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«Cento anni sono tanti nella vita della Chiesa, e fanno riferimento alla storia del mondo, ad eventi nei quali l'Azione Cattolica è stata presente con la testimonianza, con la preghiera, con l'azione e con il sacrificio. Sono tanti e potrebbero far pensare a qualcosa di vecchio, che l'Azione Cattolica sia vecchia. Ma non è così, perché sono 100 anni di esperienza di santità e di amore per l'uomo, di servizio alla Chiesa, vissuti con impegno anche fino al dono della vita. Non dobbiamo quindi farci condizionare dal peso e dal numero degli anni, l'impegno è sempre quello di guardare avanti, con spirito profetico. Papa Francesco ci ricorda che gli anziani fanno profezie, i giovani hanno sogni: l'Ac deve essere contemporaneamente vecchia e giovane. Per il futuro l'Azione cattolica deve essere prima di tutto a servizio del Regno di Dio, essere missionaria; deve poi continuare a lavorare per la comunione, tratto proprio della sua tradizione, tra lentamente esperienze ecclesiali e far sì che tra i diversi carismi ci sia l'unità che viene dalla fede e dall'amore a Gesù Cristo, alla Chiesa e al Regno di Dio; deve poi innervare con la sua competenza e la sua storia la vita pastorale della diocesi e delle parrocchie, lei che per statuto non ha un suo progetto apostolico ma sposa quello della Chiesa, dimentica se stessa per essere a servizio della Chiesa. Con il sostegno del Signore, prima invocato con la preghiera, camminiamo in questa direzione con gioia».
Queste le parole ricche di memoria e futuro donate dal vescovo Marino alla'Azione Cattolica di Nola che proprio dalle stanze dell'episcopio, lo scorso sabato pomeriggio, ha vissuto la diretta social per i 100 anni di vita associativa. Con il solito e dirompente entusiasmo, l'associazione diocesana ha raccontato una storia lunga e impegnata per il territorio e per la Chiesa chiamata a custodirlo nell'amore del Vangelo. Toccanti e ricche di passione anche le parole del presidente diocesano Enzo Formisano:
«All'associazione in generale auguro di evitare i virus degli -ismi. Il virus dell'elitarismo e del salottismo. Dello straordinarismo e dell'appuntamentismo. Il virus del pressappochismo, del banalismo e del buonismo. Del protagonismo e dell'oennegismo. Abbiamo gli anticorpi per combattere questi virus che ci sono, esistono e ogni tanto provano ad infettarci approfittando delle difese immunitarie basse. Ma, per fortuna, abbiamo degli anticorpi per non farci sopraffare e l'immunità di gregge. I nostri anticorpi sono la popolarità e la concretezza. L'ordinarietà e l'essere associazione. La formazione e il coraggio. Il servizio e la creatività. Il respiro lungo e paziente. La corresponsabilità e l'apostolato. La libertà di offerta e la serietà dell'impegno come diceva Paolo VI. Ce li siamo dati per scelta e li abbiamo maturati nel tempo, in questi 100 anni di storia continua in diocesi e 150 anni di vita nazionale. Sono anticorpi nati dall'esperienza sul campo, dal "corpo a corpo con la vita" come dice papa Francesco, dall'essere immersi nella storia e vivere con le persone e non avere residenza nell'iperuranio di teorizzazioni astratte o supportate da una ristretta cerchia di amici selezionati. L' Ac è e deve essere per tutti. Per tutti non significa essere neutrali, un po' come i formaggi industriali che per poter avere più commercio hanno meno sapore così piacciono a più persone possibili. Il nostro per tutti significa che siamo certi di avere una parola buona e importante per la vita di ogni persona. Diceva Bachelet che se non ho la voglia di annunciare il Paradiso è perché non ci credo. Io aggiungo che l'alternativa è avere la 'cazzimma'. Perchè se una cosa è bella, se una cosa mi fa bene, se una cosa è significativa per la mia vita io voglio comunicarla a tutte le persone che incontro».
Anche il vescovo emerito, Beniamino Depalma, ha fatto giungere il suo augurio tramite una lettera piena di affetto:
«Vi ho sentiti - scrive - al mio fianco nella bella avventura dell’annuncio vissuto insieme dall’anno del Vangelo, alla Visita Pastorale, al Sinodo Diocesano: sempre pronti a sognare e costruire una Chiesa capace di incontrare, ascoltare e parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo. Non perdete la vostra profezia che è anche il vostro carisma in una fedeltà alla storia e alla chiesa nella storia. Sempre con piacere riemerge alla memoria la fatica della discussione, la capacità di trovare mediazioni, il desiderio di non lasciare nessuno indietro, l’urgenza di svegliare dall’indifferenza. Con piacere devo riconoscere la fedele e sempre vivace collaborazione nel contributo che l’Associazione non ha fatto mancare negli organi di partecipazione e nelle consulte diocesane che hanno animato per anni una scuola di sinodalità fattiva e di discernimento comunitario, abbiamo camminato insieme vincendo il timore verso il nuovo e non arrendendoci alla comoda scelta di una ripetitività devitalizzante. In quella esperienza totale, direi vitale, che l’Azione Cattolica propone attraverso la cura del credente in tutte le fasi della vita, ho sempre colto l’immagine della maternità della Chiesa, chiamata sempre a prendersi cura. Nell’esperienza dei movimenti interni all’Associazione ho colto il desiderio di incarnazione negli ambienti vitali che vi portate dentro per abitare il mondo. Auguria tutti voi, che il Signore Gesù continui a custodirvi sotto il suo sguardo, la Santa Trinità sia sempre modello per voi di quella vita scambiata e consegnata che costruisce il mistero dell’eterno amore».