Una Chiesa in ascolto e al servizio: Santa Maria del Suffragio di Pomigliano d’Arco a piccoli passi riparte pastoralmente, sebbene non abbia mai smesso di ascoltare le voci della propria comunità. La parrocchia, di circa ottomila abitanti, è situata verso la parte periferica della città di Pomigliano in una realtà complessa con grossi disagi. Dopo il terremoto dell’ottanta il territorio ha avuto una trasformazione demografica e sociale per i tanti sfollati provenienti dalle zone periferiche di Napoli. Raggiunto telefonicamente, il parroco don Salvatore Romano ha raccontato come ha vissuto la comunità nella fase del lockdown: «La pandemia ovviamente ha accentuato tutti i problemi sociali ed economici che già c’erano ma allo stesso tempo ha generato una reazione positiva di molte famiglie locali. Da quando sono parroco al Suffragio accolgo tutti stando attento a tutte le situazioni più delicate. L’aiuto in questo periodo è stato con gli alimenti principalmente. Con la Caritas parrocchiale normalmente serviamo circa settanta famiglie. Siamo arrivati anche a 200 famiglie da aiutare. I giovani dell’Azione Cattolica hanno dato una grossa mano nella distribuzione insieme a qualche altro volontario. Qualche giovane che non sempre ha seguito la comunità nel bisogno è stato presente». La ripresa non è stata facile come non sarà così scontato ritrovare gli equilibri: «La comunità ha reagito con grosso disagio nella prima fase di chiusura per paura. Personalmente all’inizio ho avuto tanta preoccupazione ma poi ho reagito perché la Chiesa nella mia persona doveva rappresentare una mano amica e un punto di riferimento. Ho confidato tanto nel Signore. Si è scoperto il senso di comunità negli aiuti e nel disagio. Io non ho usato facebook per celebrare in diretta. Ho utilizzato chiamate dirette per confortare dove e come potevo in prima persona. Anche se poi in qualche modo ho cercato di adeguarmi ai social. Fare la messa in diretta mi avrebbe allontanato ancora di più. Ho scelto una strada più diretta e personale. Però nel mese di maggio all’ingresso della Chiesa ho utilizzato i megafoni per celebrare il rosario la sera per far sentire la presenza anche spirituale». Ci sono riflessioni e tanto discernimento da fare per riorganizzarsi come comunità: «Nella fase due abbiamo programmato seguendo i protocolli. Sono ripartite le celebrazioni ma la comunità ha ancora paura. C’è da fare sicuramente una riflessione sul senso di finito e di precarietà. Certi pensieri vanno maturati nel tempo ma vedo un ritorno più arrabbiato per la paura. Vedo le persone più reattive negativamente come se avessero vissuto con distanza questa emergenza. Tutti si concentrano solo sull’aspetto economico e poco su quello spirituale e psicologico. Non dobbiamo farci prendere dall’ansia. Tornare alla normalità dipende dalla reazione delle persone. Per la Chiesa è un tempo favorevole per la giusta riflessione sull’essenzialità e sul senso di comunità. Riscoprire anche i sacramenti come testimonianza e come vissuto».
In questo tempo difficile l’Azione Cattolica, in particolare con i suoi giovani, si è messa totalmente al servizio dei bisogni della comunità. Il presidente Luigi Arena al telefono ha confidato che segnali timidi di ripresa ci sono soprattutto dopo il primo consiglio in presenza a distanza di mesi: «Abbiamo cercato di rimanere in collegamento e sentirci con i gruppi tramite i social. Nella prima fase siamo stati a disposizione della Caritas con la raccolta e distribuzione del pacco solidale. Nella seconda fase con la ripresa delle celebrazioni siamo stati al servizio della parrocchia. Abbiamo aiutato nel servizio ordine e nella pulizia dei luoghi parrocchiali. Io e una consigliera di Ac abbiamo anche ripreso a suonare nelle messe ovviamente senza coro>. Le difficoltà ci sono ancora: «Le difficoltà sono state nel resistere con i mezzi tecnologici. All’inizio tutti molto carichi però poi si sono raffreddati perché sono stati sommersi dalle tante videochiamate. C’è voglia di rivedersi ma c’è molta paura. Abbiamo fatto un consiglio in presenza. Rispetto alle prossime settimane abbiamo qualche timore perché da noi fare attività all’aperto è difficile. La parrocchia è situata in una zona particolare. Sarebbe complicato gestire l’ordine pubblico e rispettare le distanze per i tanti bambini e giovani che potrebbero accorrere liberamente. Vorremmo confrontarci anche con il parroco per vedere di organizzare qualcosa». Per i giovani dell’Ac del Suffragio Serena Fragalà Coppola racconta come l’Azione Cattolica è stata fondamentale con il servizio in un momento di estrema necessità: «Abbiamo sostituito gli anziani della Caritas aiutando nella distribuzione dei pacchi solidali e nell’igienizzazione dei luoghi. In questi giorni stiamo cercando di organizzare l’ultimo incontro con giovani e giovanissimi in presenza, anche se c’è la paura. Pomigliano raccoglie tanti giovani con la movida e non tutti rispettano le distanze e così qui si avverte di più il rischio». Questo è stato anche un tempo di opportunità di crescita umana ed ecclesiale: «Ho riscontrato nella Chiesa un luogo sicuro, è stato importante sapere che c’è qualcuno che conta su di te per aiutare l’altro. Quando le persone anziane hanno fatto presente le loro difficoltà noi giovani di Azione Cattolica non ci siamo tirati indietro e abbiamo cercato di renderci utili per la comunità».
Dunque, anche la Caritas ha continuato il suo servizio nonostante le difficoltà evidenziate e l’aumento di richiesta di aiuto di tante famiglie: «Nella prima fase c’è stato un buon riscontro delle persone che hanno donato beni di prima necessità – racconta Enzo Pinto, responsabile parrocchiale - così insieme a queste offerte e al banco alimentare abbiamo aiutato tante famiglie che sono quasi triplicate. Il Comune poi ha distribuito dei buoni spesa e così nella seconda fase le famiglie assistite sono diminuite. Chi ha potuto ha aiutato. Anche il Centro di ascolto c’è stato in qualche modo, attraverso la responsabile. Cercheremo di riprendere normalmente. Qualche miglioramento si intravede. I giovani di Azione Cattolica hanno aiutato tantissimo e sono stati fondamentali in questo periodo. C’è stato anche un aiuto esterno da Suor Emily di Villareggia che ha contribuito in questa emergenza».