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Dal 5 al 7 luglio, presso il Seminario vescovile di Nola, dalle 9.30 alle 12.30, il dott. Sergio Premoli, psicanalista, e monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sulla Famiglia e il Matrimonio, guideranno l'aggiornamento del clero sul tema La Famiglia: tra relazione e riconciliazione.
Nella serata del 6 luglio, in Cattedrale, alle ore 19.30, i relatori incontreranno anche i religiosi, le religiose, i laici e coloro che, nelle parrocchie, nei consultori familiari diocesani, nei gruppi e nelle associazioni sono coinvolti a vario titolo nei percorsi di accompagnamento spirituale e pastorale dei fidanzati, degli sposi, delle famiglie e delle coppie in difficoltà. L’incontro è aperto anche a quanti siano interessati ad approfondire il tema proposto.
«La vocazione e missione della famiglia cristiana ma anche la grazia e l’impegno dell’amore coniugale, che tanto interesse suscitano nel dibattito culturale e politico contemporaneo come nella vita nostra e dei nostri fedeli, - ha spiegato don Franco Iannone, vicario episcopale per la Formazione del clero e la Liturgia - sono per la nostra Chiesa stella polare nel cammino di questo anno che si caratterizza per l’indizione giubilare dedicata a San Giuseppe e per il quinto anniversario della pubblicazione della Esortazione Apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia, Amoris Laetitia».
La famiglia è stata al centro degli ultimi scritti del vescovo di Nola, Francesco Marino. Nel Messaggio per la Solennità di San Paolino vescovo, Operai di fraternità, nella casa di Paolino, nel quale invita i credenti a ricostruire la famiglia a partire dall’amore in Cristo degli Sposi, monsignor Marino ricorda che grazie alla moglie Terasia, Paolino scoprì il Vangelo: insieme divennero «esempio e sprone alla partecipazione coniugale e familiare alla vita comunitaria cristiana. Mi sembra importante - aggiunge - raccogliere questa eredità, anche in un tempo che vede la crisi dei matrimoni sia nel loro nascere sacramentale che nella durata della loro continuità familiare. Non rinunciamo alla dimensione sacramentale che da credenti è l’unica ritualità da scegliere per fondare la famiglia sulla roccia di Cristo. Tanti, troppi, scelgono la convivenza o il rito civile per comodità o convenienza; non meno per paura di fronte ai fallimenti di tante coppie. Vere sono anche le difficoltà occupazionali e le restrizioni sanitarie di questo tempo, ma la grazia sacramentale è quanto serve per fronteggiare le difficoltà e le crisi attuali».