Per una Chiesa che ascolta e incarna la Parola per annunciare la salvezza

Nella Solennità di San Felice vescovo, monsignor Marino ha consegnato alla Chiesa di Nola la lettera pastorale. Annunciati anche i membri del Consiglio pastorale

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Si apre con un saluto di pace alla «Chiesa di Nola tutta» la lettera pastorale del vescovo di Nola Francesco Marino, intitolata Tutto il popolo tendeva l’orecchio (Ne 8,3). Il cammino sinodale tra ascolto e narrazione

Un’espressione ‘sinodale’ quella scelta da monsignor Marino per l’incipit del testo, in piena sintonia con un tempo che, con l’inizio del cammino sinodale italiano e universale, è impregnato di sinodalità e chiede con forza di pensare «alla nostra comunità diocesana - scrive - nella sua singolarità e diversità carismatica e ministeriale, ma anche nella totalità della comune missione: ascoltare Dio che ci parla e ci apre nuovi percorsi condivisi».

Consegnata nella Solennità di san Felice, primo vescovo della diocesi, a conclusione del convegno pastorale iniziato a Madonna dell’Arco lo scorso 17 settembre - e svoltosi in modalità itinerante fino allo scorso venerdì, attraverso otto incontri a livello decanale - la lettera va ad aggiungersi alla presentazione, avvenuta durante la celebrazione in Cattedrale, dei membri del nuovo Consiglio pastorale, organismo fondamentale per la vita delle chiese locali, formato soprattutto da laici; un organo consultivo, presieduto dal vescovo, che ha il compito di studiare, valutare e proporre conclusioni operative per quanto riguarda le attività pastorali della diocesi. Quarantaquattro i membri, ai quali, in particolare, il vescovo ha consegnato il testo episcopale, accompagnando la consegna con la preghiera al Signore di concedere alla Chiesa nolana la stessa passione di San Felice vescovo per il Vangelo. Nessuno, ha infatti sottolineato il vescovo durante l’omelia, deve sentirsi escluso dall’impegno all’annuncio che l’amore per il Vangelo porta con sé, un impegno che è proprio dell’essere cristiano. Questo tempo, scrive il vescovo nella lettera pastorale, chiama tutti «a riconoscere, contemplare e mostrare il volto di una Chiesa particolare poliedrica ma unita, bella, originale che rassomigli sempre più alla comunione trinitaria, proprio attraverso le peculiarità dei doni di Dio e delle espressioni della nostra umanità ecclesiale. Ci ritroviamo, dunque, sulla “stessa piazza”, sulla piattaforma sinodale per ri-avviare un cammino comune capace di indirizzarci verso le strade nuove che solo lo Spirito aprirà davanti a noi… Interpellati dalla storia e dalle domande del tempo presente, mettiamoci, dunque, in ascolto comunitario della Parola di Dio per narrare quanto lo Spirito ci donerà di comprendere circa il disegno di Dio nell’oggi della Chiesa e del mondo».

L’invito di monsignor Marino è quello a mettersi alla ricerca di questa somiglianza sinodale nella consapevolezza che il sinodo non è un evento da celebrare ma «un processo che coinvolge in sinergia il Popolo di Dio», come si legge nella Nota del Sinodo dei vescovi, e che la Chiesa di Nola ha sperimentato, ricorda, recentemente, con il X Sinodo diocesano (2015-2016): «Non si tratta di un altro sinodo “da fare”, ma di una sinodalità da vivere in maniera sempre più consapevole. Abbiamo al nostro attivo un carico di esperienza maturato negli anni passati; è tempo ora di andare avanti accogliendo le nuove sfide e al contempo maturando sempre più quello stile e quel metodo sinodale di cui abbiamo già esperienza. Ho percepito negli interventi di tanti, soprattutto di voi laici tanto entusiasmo nel ricordo del cammino fatto e delle speranze che ha suscitato! … È tempo ora di fare un passo avanti nella linea della continuità e del progresso. Soprattutto camminando con la Chiesa universale e vincendo provincialismi e respiri corti. È l’occasione per ravvivare la nostra cattolicità, sentendoci parte di un cammino di Chiesa più ampio del nostro ristretto microcosmo».

