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Domani, quarta domenica del mese, torna il consueto appuntamento con il mensile diocesano inDialogo, dorso regionale di Avvenire.
'Comuni e welfare' e 'vertenza ipermercati ex Auchan' i temi in primo piano.
Poi la 'vita religiosa', con il primo speciale dedicato alle feste patronali: protagonista, la Festa di Santa Maria delle Vergini di Scafati, raccontata, in vista delle celebrazioni di luglio, dall'omonima comunità parrocchiale. Ma anche, la 'voce dei giovani' che la redazione di inDialogo ha incontrato nelle prime tappe del suo tour diocesano.
Interessante anche la terza pagina, con un'intervista su Montale a Alberto Bertoni.
E, come ogni mese, ecco l'anticipazione dell'editoriale
È nel «kerygma» il volto di Paolino
ovunque arriva e ritorna Paolino si riemerge sempre dalle macerie». Lo ha scritto il vescovo Francesco Marino, nel messaggio (https://www.diocesinola.it/) che ha voluto rivolgere alla Chiesa di Nola, nella Solennità del patrono diocesano e secondario della Campania, san Paolino, in onore del quale, proprio oggi, nell’antica città campana avrebbe dovuto svolgersi la tradizionale ballata dei Gigli. Un messaggio denso di speranza ma che ricorda del santo vescovo un tratto troppo spesso dimenticato: Paolino non parlava della sua fede perché altri la vivessero, Paolino viveva la sua fede, per questo ricostruiva sulle macerie. Il suo messaggio d’amore non è comprensibile senza la sua fede, lui non è comprensibile senza la sua fede in Cristo. Ma soprattutto, senza Cristo, Paolino non sarebbe comprensibile oggi. La chiesa di Paolino non è quella di oggi, eppure, lui, vescovo della chiesa tra IV e V secolo, e della Chiesa di sempre, oggi viene additato come interlocutore a distanza per un rinnovo non solo della comunità ecclesiale locale ma anche della comunità sociale: un vescovo, voce istituzionale oggi, solitamente, tutt’altro che presa in considerazione. E la cosa non può, credo, che sembrare paradossale. Quale Paolino la gente vede facendone memoria? Quale Paolino, come Chiesa locale facciamo vedere? Quanto spazio per Cristo c’è nel volto che di anno, in anno, costruiamo - non solo in cartapesta - di Paolino? È quello della Croce gemmata che il vescovo Marino ci ha indicato? «San Paolino - scrive - seppe vedere nella croce gloriosa la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte...È l’annuncio del Kerygma alle famiglie la sfida più grande che come Chiesa ci attende. Da quest’annuncio del vescovo Ambrogio a Milano, Paolino scelse di farsi battezzare trovando nuovo senso per la sua vita personale e di coppia...comprendendo che ormai da credente tutto doveva essere ricapitolato in Cristo». Se non è questo il ‘nostro’ Paolino, vana è la speranza in lui, e vano è ogni appello alla dignità dell’uomo, alla cura dei poveri, alla difesa dei lavoratori, alla costruzione di un nuovo umanesimo.