Lo scorso weekend si è svolta la seconda tappa dell'Itinerario di formazione all'impegno sociopolitico e all'imprenditorialità promosso dalla diocesi di Nola, vissuto dai circa quaranta iscritti in modalità online, data l'impossibilità dello svolgimento dal vivo. Dopo l'incontro di apertura dedicato alla Laudato si', enciclica sulla cura della casa comune che gli organizzatori hanno scelto come testo di riferimento di tutto il cammino, insieme alla Fratelli tutti, al centro di questo secondo webinar è stato posto il tema Green New Deal, Agenda 2030, Europa resiliente affrontato con la guida di Giovanni Bottalico, responsabile del rapporto con gli enti territoriali per Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis) e da Fabiana Forte, docente di Estimo presso l'Università della Campania Luigi Vanvitelli. Le loro voci hanno consentito ai partecipanti di acquisire familiarità con gli argomenti proposti, poi approfonditi nei due momenti laboratoriali svoltisi nella seconda parte della mattinata: il laboratorio sociopolitico, che ha avuto come ospite Giulio Maggiore, docente di Management pubblico presso UnitelmaSapienza; il laboratorio per l'imprenditorialità, che avrebbe dovuto avere come ospite d'onore, l'editore napoletano Rosario Esposito La Rossa, la cui voce è stata però ascoltata ugualmente grazie ad una recente video-intervista.
Ma come hanno vissuto l'interessante mattinata i partecipanti? Di cosa hanno fatto tesoro per il loro futuro agire per la cura della casa comune? Quattro le voci raccolte.
Mariella Vitale, insegnante e socia di Azione Cattolica, iscritta al laboratorio sociopolitico
'La politica non stabilisce solo quello che non si può fare, ma incoraggia le buone pratiche e stimola la creatività per cercare nuove strade', è questa la consapevolezza da cui parte l'itinerario formativo diocesano. È la prima delle premesse che campeggiano in cima al documento di studio destinato al laboratorio sociopolitico del primo webinar di sabato scorso. Gianni Bottalico e Fabiana Forte, hanno illustrato un bilancio in chiaroscuro della situazione attuale, alla luce dei progressi (modesti) finora raggiunti, in vista di un riassestamento del sistema socio-economico rispetto ai profondi sconvolgimenti in atto, tra crisi economica e pandemia, e alla necessità di correggere significativamente il tiro nel senso della sostenibilità ambientale. Poi, durante il laboratorio, Giulio Maggiore, ha richiamato l'attenzione sulla necessità (ma anche sulla difficoltà) da parte del cittadino, di informarsi, di utilizzare gli strumenti che consentono di monitorare l'agire degli enti locali e sottolinea la disparità, divenuta tristemente nota, nella distribuzione delle risorse, tra regioni già attrezzate più o meno convenientemente per venire incontro ai bisogni dei cittadini e quelle, come la nostra, che invece non offre abbastanza servizi. Tra le indicazioni degli scienziati e le decisioni dei governanti c'è sempre di mezzo la volontà popolare. Se manca una forte motivazione e una consapevolezza profonda della necessità di correggere la rotta finché si è in tempo, sarà difficile evitare il ripetersi e l'aggravarsi di criticità come i cambiamenti climatici che favoriscono eventi naturali sempre più estremi e migrazioni sempre più massicce, insieme al crescere delle diseguaglianze. In merito al territorio, tra i diritti dei cittadini a città e regioni più pulite con servizi più efficienti e sostenibili e gli amministratori è lo stesso: se non c'è consapevolezza di avere diritto a tutto questo e la determinazione a ottenerlo difficilmente si faranno progressi. La sensazione è che ci sia, almeno da parte di questo 'piccolo gregge' la volontà di conoscere meglio la complessa realtà che ci circonda, per poter più responsabilmente influire, per dare ragione della Speranza che è in ogni credente di poter migliorare, nel proprio piccolo, il corso della storia, collaborando con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Ma il percorso da fare è lungo e il tempo è breve.