Un cammino sempre più «insieme» chiede il vescovo Marino per dare nuovo slancio all’annuncio: «Evangelizzare – scrive -  è la grazia e la vocazione propria della Chiesa; è la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare. In altre parole la riforma del Sinodo aiuta a comprendere che l’evangelizzazione è un’azione globale e dinamica, che coinvolge la Chiesa tutta nella sua partecipazione alla missione profetica, sacerdotale e regale del Signore Gesù. È un atto profondamente ecclesiale, che chiama in causa tutti i battezzati, ciascuno secondo i propri carismi e il proprio ministero e, per i fedeli laici soprattutto, la responsabilità di costruire il Regno di Dio nelle realtà del mondo. Proprio lì bisogna portare il seme del Vangelo e il soffio dello Spirito di Dio». Ponendosi in ascolto, perché, ricorda il vescovo Marino citando il discorso del Papa ai fedeli della diocesi di Roma, «nel cammino sinodale, l’ascolto deve tener conto del sensus fidei, ma non deve trascurare tutti quei “presentimenti” incarnati dove non ce l’aspetteremmo: ci può essere un “fiuto senza cittadinanza”, ma non meno efficace»

La lettera non ha l’obiettivo di dare indicazioni su quali mete raggiungere ma piuttosto su quali cammini intraprendere, elaborati a partire dagli appunti presi durante gli otto incontri decanali: «Questa riflessione non è un espediente per differire le decisioni, rimandare le urgenze o, ancor peggio, non cambiare nulla, ma si tratta di una scelta autentica di fede per attendere la voce dello Spirito che ci indicherà la strada da seguire in obbedienza alla volontà di Dio…Le mie pagine hanno dei nomi e degli interventi, delle parole chiave che mi hanno aperto la porta ad una riflessione che ho approfondito davanti al Signore nella preghiera e nella meditazione. È per questo che ora collocandomi in mezzo a voi sento il dovere pastorale di suggerirvi alcune indicazioni di metodo più che in merito alle cose che ho ascoltato…vorrei ora provare ad intrecciare le parole chiave del cammino sinodale della Chiesa italiana, comunione-partecipazione-missione, con le vostre istanze e riflessioni di questi mesi e alla luce delle “cinque domande” che la nostra Chiesa diocesana ha già individuato durante il X Sinodo (2015-2016). Sono profondamente convinto, infatti, che lo Spirito abbia parlato alla nostra Chiesa in quegli anni e ci sia ancora spazio per attualizzare quelle domande che emersero (cultura, ascolto e formazione, spiritualità, sinodalità e comunione). Rimando anche ai “Dieci nuclei tematici da approfondire” che sono elencati nel Documento preparatorio al n. 30: ci sono anche delle tracce utili per avviare la condivisione nei gruppi parrocchiali».

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Un dialogo cordiale con la cultura del nostro tempo: è necessario «accogliere quell’invito che ci sprona a riconsiderare le nostre comunità parrocchiali come segno permanente del Risorto in mezzo al popolo. Ne deriva che la parrocchia è “casa in mezzo alle case” e il suo senso missionario è fondamentale per l’evangelizzazione. La globalizzazione e il mondo digitale ne hanno modificato il legame specifico con il territorio che non è più solo uno spazio geografico, bensì uno spazio esistenziale. Ma è proprio in questo contesto che emerge la necessità e l’efficacia della parrocchia, capace di cogliere le istanze dei tempi e di adeguare il suo servizio ai fedeli e alla storia»; per questo è importante  «un rinnovamento in chiave missionaria delle strutture parrocchiali: lontano da autoreferenzialità e sclerotizzazioni, esse dovranno puntare sul dinamismo spirituale e su una conversione pastorale basata sull’annuncio della Parola di Dio, la vita sacramentale e la testimonianza della carità. La “cultura dell’incontro” dovrà essere, inoltre, il contesto necessario a promuovere il dialogo, la solidarietà e l’apertura verso tutti: in tal modo, le comunità parrocchiali potranno sviluppare una vera e propria “arte della vicinanza”… Dobbiamo pastoralmente superare la definizione di “tempo sospeso” e restituire quella continuità d’incontro che si rivela essenziale per ogni attività formativa. Parimenti, allargando l’orizzonte di riflessione della precarietà esistenziale». Vi incoraggio, pertanto, a prospettare incontri parrocchiali che nello spirito sinodale invitino anche esperti della cultura del nostro tempo, anche “della soglia” tra chiesa e mondo (insegnanti, teologi, filosofi, economisti): abbiamo tante risorse nei nostri territori parrocchiali, con loro si può pensare a veri e propri “seminari tematici” che a due o più voci leggano il tessuto umano dei nostri contesti. La prima parola chiave del cammino sinodale della chiesa italiana è comunione, una comunione che deve essere intra ecclesiale, ma anche aperta a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. È proprio dalla comunione che scaturisce la missione.

