a cura di Michele Romano
responsabile diocesano dell'Acr
Si è concluso in questo fine settimana il tour di formazione per educatori e responsabili associativi dell’Azione cattolica. Un percorso inaugurato ai primi di luglio che ha visto una grande partecipazione. Da sempre per l’Ac l’estate è un tempo eccezionale: quest’anno ancora di più e, mentre in tante parrocchie le sale sono tornate a riempirsi (con il dovuto distanziamento e secondo le norme anti contagio) di bambini, giovanissimi, giovani e adulti, a livello diocesano i weekend di luglio hanno visto ritrovarsi in piccoli gruppi sparsi per tutto il territorio gli educatori e i responsabili associativi per condividere un tempo di studio e riflessione. Una ‘boccata d’ossigeno’ dopo le ristrettezze con le quali anche l’annuale itinerario associativo ha dovuto fare i conti e una possibilità per provare a tracciare le coordinate dell’attuale impegno educativo dell’Ac e per ripartire da ciò che è essenziale, da quello che tiene insieme.
Per i presidenti parrocchiali l’appuntamento ha rappresentato la prima occasione di incontro con Enzo Formisano – il presidente diocesano – che, partendo da un accorato invito di Vittorio Bachelet in una lettera ai presidenti parrocchiali del 1970, ha provato a delineare la responsabilità e il servizio cui è chiamato il presidente: curare continuamente le relazioni, impegnarsi a creare un rapporto di amicizia sincera con il parroco, sperimentando l’importanza di un’intesa spirituale forte, unirsi per lavorare insieme, aiutarsi a vicenda. Gli educatori Acr hanno invece approfondito, grazie ai contributi degli assistenti don Vito Cucca, don Umberto Guerriero e al vicedirettore Caritas, Raffaele Cerciello,
le dimensioni della catechesi, liturgia e carità perchè potessero focalizzare il senso e le motivazioni del proprio servizio. Per gli educatori del settore giovani è stata l’occasione per riflettere su cosa significa ‘prepararsi al dopo’ cioè come vivere la missione da oggi in poi e soprattutto come farlo insieme, alla luce di un discernimento comunitario. Gli adulti, infine, si sono chiesti come affrontare con responsabilità le paure e le fragilità che sono emerse, e ancora affiorano, in questo tempo, focalizzando l’attenzione sul rischio dell’individualismo.
Il ritrovarsi è stata l’occasione per delineare con sincerità e alla luce dei fatti cosa tiene insieme: la passione educativa. Quella che mantiene ‘fedeli nel servizio’; quella che attinge dalla Parola e dai sacramenti la forza e il dinamismo; quella che va modificandosi, rafforzandosi, che non nasce dal nulla ma che si sviluppa dallo stretto rapporto con le radici e lo snodarsi della storia dell’Ac. Quella che deve fare i conti con le fragilità che si affacciano nella vita di ciascuno. Fragile è ciò che si può spezzare ma allo stesso tempo rappresenta la possibilità di creare rapporti di solidarietà; ciò che, attraverso la consapevolezza del limite, può far diventare persone migliori capaci di assumere uno sguardo nuovo. E tante e diverse sono state le esperienze emerse dagli incontri. Si è formato un mosaico fatto di piccole tessere, ciascuna con la sua ricchezza e con il suo tratto personale: dal coraggio di giovani e adulti che hanno avvertito il bisogno, oltre alla paura e allo smarrimento, di ‘sporcarsi le mani’ per gli altri, insieme ai sacerdoti e ai tanti testimoni di carità, ai paradossi che ancora segnano l’ esperienza di fede di ciascuno. Passione educativa significa, oggi, mettere cura e cuore nella responsabilità. È tempo non di pensare ma di mettere mano al futuro, e soprattutto di ‘sbloccare’ ciò che ancora non permette di vivere a pieno la sfida entusiasmante dell’annuncio del Vangelo. Ecco perchè lo slogan di quest’estate, stampato anche su bianche magliette, non poteva che essere: Unlock your life.
* pubblicato su inDialogo del 26 luglio 2020