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Ieri a Pomigliano D'Arco, presso la parrocchia San Francesco d'Assisi, si è svolta la Messa esequiale per l'ultimo saluto a Frederick Akwasi Adofo, senza fissa dimora picchiato a morte, lo scorso 19 giugno, da due sedicenni.
La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo Francesco Marino.
L'omelia del vescovo di Nola ieri a Pomigliano D'Arco
Fratelli e sorelle carissimi,
un deferente saluto alle autorità presenti, un caloroso e cordiale abbraccio ai nostri fratelli e sorelle della cara terra d’Africa qui presenti.
Stiamo vivendo un momento liturgico, di fede, ed è questo soprattutto che intendo sottolineare. Come comunità, noi stiamo tutti esprimendo la nostra fede nel Signore e dunque ci mettiamo tutti sotto la parola di Dio che abbiamo ascoltato. In realtà, avvertiamo quanto sia prezioso il silenzio di fronte a degli eventi così tristi e così tragici.
Questo nostro fratello, venuto dall’Africa, venuto per trovare un po’ di benessere, anche un po’ di accoglienza, qui, – e lo devo dire da cristiano – in un contesto cristiano, proprio in questo nostro territorio è stato ucciso. Avvertiamo la tristezza di ciò che è accaduto, avvertiamo il dolore per ciò che è accaduto: noi siamo qui per questo, per dire la nostra tristezza al Signor e il nostro pentimento. Non abbiamo commesso noi il delitto, però è accaduto in mezzo a noi, allora avvertiamo che è necessario chiedere perdono non solo a Frederick ma anche al Signore per quanto accaduto. Ci sono, infatti, legami di solidarietà, nel bene - vogliamo essere solidali nelle aspirazioni buone e nei progetti buoni e nelle realtà buone che pure siamo in grado di costruire - ma c’è una solidarietà anche nel male, che ci vede in qualche maniera tutti un po’ corresponsabili del male stesso.
Dico questo non per colpevolizzarci ma affinché avvertiamo ancora di più l’ideale di verità, di bene, di giustizia, di amore che da cristiani portiamo nel cuor e ci impegniamo a prevenire situazioni analoghe a quella che ha portato alla morte di Frederick, che mai più dovrebbero ripetersi. Purtroppo il male è sempre attivo e operante e talvolta è così forte da sembrare qualcosa di sovrumano, che va al di là delle nostre resistenze umane, dei nostri sentimenti e dei buoni propositi. Purtroppo il male – capace di esprimersi in questi gesti di violenza gratuita, perpetrati da due giovanissimi nostri fratelli, figli della nostra terra - ha una forza che va al di là delle nostre intenzioni, dei nostri buoni pensieri, delle nostre aspettative e delle nostre speranze. Siamo consapevoli che solo Cristo ci libera dalla potenza di questo male, dalla sua banale stupidità e irrazionalità.
Abbiamo bisogno della pace che viene dal Signore Gesù, dalla capacità che ha lo Spirito di Gesù di rinnovarci e di rigenerarci nel bene e nella determinazione forte di migliorare la nostra vita, la nostra società, anche la nostra comunità cristiana.
Siamo qui per attingere dal Signore la forza, le capacità, le intenzionalità buone che vengono dalla consapevolezza di condividere un’umanità vera, che ci appartiene, che sentiamo, che ci rende fratelli, perché siamo fratelli creati dall’unico Padre e Signore, siamo fratelli perché uniti in Gesù Cristo, siamo fratelli perché tendiamo, desideriamo intimamente e abbiamo come méta un fine comune di unità e di comunione.
Come dicevo, ci mettiamo tutti sotto la Parola di Dio, la Parola di Dio parli al nostro cuore. Personalmente desidererei più il silenzio in queste circostanze, per offrire al Signore il dolore e la tristezza per quanto accaduto, e per poter attingere a nostra volta dal Signore più fiducia, più forza speranza per il futuro. La Parola del Signore per questo ci aiuta a comprendere, ci dà una prospettiva, apre davanti a noi, secondo le possibilità e le responsabilità che tutti e ciascuno abbiamo - parlo anzitutto a me Vescovo, responsabile di questa comunità diocesana e quindi a ciascuno di noi - lo spazio necessario per perseguire un rinnovato impegno, un concreto desiderio di slancio, una determinazione a costruire realmente la prossimità ai poveri e ai deboli, la vicinanza, l’amore fraterno, la giustizia, il rispetto, soprattutto pensando alle nuove generazioni, verso le quali abbiamo delle responsabilità forti, educative, di testimonianza, di autorevolezza dei valori. I nostri giovani hanno bisogno di valori belli, buoni, forti, coerenti: sono i valori dell’uomo.