Un ascolto che sente l’esigenza della formazione: «Siamo chiamati a crescere nella dinamica teologica dell’ascolto che ha la sua palestra nell’obbedienza alla volontà di Dio…È a questo livello che si comprende l’urgenza di operatori pastorali formati e realmente esperti nelle discipline teologiche. Nei decanati ho appuntato diverse richieste di questo tipo. Si avverte l’esigenza della formazione; a tratti ne ho colto con passione il desiderio; talvolta ho registrato anche la fatica a comprenderne l’urgenza e i sacrifici che comporta. Dobbiamo sempre più prendere consapevolezza che la formazione non è solo un concetto generale e non può ridursi a forme di attenzioni autodidattiche. Si avverte la necessità di competenza e specializzazione. È per questo che ritengo indispensabile il percorso formativo per operatori pastorali delineato dal Vicariato per il laicato in sinergia con i docenti del nostro Istituto Superiore di Scienze Religiose. Aggiungo ancora due cose: la prima è che questo percorso formativo diocesano è uno strumento privilegiato che deve portare gradualmente le comunità ad avere formatori più preparati e consapevoli a servizio della comunità stessa. La seconda è che evidentemente esso non esaurisce tutto l’impegno e la responsabilità, soprattutto dei parroci, anche associati tra loro, a creare e strutturare nelle proprie comunità momenti formativi permanenti e adatti per tutti gli operatori pastorali».

La ricerca di una spiritualità autentica: «Cosa significa spiritualità? Forse significa crescere nella dimensione della speranza e del costruire la Chiesa attraverso relazioni inserite nel dono e nella missione trinitaria. Vinciamo la tentazione del disfattismo e del catastrofismo e rinvigoriamo la volontà di camminare da fratelli nella comunità e nel presbiterio! Superiamo i ripiegamenti nostalgici... Abbiamo bisogno di ravvivare e costruire la speranza. Tutti siamo capaci di evidenziare le cose che non vanno, l’uomo spirituale tuttavia è proprio colui che sa guardare più in profondità, che sa leggere i segni della presenza di Dio e si adopera per mostrarli a tutti… Mi pare necessario riscoprire con umiltà che il servizio di ciascuno, nella propria parrocchia, è la parte di un tutto ecclesiale. Attenzione a non considerarsi egocentricamente un’isola sia personalmente che come comunità parrocchiale rispetto alla realtà diocesana: è la tentazione dell’autoreferenzialità, quel camminare da soli che blocca ogni stile sinodale. Parimenti, però, è necessario riscoprire che il nostro servizio pastorale ci chiede anche la responsabilità veramente autonoma di sentirci il tutto di una parte, ossia avvertire la capacità di un impegno quotidiano, di una creatività ministeriale che sa attivare cammini e lavorare seriamente percependo che nella porzione di popolo di Dio in cui si vive c’è il tutto della Chiesa e del regno di Dio. Non cadiamo nella tentazione di chi si aspetta continuamente direttive e indicazioni dal “centro diocesi” e fino a quando non sono altri a indicarci il cammino restiamo immobili ad un continuo punto di partenza. Abbiamo già delle indicazioni operative che ho cercato di delinearvi nella Lettera pastorale del 2020…Vi ricordo pertanto i quattro ambiti sui quali porre attenzione nel tempo che ci è davanti e che espressi nella Lettera pastorale (cfr. Da Emmaus alle nostre parrocchie, pp. 9-10):  1) Un’attenzione consapevole alla “pastorale ordinaria” delle comunità parrocchiali. Una nuova soggettività pastorale ecclesiale nella corresponsabilità tra laici e ministri ordinati. 2) Riprendere il cammino del catecumenato con una particolare attenzione all’approfondimento tra annuncio del Kerygma e pastorale familiare. 3) Attenzione al sociale come esercizio ministeriale dell’unzione profetica e alla luce dei Documenti della Dottrina sociale della Chiesa 4) Un’intera Chiesa diocesana (nelle diverse componenti: 19 diocesi/uffici pastorali, decanati e parrocchia) coinvolta e impegnata nella formazione e nello studio per coniugare Parola di Dio e sfide culturali del nostro tempo.

