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Dominica prossima, 3 dicembre, alle ore 18.30, presso la Basilica Cattedrale di Nola, il vescovo Francesco consacrerà Domenica De Cicco secondo il rito dell'Ordo Vriginum.
Maestra nella vita, Domenica è stata generata ed cresciuta nella fede nella parrocchia San Felice in pincis di Pomigliano d'Arco.
Accompagnandola da ora con la preghiera, pubblichiamo il racconto della sua vocazione, scritto di suo pugno per l'ultimo numero di inDialogo, giornale diocesano, dorso di Avvenire.
«Nei poveri e nei bambini l'incontro con Dio e l'Ordo Virginum»
Mi chiamo Domenica De Cicco. Ho 50 anni e abito a Pomigliano d’Arco. Sono ultima di tre figli di genitori operai. Attualmente vivo con mia mamma per assisterla nella sua vecchiaia, sebbene abbia una mia casa. Mio padre è tornato alla casa del Padre un anno fa. Dai miei genitori ho ereditato la fede, la premura per gli altri, l’amore per il lavoro, la creatività nel quotidiano. Insegno da 25 anni nella Scuola Primaria e ho fatto la scelta negli anni giovanili di non aspirare a più alti titoli di studio e ad una carriera; ciò mi ha per- messo di essere a contatto con il popolo, di conservare un linguaggio semplice, la gioia e il senso di meraviglia tipici dei bambini. Ho fatto esperienza come Assistente Sociale nel mondo della sofferenza e del bisogno.
La Chiesa che mi ha generato alla fede è stata quella di San Felice in Pincis, dove attualmente presto il mio servizio pastorale. Da piccola ho mosso i primi passi nell’A.C.R, diventando poi educatrice. Sono stata sempre vicina ai diversamente abili, trascorrendo con loro tanti momenti. Ho frequentato vari corsi vocazionali sia diocesani sia francescani. Ho desiderato prestare servizio ai poveri in una esperienza missionaria che mi ha portato nel 2010 a vivere un mese tra la gente di un quartiere alla periferia di Lima.
La ‘ricerca’ mi ha sempre spinta ‘oltre’ e mi ha portato alla conoscenza non solo di me stessa ma anche dell’altro come fratello e direi del- l’Altro con la A maiuscola. Il mio rapporto con il Signore è cresciuto negli anni e ciò che mi ha affascinato è stato l’aver sentito il Suo grande amore per me, la Sua straordinaria misericordia e la Sua presenza costante.
Da ciò è scaturita un’immensa gioia e gratitudine che mi ha portato a comprendere, con l’accompagnamento di uomini e donne di Dio, che desideravo seguirLo, servirLo e testimoniarLo in modo più radicale e totale nel contesto della mia vita quotidiana. Per cui è nato in me il desiderio di scegliere la consacrazione piuttosto che il matrimonio.
Il mio padre spirituale e padre Beniamino Depalma, ora vescovo emerito della diocesi, mi hanno dato l’occasione di conoscere la realtà dell’Ordo Virginum e di frequentare sorelle consacrate anche di altre diocesi italiane. Ho potuto trovare, anche grazie agli incontri di formazione e la partecipazione a Convegni in tale realtà, che risale ai tempi della primitiva comunità cristiana ma oggi ancora poco conosciuta, la forma di vita consacrata che mi apparteneva e che si basa su tre fattori: la verginità, la diocesanità, la secolarità.
La verginità, in un tempo come il nostro potrebbe risultare incomprensibile e spesso ridicola. Il fatto di non essere sposata ha sempre incuriosito i miei alunni; un giorno un alunno mi ha chiesto:
«Maestra perché non ti sposi?», vidi un altro scattare in piedi dall’ultimo banco e rispondere: «No maestra, poi come fai ad andare dai poveri?». Nella vita verginale, rispetto a quella coniugale, la persona è chiamata ad andare con tutto il cuore e con immediatezza verso Dio e verso i fratelli, sperimentando una fraternità e una maternità universale.
La diocesanità mi fa sentire figlia della Chiesa particolare in cui esprimo la mia missione e richiama anche al particolare rapporto che lega la vergine consacrata al Vescovo, che ha il compito di seguirne tutto il percorso. La secolarità si caratterizza nell’impegno a condurre una vita di fede e di radicalità evangelica nelle condizioni ordinarie dell’esistenza restando inserite nel mondo. Le vergini consacrate quindi non sono religiose, non fanno riferimento alla regola di un fondatore ma ognuna definisce una propria regola di vita, sono donne laiche consacrate che possono vivere da sole, in famiglia o in piccole comunità e che si sostengono con il proprio lavoro.
Ecco, sta arrivando il momento in cui posso rendere pubblico il «santo proposito» di dare tutto all’Amato del mio cuore, sull’esempio di Maria, professandolo alla presenza del Vescovo e del popolo di Dio, che siete voi, con la grazia dello Spirito Santo: il 3 dicembre pros- simo sarò Consacrata a Cristo secondo il Rito dell’Ordo Virginum dal vescovo Francesco Marino, nella Cattedrale di Nola alle ore 18,30. Vi aspetto.