali; o di chi è andato in Africa per dare aiuto alle popolazioni povere e costruire il futuro insieme a loro; o del sacerdote di frontiera che ha raccolto i giovani di strada nel suo oratorio e ha insegnato loro a fare la pizza, perché altrimenti avrebbero spacciato la droga o si sarebbero arruolati nella criminalità.
Belle queste testimonianze di persone normali che cullando un sogno hanno compiuto cose eccezionali. Hanno reso salata la Terra, l’hanno illuminata, hanno reso feconda la parola di Dio, che dice che ogni cristiano è sale e luce e deve penetrare nelle cose per opporsi al loro decadimento e farle durare. È come un istinto di grazia, che si posa sulla superficie delle cose, come fa la luce, che le accarezza e non fa rumore. È un modo di essere, di dare testimonianza nel mondo. Cosa impedisce a ognuno di noi di fare altrettanto? Anche io voglio essere una testimone del mio tempo, anche io voglio essere sale e luce della Terra, capace di orientare il mio lavoro alla ricerca e alla realizzazione del bene comune. In fondo, fare politica è anche questo.