Il complesso della cattedrale-episcopio, sorge nel cuore della città di Nola e rappresenta il fulcro religioso attorno al quale si è avviata la cristianizzazione della diocesi nolana.
Un’indagine archeologica condotta nel 2013 nella cripta di San Felice vescovo e martire, posta al disotto della cattedrale, ha potuto appurare che l’area in epoca romana rientrava in uno dei quartieri residenziali della città ed era occupata da una grande domus sui cui resti venne edificato, nel corso del V secolo d.C. - ma precedentemente all’eruzione cosiddetta di Pollena del 472 d. C. - un edificio di culto che inglobò una esedra della domus romana, presso la quale una tradizione ha posto ab antiquo la sepoltura del protovescovo nolano Felice e corrispondente all’abside, posta ad ovest, del sacello feliciano.
Le eruzioni vulcaniche della fine del V secolo d.C. e dei primi decenni del secolo successivo con le alluvioni che seguirono agli eventi eruttivi, provocarono un repentino innalzamento del piano di calpestio di oltre un metro.
La modifica, dunque, dell’assetto urbano, residenziale e viario, con la formazione di un diverso piano d’uso a quota più alta, determinò la costruzione di un nuovo edificio di culto con destinazione cattedralizia che venne impostato sulla antica e primigenia basilica feliciana e, dunque ad una quota superiore. La fondazione di questo nuovo edificio, verosimilmente a tre navate mono o triabsidato, è da ascriversi ad epoca altomedievale, presumibilmente databile tra l’eruzione cosiddetta di Pollena del 472 d.C. e gli inizi dell’VIII secolo, forse in origine con la sola intitolazione alla Beata Vergine Maria.
L’esistenza in città, infatti, di un isolato sviluppatosi intorno all'ecclesia maior e al palatium episcopale quale residenza del vescovo, si ricava chiaramente da diversi documenti: in quelli del 998 e del 1037 si cita proprio l’ «episcopio nolano» (F. SCANDONE, Documenti per la storia dei Comuni dell’Irpinia, Lauro e i casali, III, a cura di B. Figliuolo e P.G. Recupido, III, Napoli 1983, p.191, doc. 998; Idem, vol. IV, 1001-1048, Neapoli 1854); mentre nel 1123 si ricorda “Guilielmus domini gratia episcopus sancte sedis nolane: Nos autem una cum cunctas congregationes sacerdotum et clericorum Ipsius nostri episcopii…” (Idem,vol.VI, 1115-1130, Neapoli 1861).
L’assetto, le dimensioni e l’orientamento di questa nuova fabbrica cattedralizia, nonché dei suoi rapporti con gli altri edifici più antichi presenti nell’insula sono tutt’ora materia di studio (chiesa dei Santi Apostoli ed un probabile baptisterium, quest'ultimo da identificare, verosimilmente, nello spazio della zona absidale dell'attuale cappella dell' Immacolata). Al momento, in mancanza di dati archeologici certi, è ipotizzabile che l’edificio altomedievale della cattedrale avesse conservato grosso modo l’impianto di quello paleocristiano – basilica feliciana -; al momento non sappiamo se avesse mantenuto lo stesso orientamento occidentato, o se invece, già in quest’epoca si fosse ruotato di 360°, ossia con l’abside traslata ad est, l’ingresso posto ad ovest e la facciata allineata al nucleo originario dell’attuale torre campanaria. La fondazione della torre campanaria ricondotta dal Rosi agli inizi del XIII secolo, va con buona probabilità retrodatata, considerando, invece, la datazione al XIII secolo come una delle fasi di rimaneggiamento che nel corso dei secoli hanno interessato la torre campanaria.
Il lento processo di riassetto dell'isolato dovette continuare tra XII ed il XIII secolo. In questo periodo, si colloca proprio, l'intervento di rifacimento della basilica dei Santi Apostoli patrocinato dal vescovo Bernardo (1175 – post 1190) intorno al 1190.
Tuttavia, notevole fu la fase di ricostruzione trecentesca della cattedrale voluta dalla famiglia comitale degli Orsini, che deteneva il possesso della contea nolana sin dal 1293. Le varie fasi edilizie contribuirono a determinare un nuovo impianto plano-volumetrico della cattedrale e dell'intero isolato che nella sua magniloquenza era divenuto ormai espressione della chiesa di Nola e dei suoi vescovi, ma anche simbolo della ricca e nobile committenza comitale degli Orsini.
