Nell’esortazione apostolica postsinodale Christus vivit, rivolta ai giovani e a tutto il popolo di Dio non poteva mancare l’argomento mediale tra quelli trattati durante l’Assemblea sinodale. In questo corposo documento, destinato a diventare la magna carta della pastorale giovanile, il tema è affrontato con molto equilibrio e ne portiamo all’evidenza i tratti salienti. La Chiesa conferma la simpatia con cui guarda tutto il vastissimo mondo mediale, tuttavia nel sottolinearne gli aspetti positivi e le potenzialità, non può chiudere gli occhi sui rischi e le minacce che vi sono annidate.
Il capitolo terzo dell’Esortazione tenta di rispondere alla domanda: «Come sono i giovani oggi, cosa succede adesso ai giovani?» (n.64). Al n.85 il Sommo Pontefice introduce tre temi di grande attualità rispetto ai quali la riflessione pur essendo stata avviata ha necessità di essere ulteriormente approfondita. Nei successivi numeri si parlerà dell’ambiente mediale, della questione della migrazione di tanti giovani e delle forme di abuso. In ordine al tema che ci tocca più da vicino ai nn. 86–90 papa Francesco dimostra che la Chiesa ha ben recepito il concetto di medialità: «Non si tratta più soltanto di ‘usare’ strumenti di comunicazione, ma di vivere in una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri».
Direi che per una riflessione seria non si può prescindere dalla consapevolezza che siamo di fronte ad una svolta antropologica.
Non si tratta di una moda, una tendenza oppure una rivoluzione puramente tecnologica, ma un’umanità profondamente ridisegnata. Dopo aver tratteggiato gli aspetti positivi dell’ambiente mediale, papa Francesco afferma che bisogna riconoscere che in sé la realtà mediale non è né buona né cattiva, ma come ogni realtà umana è connotata da aspetti positivi e negativi. A fronte di un nuovo modo di comunicare, di stabilire legami, di nuove opportunità di scambio e di accesso alla conoscenza, «l’ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza» (nn. 87–88) senza considerare che «l’immersione nel mondo virtuale, ha favorito una sorta di ‘migrazione digitale’, vale a dire un distanziamento dalla famiglia, dai valori culturali e religiosi che conduce molte volte verso un mondo di solitudine e di auto–invenzione». (n.90) Una figura che papa Francesco richiama in merito a questi pericoli è il giovane Venerabile Carlo Acutis che pur conoscendo i pericoli della comunicazione «ha saputo usare le nuove tecnologie di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza» (n.105) .