Una domanda di sinodalità e comunione: «Questo desiderio di sinodalità e di comunione è stato anche una richiesta che ho ricevuto da diversi laici per il cammino nella parrocchia e tra le parrocchie della stessa città. Certamente il camminare insieme, accordando l’attività pastorale delle diverse comunità presenti in uno stesso territorio, è la sfida che ci troveremo a fronteggiare nei prossimi anni. Ho istituito a questo scopo anche di recente delle esperienze di unità pastorali in alcuni paesi della nostra Diocesi, che si aggiungono a quelle già predisposte negli anni passati…Altre realtà “inter parrocchiali” individuate sono in via di formazione, aspettando che i tempi siano maturi per un cammino unitario che chiede pazienza e prudenza nel rispetto dei fedeli di ogni singola comunità. Non si tratta di “accorpamenti”: ogni realtà ha una storia da rispettare ed un territorio da servire con peculiare attenzione;…Non vorrei neanche che si fraintendesse la realtà dell’interparrocchialità come un semplice fronteggiare alla carenza di parroci. La crisi vocazionale è certamente un problema doloroso e ci chiede di pregare instancabilmente per le vocazioni come ho invocato incessantemente in questi anni e come lodevolmente ci invitano a fare le iniziative promosse dalla comunità del seminario diocesano, ma unire le comunità è più che affidare ad un solo parroco la gestione di più parrocchie, piuttosto è chiedere alle comunità stesse di scoprirsi sempre più unite nell’unica missione evangelizzatrice; è crescere nella comunione ecclesiale, non meno è valorizzare il ruolo dei laici. Ringrazio i parroci che in questi ultimi mesi si sono resi disponibili per gli avvicendamenti e che con generosità si adoperano a lavorare in comunione con la Chiesa diocesana tutta. Nel corso dei miei incontri nei decanati, non sono mancate da parte dei laici anche rispettose sottolineature circa disparità di prassi pastorali tra parrocchie e parrocchie. Soprattutto, più o meno tra le righe di alcuni interventi, si è profilata qualche perplessità sulla difficile comunione d’intenti tra i presbiteri. Delicatamente mi sta a cuore ricordare che le divisioni e le disparità sono una minaccia al camminare insieme. È necessaria la comunione visibile nelle scelte pastorali e nella condivisione piena e incondizionata con il Magistero e con la liturgia. Emerge da più parti la critica circa modi troppo differenziati di gestire e vivere la prassi pastorale. Appare difficile parlare di Sinodo quando si marcano vistose differenze tra un modo di gestire la parrocchia e di celebrare i sacramenti passando da una comunità ad un’altra talvolta all’interno della stessa città. Camminare insieme a volte chiede anche di fare un passo indietro se nostre personali intuizioni o innovazioni non sono al passo degli altri. Ma esso esige anche parresia, franchezza nel parlare e nell’ascoltare. Un ascolto fatto di carità nella verità…Nell’ambito della comunione penso anche alla questione ambientale. Siamo chiamati sempre più a riscoprire l’urgenza per la cura del creato. Non si tratta solo di una problematica ecosistemica, è in gioco la nostra capacità di abitare la casa comune del creato nella logica espressa dal Papa nella Laudato sii e nell’impegno a scoprirsi Fratelli tutti…Ho partecipato recentemente a Taranto alla 49a Settimana sociale dei cattolici italiani sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro, tutto è connesso”…ricordo in sintesi “quattro piste di conversione e di generatività futura per le nostre parrocchie” riportate in conclusione dal Presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali, il vescovo di Taranto. “La prima è la costruzione di comunità energetiche… uno strumento di creazione di reddito che può sostenere fedeli, parrocchie, case famiglia, comunità famiglia e comunità locali come già dimostrato da alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione nei territori… La seconda pista di impegno è quella della finanza responsabile… le nostre diocesi e parrocchie evidenziano il ruolo fondamentale del consumo e del risparmio sostenibile come strumento efficace di partecipazione di tutti alla costruzione del bene comune… La terza pista d’impegno è quella del consumo responsabile… La quarta è la proposta dell’alleanza contenuta nel Manifesto dei giovani. L’orizzonte d’impegno più ampio verso il quale intendiamo camminare nei prossimi anni è l’alleanza intergenerazionale e quello dell’alleanza tra forze diverse di buona volontà nel nostro paese. Imparando sempre meglio ad unire le nostre forze nel prossimo futuro possiamo veramente diventare un popolo in cammino in grado di aiutare il nostro paese nella delicata transizione ecologica, sociale e spirituale verso il bene comune”».

