Celebrare l'Eucaristia per amare come il Signore

Solennità del Corpus Domini: l'omelia del vescovo Francesco

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Proponiamo di seguito il testo dell'omelia tenuta ieri dal vescovo Francesco Marino durante il Pontificale per la Solennità del Corpus Domini.

L'Eucaristia è il cuore della Chiesa

Carissimi, il Vangelo di Marco che abbiamo appena ascoltato, ci ha raccontato l’istituzione della Eucarestia che è il cuore stesso della Chiesa. Dell’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù altrove, soprattutto in San Paolo, ci viene ricordato che avvenne nella notte in cui Egli veniva tradito, e dunque nel momento particolare, unico, che fa memoria e anticipa gli avvenimenti della Passione del Signore e della Sua morte, e annuncia la Resurrezione di Cristo stesso.

Nel vangelo di Marco, nel racconto che abbiamo ascoltato, si dice che Gesù volle fare la Pasqua con i suoi discepoli: era nella Pasqua che la sua gente, il popolo di Dio, faceva memoria e attualizzava il passaggio dalla schiavitù alla libertà, l’intervento salvifico di Dio fatto una volta per tutte, che si rinnovava nella coscienza del popolo del Signore sicché ognuno sentiva di essere passato egli stesso, attraverso la celebrazione della Pasqua, dalla schiavitù alla libertà. E Gesù volle celebrare la Pasqua con i suoi discepoli, ma quello che Gesù compie durante questa cena, memoriale dell’intervento salvifico di Dio presso il suo popolo, diventa un segno che non rimanda più a quella liberazione ma a un avvenimento salvifico prossimo, che di lì a poco accadrà, che costituirà il suo dono fino alla morte di Croce. Il sacrificio antico si rinnova nella persona di Gesù con un significato nuovo, definitivo e determinante, non solo per coloro che allora partecipano al rito ma di generazione in generazione e anche per noi oggi che lo celebriamo sull’altare, e che porta noi tutti ad essere i depositari di una Alleanza nuova, ultima, determinante, escatologica cioè definitiva e salvifica, una Alleanza eterna, perché consumata nel sangue di Gesù, unico salvatore ieri oggi e sempre.

E Gesù ci lascia questo dono e ci rende partecipi di esso nel mangiare e nel bere: nel mangiare il suo corpo e nel prendere il calice dell’Alleanza. Carissimi fratelli e sorelle, il dono dell’Eucarestia del Signore è il cuore stesso della Chiesa ed è il fondamento ultimo della nostra fede e del nostro impegno nel mondo. La Lettera agli Ebrei descrive questo avvenimento in un linguaggio cultuale ma che vuole significare il grande gesto d’amore di Gesù per il Padre per cui quell’avvenimento mediante il quale egli muore sulla Croce è l’avvenimento che rappresentandoci tutti nella  persona stessa di Gesù presso il Padre continua a esercitare un influsso di salvezza per tutti noi. L’amore di Gesù che ci presenta al Padre nella sua eterna preghiera, è l’amore di Gesù Cristo che accompagna il nostro cammino quotidiano sicché ognuno di noi sorretto dall’amore del Signore può continuare ad agire in quella Alleanza che si perfezione sempre di più in noi e che deve raggiungere il suo compimento fino alla consumazione dei secoli. Noi, allora, celebrando l’Eucarestia entriamo in questo stesso dinamismo, il dinamismo dell’amore del Signore. Accogliamo con fede questo grande dono.

Ma mi preme, ora, sottolineare un aspetto. Papa Francesco nell’ultima esortazione apostolica Gaudete et exultate l’ha richiamato: l’Eucarestia ci rimanda agli altri, ai fratelli. L’Eucarestia ci riporta al prossimo, ci responsabilizza verso i fratelli. L’Eucaristia, come ha ricordato anche il nostro Papa emerito, Benedetto XVI, ha una dimensione sociale, pubblica. Perciò noi portiamo il Santissimo Sacramento per le nostre strade, quasi a toccare le famiglie, i luoghi di lavoro, le case, le strutture politiche, economiche, i luoghi dove noi da cristiani, già membri del corpo di Cristo viviamo. Quasi a toccare, ci ricorda papa Francesco, quella carne del corpo di Cristo che sono i poveri, i malati, i sofferenti, gli immigrati, gli stranieri: persone, fratelli e sorelle nostre, che fanno parte della nostra vita pubblica, del nostro vivere sociale, e che sono quasi un appello alla santità che l’Eucaristia alimenta in noi e che si svela nella quotidianità della vita. Ecco, viviamo con questi sentimenti la processione: Gesù ci rimanda ai fratelli, Gesù vive nei fratelli, Gesù ci parla ancora e fa appello al nostro cuore nei fratelli: «Io avevo fame e voi mi avete dato da mangiare» dice il Signore. Nella alleanza con Dio è il fondamento anche del rispetto, della giustizia e della verità delle relazioni umane. Amen.


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