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Più volte abbiamo detto che la liturgia eucaristica è l’evento fondamentale attraverso cui è possibile conoscere in modo esperienziale il mistero cristiano. Tuttavia ci accorgiamo spesso che nella prassi delle nostre comunità è proprio la liturgia eucaristica che presenta diversi punti deboli che vanno da una stanchezza estrema di riti sempre identici e colorati, oggi di una certa sciatteria, a luoghi di strane “invenzioni” che hanno più il sapore di uno spettacolo sacro che di un evento di presenza reale.
Per tutti esiste la grande tentazione di un culto privato e devozionale, un motivo sociale occasionale, un “riempitivo” per sacralizzare ogni occasione. Fra questi estremi si dibatte la vita domenicale e quotidiana, in cui la comunità cerca la propria identità mentre la vive e la celebra. Il nostro Sinodo diocesano ha richiamato l’attenzione su questa realtà e ha dato indicazioni che restano difficili da attuare perché sembra quasi che l’Eucaristia sia nelle mani di chi la avoca a sé come un bene privato e personale.
Un breve scritto di don Silvano Sirboni, parroco e liturgista, apparso su Servizio della Parola dello scorso settembre, può aiutarcia riprendere qualche tema e a diventare una pista di riflessione e ripensamento per i singoli credenti: parroci, diaconi, religiosi e religiose, consigli pastorali parrocchiali, gruppi di animazione liturgica, catechisti.