Monsignor Marino conclude la sua lettera indicando Maria, invitando la Chiesa di Nola tutta a porsi sui suoi passi per narrare le grandi opere di Dio: «Impariamo da lei che «si mise in cammino» (Lc 1, 39) l’arte di andare verso gli altri portando quel dono che abbiamo ricevuto dallo Spirito Santo. Il racconto evangelico della Visitazione, che ho indicato nel convegno di settembre, sia per noi il punto di riferimento ideale e spirituale, l’icona di quest’anno che attraverserà la fase narrativa del cammino sinodale. Nel suo Magnificat, infatti, Maria narra ad Elisabetta le grandi opere di Dio nella sua vita. In Maria, Madre di Gesù, scopriamo tutto quanto è in riferimento a Gesù Cristo e di conseguenza alla nostra salvezza e alla Chiesa. Lei è la vergine fatta Chiesa, espressione simbolica della vita e della missione della Chiesa che ascolta la Parola e la incarna per trasmetterla nell’oggi; vogliamo essere, come Maria, la Chiesa che ascolta ma anche incarna la Parola per annunciare la salvezza…la Chiesa continua oggi ciò che Dio iniziò in Maria…Mentre iniziamo il nostro cammino sinodale, mentre tendiamo l’orecchio alla voce dello Spirito, sentiamo anche per noi l’invito della Madre ai servi delle nozze di Cana: «Qualunque cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5).



Consiglio pastorale diocesano
2021 – 2026

Il Consiglio pastorale diocesano per il quinquennio 2021-2026 a norma dello statuto e del regolamento risulta così composto

MEMBRI DI DIRITTO
don Pasquale Capasso - vicario generale
don Francesco Iannone - vicario episcopale
don Alessandro Valentino - vicario episcopale
don Aniello Tortora - vicario episcopale
p. Giampaolo Pagano - vicario episcopale
don Gennaro Romano - rettore del Seminario
don Arcangelo Iovino - direttore Caritas diocesana
Vincenzo Formisano - presidente Azione cattolica

MEMBRI ELETTI DAI DECANATI
don Paolino Franzese e La Pietra Francesca - I decanato
don Angelo Schettino e Miele Ida - II decananto
don Mimmo Iovino e Bossone Anna Rita - III decanato
don Pasquale Giannino e Peluso Annamaria - IV decanato
don Vincenzo Miranda e Nappi Andrea - V decanato
don Nicola De Sena e Panico Antonio - VI decanato
don Giovanni Napolitano e Guardato Giuseppe - VII decanato
don Luca Tufano e Sergianni Nicola - VIII decananto

MEMBRI ELETTI DAI RELIGIOSI
p. Franco Picardi Ofm Cap.
p. Simone Baggio, Mdr

MEMBRI ELETTI DALLE RELIGIOSE
suor Rita Schiraldi 
suor Paola Della Gala

MEMBRI ELETTI DALLA CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI
Gennaro Caccavale - Amci
Giovanna Lardone - Gesù Risorto
Biagio Maglione - Cammino Neocatecumenale
Andrea Meo - Agesci
Francesco Portentoso - Rns

MEMBRI DI NOMINA EPISCOPALE
Pasquale Ambrosio - insegnante, impegnato nel sociale
Ersilia Arvonio - pastorale giovanile
Giuseppe Auriemma - psichiatra, impegnato nel sociale
Domenica De Cicco - Ordo virginum
Giuseppina De Simone - professore Pftim, già presidente diocesano di Ac
Raffaella Estatico - pastorale giovanile
Francesco Miano - professore Università Federico II, già presidente nazionale di Ac
Mariangela Parisi - pastorale comunicazioni sociali e segretario Consulta aggregazioni laicali
Pasquale Pizzini - pastorale scolastica
Giuseppina Orefice - pastorale sociale e lavoro, pace e salvaguardia del Creato
don Salvatore Purcaro - professore Pftim e decano


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