Carmine Mariano Imperato, studente di musica elettronica, socio di Azione cattolica, iscritto al laboratorio sociopolitico
Quando parliamo di energia, possiamo riferirci a due significati. L’energia che fino ad ora ha mosso il mondo in una direzione perennemente progressista e allo stesso tempo distruttiva e deleteria per i polmoni della terra. L’energia quella auspicabile, idealista, di coloro che sanno e temono quale regressione ci sta aspettando al varco. È proprio di questa energia che parla l’Agenda 2030 dell’UE (un piccolo passo che vedrà poi un impegno anche nei decenni seguenti), un impegno che coinvolge le forze di tute le nazioni per un obiettivo comune: la completa trasformazione dei nostri stili di vita, produttivi e consumistici, in vesti totalmente green. Al di là dei fondi da mettere in campo (mille miliardi di cui solo una minima parte “freschi” per ora), essenziale sarà la volontà di sposare un progetto simile, inizialmente costringendo i popoli a sforzi anni fa impensabili e per molti illogici, a sacrificare la comodità del progresso inquinante in nome di un investimento a lungo termine sulla nostra salute, o meglio sopravvivenza. È una vera e propria corsa contro il tempo. Gli obiettivi da raggiungere e gli step da completare sono innumerevoli ma non impossibili. Ruolo fondamentale non lo giocheranno i fondi o le istituzioni coinvolte, ma una carta in più che l’umanità possiede: la Chiesa Cattolica. Lei dovrà farsi carico delle titubanze popolari, lei soltanto potrà accompagnare ogni cittadino nella comprensione e nella diffusione del problema per poterlo poi affrontare. Tutto ciò mediante anche la parola del Santo Padre, uomo di fede pura, quella povera e semplice, vicino alla natura quale dono di Dio e più progressista del mondo che noi stessi abbiamo creato. Attraverso le sue encicliche è tangibile la sua volontà nel traghettare la Chiesa in questo progetto di rivalsa del genere umano e la pacatezza di un padre consapevole che quegli obiettivi possono essere raggiunti, che l’essere umano è pronto a rivalorizzare e rispettare ciò che Dio gli ha donato. Ci saranno fasi che le istituzioni (macro e micro) dovranno svolgere al pieno delle loro funzioni. Ognuno dovrà fare la sua parte con una mano sulla coscienza e l’altra intenta a sfogliare migliaia di pagine di fascicoli. Per far sì che ciò avvenga c’è bisogno di preparazione, e la preparazione è figlia della formazione. Bisogna preparare in tempi brevi gli adulti in modo tale che i giovani vengano protetti, con la possibilità di poter capire ed apprendere gli strumenti per costruire un futuro migliore del presente che hanno ricevuto in dono.
Giovanni Di Rubba, giornalista pubblicista, praticante avvocato, iscritto al laboratorio per l'imprenditorialità
Tre i punti fondamentali, tra loro interconnessi, che a mio avviso sono attualissimi e più hanno colpito il mio interesse. L’Agenda 2030 del 2015, la coeva enciclica di Papa Francesco Laudato Sì, la Enciclica di quest’anno Fratelli Tutti. Tre “atti” che fotografano la situazione attuale e la proiettano nel futuro. Partirei col dire che ambedue gli atti pontifici hanno del lungimirante, la Chiesa Cattolica, soprattutto l’attuale amatissimo Papa, coniuga il francescanesimo con la scolastica, ma nel suo discorso non esula il pensiero agostiniano, tanto caro al pontefice emerito. Egli dà il primato a questo “Giardino Maraviglioso” che è il pianeta affidatoci, e ribadisce che noi non siamo i proprietari, il proprietario è Dio, che chiederà conto di come noi, umili custodi, lo abbiamo trattato. Di qui il tema dell’inquinamento, strettamente collegato a quello della produzione. Ogni impresa deve perseguire il bene comune, accogliere i lavoratori come fratelli. Tutto è connesso, quello che facciamo nel nostro paesino, non facendo ad esempio la raccolta differenziata, influisce con la