La cattedrale, dunque, pur nelle varie fasi di trasformazioni edilizie conserverà sempre una stretta interconnessione con gli edifici preesistenti nell'insula : la cripta, nucleo originario intorno al quale si era sviluppato l'isolato sacro, divenuta poi di patronato degli Orsini; l'ipotetico baptisterium di cui si è detto; il campanile; la chiesa dei Santi Apostoli; la chiesa di San Giovanni Battista, la cui fondazione resta ancora da definire, ma non è escluso possa ascriversi al XIII secolo ed essere sorta in stretta connessione con lo spazio del più antico baptisterium , ed il palatium vescovile.
La costruzione della cattedrale a quota più alta e sovrastante l'ipogeo feliciano, determinò, come si è detto, il modificarsi dei piani di calpestio e la necessità di raccordare fabbriche vecchie e nuove a quote differenti, che tuttavia continuarono a conservare il loro originario uso liturgico. E' da ipotizzare che entro il 1255 l'edificio cattedralizio, aveva ormai assunto l'attuale orientamento est-ovest e che nel XIV secolo si determinò un ulteriore intervento con l' avanzamento del prospetto ad occidente, ossia verso lo slargo della piazza pubblica, già attestata dalle fonti documentarie nel 1255. Tale ampliamento, forse da ascriversi tra il 1387 ed il 1395, ossia con il conte Nicola Orsini, determinò un arretramento del campanile rispetto alla nuova facciata della cattedrale, allungatasi - come si è detto - verso la piazza pubblica. Lo stesso conte nei decenni precedenti era intervenuto nella zona absidale, priva di transetto, con la realizzazione dell' arredo liturgico: altare e coro, come si evince da un documento del 1363 in cui il papa Urbano V autorizza il detto conte a "construi et edificare facere unum chorum et altarem in capite Ecclesie Nolane" (C. DI CERBO, La Cattedrale di Nola, cit. p. 344) .
Una importante fase edilizia - fino ad oggi ignorata - è da ricondursi al XV secolo, ossia agli anni dei conti Raimondo ed Orso Orsini, dei vescovi Leone V de Simeoni (1442-1469), Giovanni Antonio Boccarelli (1469-1475) e Giovanni Antonio Tarantino (?), quando si realizzò presumibilmente, la costruzione del transetto o titolo che collegò la cattedrale con la chiesa dei Santi Apostoli, ossia l’inclusione di quest’ultima nello spazio liturgico-funzionale della più antica ecclesia maior tanto da diventare un unico edificio cattedralizio, il " vescovato grande" utilizzato a quote differenti e che comportò al tempo stesso una trasformazione dell'originario vano della cripta feliciana che fu probabilmente decurtato nella lunghezza dalla costruzione del sovrastante transetto, facendogli assumere la configurazione planimetrica con tre file di colonne e copertura a volta. I lavori della grande fabbrica religiosa furono conclusi con il vescovo Orlando Orsini (1475-1504) a cui si deve, tra l’altro, la realizzazione della porta principale della cattedrale e il rifacimento del campanile.
È certo che con la conclusione dei lavori dei primi anni del Cinquecento la cattedrale fu ri-consacrata alla Beata Vergine e ai santi Felice protovescovo e Paolino.
Il 26 dicembre del 1583, giorno di Santo Stefano, la cattedrale fu pesantemente danneggiata da un rovinoso crollo. L'edificio venne ricostruito dal vescovo Fabrizio Gallo (1585-1614) e completato negli ornamenti dal successore il presule Giovanbattista Lancellotti (1615-1655), a cui si deve il coro ligneo realizzato dalla bottega degli scultori Bonavita e la cona plastica per l’altare maggiore con le effigi della Vergine e dei santi patroni Felice martire e Paolino. Questa ultima sostituì il monumentale polittico commissionato dal vescovo Giovan Francesco Bruno (1504- 1546) al pittore Andrea Sabatini e alla sua bottega, le cui tavole superstiti si conservano, attualmente nel Museo Docesano.
