a cura di Annamaria Teoli
della parrocchia Santi Bartolomeo Apostolo e Giovanni Battista di Tufino
«Non hanno più vino» (Gv 2,3). È l’implorazione che come famiglia abbiamo elevato al Signore in questo interminabile “venerdì santo” della storia. Nella notte del mondo, abbiamo “illuminato” la nostra casa, trasformandoci in una piccola comunità di preghiera.
La proposta di dedicare del tempo al Signore, per incontrarci «alla Sua luce» (Sal 35,10) nell’intimità dei nostri spazi, ci è pervenuta dal nostro figlio seminarista, Italo, che ha organizzato e guidato i momenti di orazione, curando una “liturgia” domestica atipica.
Erano trascorse già alcune settimane da quando eravamo stati obbligati a modificare lo stile di vita a causa della pandemia e la nostra capacità di adattamento aveva prodotto effetti anche contrastanti: da un lato aveva ridotto la pazienza dell’ascolto reciproco e la serenità di un dialogo; dall’altro favoriva gli alterchi, il calo della gioia e l’abbandono all’ozio. Ci eravamo resi conto di avere tempo in abbondanza e di non saperlo impegnare, mancando di azionare la creatività.
Ascoltando le notizie dei telegiornali e le restrizioni del governo, le ore della nostra giornata si alternavano tra la disperazione, lo sconforto e la paura del contagio. In effetti, con l’impossibilità di recarci in parrocchia per la Messa e di partecipare alla vita della comunità, avevamo quasi smarrito il desiderio di pregare.
Così, con un po’ di impegno, abbiamo riscoperto la semplicità di sfogliare le pagine della Bibbia, stupendoci dell’attualità illuminante del Vangelo; ci siamo presi del tempo, ognuno nel silenzio del proprio cuore, per meditare la Parola e lasciarla penetrare nel vissuto quotidiano; ci siamo sforzati di consegnarci le pietre che pesavano sul nostro cuore nella condivisione genuina.
Ci siamo bene-detti a vicenda! Prima dei pasti, esprimendo la gratitudine al Signore nella spontaneità di un pensiero orante, ci siamo presi per mano e, rivolgendoci al “Padre nostro”, ci siamo sentiti fratelli.
Nei giorni del Triduo Santo, abbiamo scelto di intensificare la nostra “comunione” in un percorso di spiritualità guidato con meditazioni organizzate (il giovedì ci siamo esercitati nell’ascolto dei nostri “piedi”, epifania del nostro vissuto; il venerdì abbiamo sostato sotto la croce portando alla luce le nostre “croci” con le conseguenti “morti” e il sabato, nel silenzio di un deserto, abbiamo consegnato tutto al Signore in attesa di risorgere con Lui). Nella Sua Pasqua, la nostra rinascita quotidiana!
Certamente, all’inizio c’è stata la difficoltà di unirci perché non tutti eravamo praticanti. Ci ha aiutati, però, un forte sentimento di rispetto reciproco delle esigenze altrui e l’apertura alla novità. La preghiera non sta rappresentando un'evasione dagli impegni quotidiani, ma costituisce la spinta più forte perché la nostra famiglia assuma ed assolva in pienezza tutte le sue responsabilità e si confermi nella speranza che #andràtuttobene!