catena di rifiuti, di Pet, che attraversa gli abissi del Pacifico, collegando addirittura le Americhe con l’Asia. Dal canto suo, sulla stessa lunghezza d’onda, l’Agenda 2030, che prospetta diminuzioni di emissione di gas serra, inquinamento del terreno e via discorrendo, nonché l’incentivo all’utilizzo delle energie alternative. Green Deal, lavoro, impresa, non possono essere dissociati al rispetto del territorio, non possiamo far crescere rovi ove vi erano rose e viole. L’Amore e la Bellezza sono il centro pulsante. La partecipazione dei lavoratori all’impresa, con la divisione degli utili e non col salario, il favorire l’artigianato, la pastorizia, l’agricoltura locale contro i colossi internazionali. Porre al centro la cultura, non il profitto sic et simpliciter. La centralità della cultura è fondamentale in tutti i sensi, sempre e ovunque. Come la testimonianza di Rosario Esposito La Rossa e della casa editrice Marotta-Cafiero che, promuovono la lettura di libri in un quartiere difficile come Scampia e favoriscono la produttività locale, scegliendo esordienti del posto e stampando i volumi in tipografie locali e non in quelle low cost , per di più utilizzando materiale biodegradabile. Un modo egregio per strappare gli adolescenti dalla delinquenza e dallo spaccio, favorire gli imprenditori locali, facendo rete, utilizzare materiale non inquinante. E soprattutto far comunità. Le ultime generazioni stanno rendendo sempre più incerto il futuro, distruggendo la natura, speculando, rinunciando a diritti fondamentali, facendo prevalere “lo spazio e non il tempo”, problemi che questa epidemia ha solo reso più espliciti, per le famiglie e gli imprenditori ma soprattutto per, le nuove generazioni, i millenians, i nativi digitali, bambini ed adolescenti che stanno vivendo questa guerra anomala in isolamento, tra le mura domestiche, collegati solo attraverso cablaggi a congegni elettronici.
Maria Grazia De Riggi, Associazione Compagnia delle Opere Campania, iscritta al laboratorio per l'imprenditorialità
Quali sono gli elementi su cui puntare per un'impresa sostenibile? È la domanda da cui siamo partiti per il laboratorio formazione imprenditoriale Abbiamo provato a condividere delle riflessioni a partire dagli spunti, importanti, che ci hanno fornito nella mattinata gli interventi di Gianni Bottalico sugli obiettivi dell’ Agenda 2030 e di Fabiana Forte sul ruolo dell’impresa nella transizione ecologica. Lo sviluppo sostenibile non può essere considerato come un processo da integrare a valle ma una scelta strategica a monte, un cambio di paradigma che possa generare a sua volta: 1.Transizione culturale: un nuovo modo di intendere l'impresa, la sua mission ed il suo capitale umano che punti al miglioramento del benessere organizzativo con le persone sempre più al centro ed alla costante formazione per aumentare le competenze e cogliere le opportunità che la nuova Europa offre; 2.Transizione digitale: driver fondamentali per lo sviluppo sostenibile e per la crescita della
competitività del sistema produttivo con processi più virtuosi; 3.Transizione ecologica: creare nuovi bisogni, bisogni che siano reali e che possano essere sempre più rispondenti ai principi della nuova economia circolare. 4.Transizione Sociale: rileggere l’impatto dell’ impresa sul territorio che la circonda, stimolare la creazione di reti che possano facilitare la diffusione di conoscenze e tecnologie, generare utili in attività improduttive ma ad alto impatto culturale, tessere relazioni strutturali con tutti i propri stakeholder che possano generare benefici reciproci. Sviluppare sempre più il legame con le realtà del terzo settore, come leva strategica che orienti al bene comune. Come il metodo Olivetti ispirava, "il vero intuito si ha con l amore per la bellezza”, forse la sostenibilità richiama l’ impresa a riscoprire questo amore.