Ulteriori ammodernamenti furono patrocinati nel Settecento dal vescovo Francesco Maria Carafa (1704-1737), che arricchì il duomo con bianchi stucchi ed un pregevole altare in marmi. Lo stesso presule contemporaneamente interveniva nella contigua chiesa dei Santi Appostoli che ormai dal XV secolo era stata unita alla cattedrale. Architetti e pittori quali Arcangelo Guglielmelli, Giuseppe Simonelli e Domenico Antonio Vaccaro tra gli inizi e la metà del XVIII secolo daranno alle fabbriche una nuova veste barocca.
Un incendio doloso appiccato nella notte del 13 febbraio del 1861, distrusse il millenario edificio cattedralizio, che venne riedificato dall'architetto Nicola Breglia con la collaborazione del figlio Ernesto e la tenace volontà del vescovo Agnello Renzullo (1890-1924).
La nuova cattedrale venne inaugurata nel 1909.
L'adeguamento liturgico
La sistemazione del presbiterio e degli altri spazi liturgici della cattedrale nolana, maestosa e imponente struttura concepita secondo una tarda concezione neorinascimentale, completata soltanto nel 1909, è stata affrontata organicamente nel contesto di lavori di consolidamento e restauro intrapresi dopo il terremoto del1980.
II progetto di adeguamento liturgico è stato completato nel 1984,presupponendo la creazione di nuovi elementi e privilegiando, laddove possibile, alcuni spazi secondo le indicazioni conciliari. In tal senso l'assetto recente della chiesa ha contribuito a indicare una linea di conservazione dell'esistente, come nel caso della balaustra di separazione del presbiterio dalla navata maggiore, che è stata lasciata intatta. Pertanto il nuovo altare marmoreo, con un paliotto a disegni geometrici regolari sull'esempio della balaustra ottocentesca, è stato collocato su pedana all'incrocio dei bracci, al di sotto della cupola, in posizione piuttosto avanzata, e meglio visibile, rispetto all'altare tridentino tuttora sul fondo del presbiterio; papa Giovanni Paolo II ha celebrato qui il 23 maggio del 1992. Nell'angolo destro del presbiterio e verso la navata maggiore è il grande ambone marmoreo con basso rilievi nei riquadri(raro uso); in alternativa (uso frequente) è un amovibile e recente ambone ligneo (sulla destra dell'altare).
La sede episcopale è recente (2000), eseguita per volere del vescovo Beniamino Depalma, in marmo e con semplici linee geometriche, collocata sulla preesistente pedana ottocentesca (appoggiata al pilastro sinistro dell'arco trionfale antistante l'area absidale); la sede del celebrante è collocata accanto al trona vescovile (alla base sinistra dell'arco trionfale). Per quanto riguarda la custodia eucaristica si segnala la presenza di un tabernacolo per il Santissimo Sacramento nella contigua cappella di San Paolino (a sinistra del pilastro dell'arco trionfale),che appare esclusivamente di "servizio" all'altare maggiore. Mentre è stata definita come cappella feriale (celebrazioni quotidiane), nonché spazio per l'adorazione, la cappella del Crocifisso, che ha ingresso dalla terza campata della navata laterale destra, con spazio antistante (sedie aggiunte a fila unica per l’accoglimento dei fedeli e doppia fila di scanni con spazio libero al centro), altare-mensa amovibile in legno e trona sui fonda sinistro di un'ampia struttura lignea a mo' di coro.
II battistero è sito nella prima cappella della navata laterale destra, nei pressi dell'ingresso; è in uso e costituito da un fonte marmoreo con copertura mista (legno e pietra). Per la disposizione dei fedeli sono poste due file di scanni nella navata centrale con passaggio libero al centro con ulteriori scanni lignei ai lati nel transetto, rivolti verso l'altare centrale. Lo spazio destinato alla penitenzieria e costituito da tre confessionali (di legno pregiato e lavorato, incassati a parete) posti nella navata laterale destra, a ridosso delle pareti del lato sinistro della cappella feriale e contigui ai retrostanti uffici parrocchiali. Per quanta riguarda il sagrato e spazi sussidiari nonché l'apparato iconografico non si registrano particolari interventi eseguiti nell'ambito del progetto unitario del 1984 di giustapposizione dell'area liturgica principale; piuttosto e da segnalare soltanto una lapide marmorea (nell'atrio, in alto a sinistra dell'ingresso principale) per ricordare la visita del 1992 di papa Giovanni Paolo II.