La pagina del Vangelo (Lc 16, 19-31) che abbiamo ascoltato dovrebbe inquietarci. Il ricco, senza nome, che si gode la vita e il povero Lazzaro che mendica dal ricco quelle povere briciole che sono concesse. Gesù evidentemente descrive una situazione sociale ma descrive, in qualche maniera, anche un compito, una responsabilità in relazione a ciò che ciascuno di noi è e a ciò che noi tutti insieme come comunità dobbiamo essere: la responsabilità della condivisione, dell’accoglienza, dell’amore fraterno e della giustizia, senza esercitare la quale resteremo senza nome, come questo ricco che, a causa della sua autoreferenzialità, rimane chiuso in sé stesso, lontano da Dio e dagli altri, chiuso nell’abisso profondo del nulla in cui precipita. Prestiamo anche noi attenzione al richiamo di Gesù, fratelli e sorelle. “Hanno Mosè e i Profeti” (Lc 16,29): abbiamo la Parola di Dio per crescere in solidarietà e condivisione e avere un futuro vitale. Abbiamo cioè la volontà di Dio, il disegno di Dio manifestato, l’amore di Dio svelato nell’uomo: perché questa è la volontà di Dio, che tutti noi veniamo da Lui salvati e abbracciati in una fraternità autentica. La volontà di Dio, l’amore di Dio è la nostra unica via, la vera via, per amare e curare ogni uomo.
Questo ora vogliamo dire al nostro fratello cristiano, Frederick, al nostro fratello uomo, Frederick: siamo addolorati per quello che è successo. Ci sentiamo provocati dalla sua vicenda - mentre lo presentiamo al Signore affinché l’accolga, come il povero Lazzaro, nel suo Regno, nella pienezza della comunione e della pace - ad essere umanamente più uniti e coerenti nel bene verso tutti, più forti nel custodire i fragili e i deboli, a partire dall’esperienza di fede nella Parola di Dio, e dalla condivisione della nostra vera umanità.
Allora gli diamo l’abbraccio della pietà cristiana, l’abbraccio dell’amore fraterno; l’abbraccio che non gli abbiamo dato in vita o gliene abbiamo dato troppo poco - non so, io non l’ho conosciuto, ma dalle notizie che abbiamo avuto, sappiamo anche che era stato accolto e sostenuto da tanti -. Non siamo stati capaci di custodirlo fino in fondo come un fratello, ora gli diamo l’abbraccio e, nello stesso tempo, sentiamo che nel futuro dovremo camminare sulla scia dei valori umani e delle realtà umane più belle. Che la sua personale vicenda, una vicenda triste e di morte, abbia ora per noi un risvolto diverso, alla luce della Parola di Dio, un risvolto di luce, di pienezza di carità. Impariamo da questa vicenda a essere più veri nell’amore, più veri nella giustizia, nella solidarietà, nell’attenzione, nella cura, partendo forse proprio dalle cose più piccole della nostra esistenza. Le cose più piccole, quelle della nostra quotidianità, quelle che accadono nelle nostre famiglie, nelle nostre amicizie, negli ambiti delle nostre responsabilità, attenzione alle cose piccole, perché in quelle cose piccole noi costruiamo – quando immettiamo i semi di bontà, di amore, di verità ̶ costruiamo il bene più grande della nostra società.
Oggi condividiamo la nostra preghiera, la nostra pietà e il nostro abbraccio fraterno per Frederick e l’attenzione alla Parola di Dio: avete la luce da Dio, avete la fede in Dio, avete l’amore di Dio che vi è stato rivelato in Cristo Gesù. Seguite questo per essere una vera comunità di giustizia e di pace. Amen!