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Ieri, il vescovo Francesco ha presieduto la Celebrazione eucaristica per la Solennità dell'Epifania presso la Cattedrale di Nola.
Il ricordo di Benedetto XVI
«In questi giorni siamo stati tutti resi partecipi, anche con grande commozione, della morte di papa Benedetto XVI, facendo memoria del suo grande insegnamento di mitezza, verità, fortezza che ha testimoniato con la sua esistenza, finanche nel momento della morte: le sue ultime parole sono state "Signore ti amo", quasi a sintetizzare tutta la sua esistenza umana, cristiana e di sommo pontefice.
La sua prima enciclica è stata "Deus caritas est", un titolo che richiama l'annuncio della Prima lettera di San Giovanni, "Dio è amore". Un'affermazione questa sulla quale stiamo a lungo meditando in questo tempo di Natale e che si rivela nella persona di Gesù.
L'incarnazione è il primo atto che manifesta questo amore immenso di Dio nella persona di Gesù, l'atto supremo è la sua morte sulla croce, come autodonazione per la nostra salvezza, come donazione al Padre, che rivela anche l'amore del Padre che si dona, nello Spirito Santo.
Oggi la liturgia ci rappresenta questo mistero del grande amore di Dio per noi», ha detto il vescovo.
Dio si rivela nel confronto sincero tra fede e ragione
E ha aggiunto: «La parola "epifania" significa manifestazione, si manifesta infatti la verità che è Dio, che non è astratta ma fatta carne e sangue, fattasi concreta tanto da avvolgere la storia dell'uomo e del cosmo.
Benedetto XVI è un testimone di quanto la liturgia di oggi afferma, e cioè dell'incontro tra la fede e la ragione. I magi non sono uomini appartenenti alla tradizione e alla storia del popolo di Israele, che ha ricevuto la rivelazione di Dio attraverso i patriarchi, i profeti ma, indagando il cosmo con le conoscenze del tempo e la loro intelligenza, hanno scoperto un segno nel cielo che li ha condotti a Gesù, in cui riconobbero Dio, davanti al quale si prostrarono. Nel manifestarsi della verità eterna che essi stessi ricercavano riconobbero Dio.
E questo ci dice che la ricerca condotta con intelligenza e coscienza può pervenire a Dio, a Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, riconoscendo in lui il Logos, la Sapienza che governa la realtà tutta intera. E la meraviglia sta nel fatto che questa Sapienza che muove l'universo, che la Bibbia ci ricorda essere frutto dell'amore di Dio, è nell'umanità concreta e visibile di Gesù Cristo, il Figlio eterno di Dio.
Accanto alla rivelazione di Dio mediante il suo farsi conoscere nella storia di un popolo, si giunge così, attraverso Maria e Giuseppe, alla rivelazione nel confronto della fede con la ragione».
L'apertura al dialogo è proprio dell'agire cristiano
«Papa Benedetto - ha concluso - è un testimone di questa possibilità che c'è nella realtà umana che cerca mediante la ragione la verità, confrontandosi anche con le espressioni della fede. E il vangelo di oggi ci dice che questa esperienza è universale: i magi vengono da lontano. Gesù è per tutti i popoli della terra. Paolo lo ricorda dicendo che Dio vuole che tutti i popoli siano una cosa sola per fede e sapienza. Potrebbero sembrare espressioni astratte ma invece dicono molto sulla prassi dei cristiani, nel nostro agire nel mondo. Un agire che non può che essere aperto al dialogo, a riconoscere gli sprazzi di luce presenti in ogni uomo che sinceramente, e seguendo la sua coscienza, cerca la varietà. Un agire che non può che mirare alla pace, nella consapevolezza che il disegno di Dio è un disegno di unità e pace.
Papa Benedetto è stato un grande testimone di tutto questo. Mi piaceva ricordarlo in questa festa che ci ricorda che siamo chiamati come Chiesa ad essere testimoni di un annuncio di unità e di pace».