Conosciamo meglio il vescovo Francesco Marino che, dal 15 gennaio 2017 è il nuovo vescovo della Diocesi di Nola.
Le origini aversane e l'episcopato ad Avellino
Classe 1955, il vescovo Francesco festeggia il compleanno il 24 novembre.
Originario di Cesa, comune casertano della diocesi di Aversa, presso il seminario aversano ha frequentato gli studi medio-ginnasiali per poi trasferirsi a Napoli, presso il Seminario Interregionale Campano di Posillipo, per gli studi di Teologia, conseguendo la Licenza in Dommatica nel 1997.
Altra data importante della sua biografia è il 6 ottobre 1979, giorno dell'ordinazione sacerdotale. Ma non è l'unica: il 13 novembre 2004 è stato eletto vescovo di Avellino, a seguito della rinuncia presentata da monsignor Antonio Forte. L'8 gennaio 2005, nella chiesa cattedrale di Aversa, ha ricevuto l'ordinazione episcopale e il 15 gennaio ha iniziato il Ministero episcopale nella diocesi.
L’11 novembre 2016 è stato eletto vescovo della diocesi di Nola e il 15 gennaio 2017 ha iniziato il Ministero episcopale in diocesi.
È stato animatore dei seminaristi del liceo e vicario cooperatore nella parrocchia di Sant’Antimo in Sant’Antimo (1979-1980); docente di Religione nelle scuole statali (1979-1982); vice-rettore animatore di gruppo nel seminario di Posillipo (1980-1992); parroco di S. Sossio e Madonna di Pantano a Villa Literno (1982-1994); docente di Ecclesiologia alla Facoltà Teologica di Posillipo (dal 1989); responsabile della formazione permanente del clero, prima come delegato vescovile e poi come vicario episcopale (1991-1998); assistente diocesano di Azione Cattolica (dal 1992); docente presso l’Istituto di Scienze Religiose della diocesi di Aversa (dal 1993); parroco di S. Michele Arcangelo in Trentola Ducenta e vicario foraneo dell’omonima forania (dal 1995). Dal 1997 è stato cappellano di Sua Santità. È stato membro dei consigli presbiterale e pastorale della diocesi di Aversa e della commissione presbiterale regionale.
Le parole del vescovo
Discorsi, lettere, messaggi, omelie ed editoriali
Lo stemma
Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da uno scudo che contiene simbolismi tratti da idealità personali o da tradizioni familiari oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro; una croce astile a un braccio traverso, in oro, posta verticalmente dietro lo scudo; un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.), il tutto di colore verde; un cartiglio inferiore, con estremità bifide, recante il motto scritto abitualmente in nero.
Per lo stemma di monsignor Marino si è scelto uno scudo di foggia rinascimentale, classico e frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica e una croce trifogliata in oro, gemmata con cinque pietre rosse che richiamano le cinque piaghe di Cristo. Al capo una stella d'argeto campeggia su uno sfondo azzurro; nella parte bassa campeggiano invece cinque spighe d’oro - sormontate da un bisante d’argento caricato del trigramma IHS di nero a sua volta sormontato da una colomba con le ali spiegate d’ argento, nimbata e membrata d’oro - e una campana. Il motto è l'agostiniano "In illo uno unum" (Enarr. in Ps. 127,3 ).
Nella parte superiore dello scudo, lo stemma richiama la Maris Stilla, simbolo di Maria Madre del Signore, modello e immagine della Chiesa, alla quale tutto il popolo santo di Dio guarda come sicuro e luminoso punto di riferimento nella “navigazione” attraverso verso il porto sicuro dell’eterna Patria, compimento di ogni Speranza e santità. Inferiormente, nella prima parte, sullo sfondo verde che rappresenta le colline dell’Irpinia, in omaggio ad Avellino, prima sede episcopale di monsignor Marino, si trova il motto episcopale riferito anch’esso al mistero della Chiesa: la moltitudine delle spighe colme di grani è unificata nel pane eucaristico, l’ostia, mediante lo Spirito Santo, presente nel simbolo della mistica colomba. Opera principale del vescovo, maestro, sacerdote e pastore, è ricondurre, nell’unità sacramentale della Chiesa, la ricchezza dei carismi e ministeri che lo Spirito suscita per l’edificazione dell’unico Corpo di Cristo. Solo in Cristo abbiamo la pienezza della comunione, lo splendore della verità e la gioia della carità. Nella seconda parte, su di uno sfondo d’oro, primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima tra le Virtù teologali, la Fede, appare una campana in movimento, come chiamasse a raccolta il popolo di Dio: si tratta di un chiaro riferimento a San Paolino di Nola, patrono della Diocesi, compatrono della Campania e, secondo la tradizione, “inventore” della funzione liturgica delle campane.