Senza luminarie, processioni e spettacoli. In altri tempi si sarebbe detto una festa in tono minore. Ma dopo due mesi di lockdown e un lento ritorno alla normalità, non poteva che essere così. Anche la festa patronale di San Giovanni Battista a Roccarainola si è adeguata alle norme anticovid-19, declinate nei concetti di distanziamento sociale, mascherina, ingresso contingentato che ormai in paese hanno imparato tutti a memoria. Eppure l’assenza di quella frenesia organizzativa che da sempre vede coinvolta la comunità, ha lasciato in eredità il senso più religioso della Festa.
Su questo non ha dubbi il parroco don Vincenzo Ragone: «La vera forza è pervenuta proprio dalla preghiera: lontano dai ritmi forsennati di sempre, lontani da una quotidianità che ci è stata strappata via, nel bene o nel male, siamo riusciti a trovare un po’ di conforto e una rinnovata speranza nella solenne semplicità di queste celebrazioni». Negli anni precedenti ad avvicendarsi durante il settenario erano sacerdoti originari e non di Roccarainola, quest’anno è toccata solo a don Ragone la predica del triduo, focalizzata nei primi due giorni sull’esempio del Battista, voce della Parola e dello Spirito, mentre nel terzo giorno l’attenzione è stata posta sull’ostinata fedeltà di Dio. Perché - come ha spiegato il parroco - «una parrocchia, un paese che ha come santo patrono e protettore Giovanni il Battista esiste per proclamare, per essere voce di una parola, del suo sposo che è la parola» e «per proclamare questa parola fino al martirio» per mano «dei più superbi della terra». Dunque riflessione, annuncio e preghiera, ecco i tre punti chiave della festa di San Giovanni Battista del 2020, un appuntamento che ha stimolato una riflessione sul valore della sobrietà nelle celebrazioni patronali.
Intanto, anche vita parrocchiale procede sul sentiero accidentato della fase 2. «Qualcuno, - spiega don Ragone- ha ancora paura di tornare in Chiesa, altri vengono ma hanno ancora timore di ricevere la comunione dalle mie mani, nonostante indossi mascherina e guanti». Come tanti altri sacerdoti della diocesi di Nola, anche don Ragone nel periodo critico della fase1 è ricorso all’aiuto dei social per consentire ai fedeli di partecipare alla liturgia e alla catechesi.Quei giorni sono ormai alle spalle, ma : «Spesso mi chiedo - continua don Ragone- se c’erano più persone a seguire la messa quando la celebravo su FB o adesso in Chiesa. Nonostante il grande desiderio di partecipare attivamente e non più virtualmente, a una prima stima sembra che i numeri non siano così tanto distanti. Invece, per quanto riguarda le celebrazione dei sacramenti, molti hanno rimandato il matrimonio all’anno prossimo, mentre per la prima comunione, dopo un periodo di studio, la decisione verrà presa nei prossimi giorni. La situazione più delicata riguarda i funerali. Fino ad oggi sono stati celebrati per motivi sanitari solo ed esclusivamente al cimitero in presenza dei parenti più stretti. Ecco, la partecipazione della comunità al dolore di una famiglia è un’occasione di solidarietà che manca tanto in questo periodo».