Per una fede che sogni un bene più grande

La giovinezza della fede al centro dell'omelia del vescovo Francesco in occasione del Pontificale per la Solennità di San Felice vescovo

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La giovinezza della fede al centro dell'omelia del vescovo Francesco in occasione del Pontificale per la Solennità di San Felice vescovo 

La gioia che scaturisce dalla festa del santo Patrono - ha esordito monsignor Marino - è motivo di rinnovamento della vita di tutti i giorni, quella vita nella quale siamo chiamati a portare, come i santi, la testimonianza di fede. Una fede luminosa, che parte dall' adesione del cuore che accoglie Dio e che con la sua grazia raggiunge chi incontriamo, i luoghi e i tempi che abitiamo.

Ma - ha sottolineato - la nostra fede, che si mette alla scuola dei santi, di San Felice, è nutrita dalla parola di Dio nella liturgia della Chiesa: perché la Chiesa ha scelto delle determinate le letture per la Solennità del patrono nolano? Esse richiamano la storia, il modo di incarnare la fede in Gesù di San Felice. La prima lettura ha rimandato alla vocazione giovane del nostro vescovo Felice. Una vocazione giovane e dal carattere giovanile. È giovane anche quando diventa vescovo. Il suo è uno sguardo giovane. Il profeta Geremia, chiamato, dice al Signore 'sono giovane e non so parlare' . Ma quel Dio che lo ha chiamato ad essere profeta gli ricorda che è con lui da sempre, di averlo scelto fin dal seno materno: c'è un prima di Dio, per Geremia come per San Felice, come per noi.

L'aspetto giovane della fede è un richiamo perché anche la nostra fede sia giovane. La giovinezza è tempo di speranza e sogni. La fede deve aiutare a sognare un bene più grande, per tutti. Ma anche a progettare con sapienza, diligenza, costanza. La Chiesa di Nola, in unione con quella universale, vuole porre attenzione ai giovani, alle loro speranze, in un itinerario di vita che sia anche di senso. E - ha concluso il vescovo Marino - come hanno ricordato il Vangelo di Giovanni e al lettera ai Romani di Paolo, la fede è dono di sé: San Felice ha donato la sua vita, consapevole che il chicco di grano se non muore non produce frutto e che niente è nessuno può separare dall'amore di Cristo.


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