«Tra piazze e campanili» era il titolo di un documentario curato dall’Azione cattolica italiana di qualche anno fa, un racconto della feconda partecipazione dei membri dell’associazione alla vita della comunità ecclesiale e civile del nostro Paese. Un’espressione che ben racchiude il percorso di Antonio Cece, che ha fatto della sua esistenza, lunga e laboriosa, un ininterrotto dono alla Chiesa e alla città. Nato a Cimitile nel 1934 in una famiglia numerosa (ben 9 fratelli in tutto) e radicata nella fede e nel servizio alla Chiesa (due vescovi in famiglia: lo zio Antonio e il fratello Felice), era laureato in giurisprudenza, e impiegato presso l’amministrazione provinciale. Nei decenni postconciliari ha fatto parte di quella generazione di credenti che ha saputo incarnare l’impegno dei laici nella Chiesa e nella società a partire dall’insegnamento del Concilio, vivendo appieno gli entusiasmi e le difficioltà di un tessuto ecclesiale in mutamento e impegnato nella ricezione del Vaticano II. Da sempre membro dell’Azione cattolica, è stato presidente sia a livello parrocchiale che diocesano (dal 1976 al 1983). La sua è stata una vita generativa: sono tante, infatti, le realtà civili ed ecclesiali oggi ancora in vita legate al suo impegno. A Cimitile ha fondato la Pro Loco, la Polisportiva cittadina (la squadra di volley milita ora in serie B), l’importante compagnia teatrale «In dialogo», impegnandosi anche nella vita politica del paese. Si è adoperato nei modi più diversi per la promozione del Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile, una delle perle archeologiche della nostra terra, e ha animato, con altri (laici e sacerdoti), la vita culturale dell’intera Chiesa nolana. Il giornale diocesano (inDialogo, ndr), l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Duns Scoto», la biblioteca «S. Paolino», sono frutto maturo di una sensibilità al rapporto fede–vita seminata in quella stagione di impegno culturale, alla quale Antonio Cece ha partecipato da protagonista. Chi l’ha conosciuto, parla di una persona seria e riservata, dalla fede asciutta, priva di sentimentalismi. Scrupoloso nel conservare i documenti dei fatti più importanti della vita parrocchiale e non, rivelava una deferenza per il valore della memoria che solo chi è preoccupato di creare futuro, piuttosto che occupare ruoli e spazi, possiede. Venuto a mancare il 25 luglio di quest’anno, in tanti lo ricordano così: libero da protagonismi ma anzi desideroso di nutrire e incoraggiare quello degli altri, in particolare dei più giovani, desideroso di aprire percorsi di bene comune e di fede sui quali altri poi si sarebbero incamminati. Una testimonianza limpida della fecondità di una vita spesa al servizio del Vangelo.*
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"inDialogo". Mensile della Chiesa di Nola", Dorso di Avvenire Settembre 2017, pag.6