Don Tony Drazza a Mugnano del Cardinale: «Bisogna essere testimoni del Vangelo fuori e dentro le parrocchie»

Giovedì scorso, presso il Santuario di Santa Filomena, il Segretario particolare del Segretario generale della Cei ha tenuto una profonda catechesi sui temi della speranza e della profezia

La comunità di Mugnano del Cardinale si è ritrovata numerosa presso il Santuario di Santa Filomenta e desiderosa di ascoltare le parole del Segretario particolare del Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, don Tony Drazza che, giovedì 27 marzo, è intervenuto in occasione di un incontro pubblico che rientra nel cammino sinodale parrocchiale in vista del rinnovo dei consigli pastorali.

Ad accogliere don Drazza è stato il parroco don Giuseppe Autorino: «Quest'anno è l'anno del Giubileo ed è un momento di grazia e di grande speranza per ciascuno - ha sottolineato il parroco -. Un anno per ritrovare il senso della nostra fede. Ritrovare sé stessi e Dio. La speranza cristiana non illude e non delude. Questa virtù è da scoprire ed è nutrita dalla carità. Come ci ricorda Sant'Agostino "Credere sperare e amare" è la strada indicata per trovare la santità».

Don Tony Drazza: «Serve quella scintilla per pensare le cose con il cuore»

Don Drazza ha iniziato il suo intervento con una citazione del libro Novecento di Alessandro Baricco: "Benvenuti su questa nave, su questa città galleggiante che assomiglia in tutto e per tutto al Titanic. Benvenuti sull'Oceano, a proposito che ci fate qui?" 

«La domanda iniziale è perché stasera siete qui, con tutte le cose che avete da fare. Anche io mi sono chiesto perché sono qui - ha continuato don Drazza -. Poi io vi dico che cosa volete di più stasera? Che cosa volete di più da me stasera? O che cosa pensate di scoprire di più? Provate a immaginare, soprattutto chi ha un po' di anni nella sua vita, quante Quaresime ha vissuto, quanti Mercoledì delle Ceneri ha vissuto, quanti Venerdì Santo ha vissuto nella sua vita e ancora ricerca qualcosa di buono e di poter fare qualcosa di interessante nella sua esistenza. Provate a pensare quante volte siamo stati stimolati nella nostra conversione. Quante confessioni, quanti impegni, quanti fioretti, quanti fioretti abbiamo fatto, magari qualcuno continua a fare. E allora ci sono tante cose che noi facciamo, però poi ci manca sempre la scintilla interiore che ci fa smettere di pensare alle cose con la mente e prova a farci pensare le cose con il cuore. Perché i passi nella nostra vita e soprattutto i passi nella nostra vita spirituale noi li cominciamo a fare quando cominciamo a pensare con il cuore. Quando ci mettiamo seriamente dentro la nostra vita e capire che cosa posso fare, perché posso rendere la mia vita una testimonianza di Vangelo vera. Molto spesso abbiamo sempre detto che bisogna diventare testimoni del Vangelo fuori, nella nostra vita, nei nostri marciapiedi, nelle nostre case, quando andiamo a fare la spesa, quando andiamo a lavoro. Da qualche tempo comincio a pensare che forse noi dobbiamo diventare testimoni del Vangelo anche dentro».

«Passando quella Porta Santa, ognuno di voi non potrà tornare a casa più uguale»

Poi, il sacerdote pugliese ha fatto un passaggio anche sul Giubileo: «Il cammino per l'Anno Santo, oltre ad essere una serie di cose, una serie di calendari lunghissimi, di eventi, è necessario che sia anche un cammino interiore. Passando quella Porta Santa, ognuno di voi non potrà tornare a casa più uguale. E la cosa che dico ancora più forte, che sto dicendo in giro quando ho la possibilità di dirlo, chi non si sente pronto o non si sente disponibile a passare quella porta e a non tornare più uguale a casa, è meglio che non la passi».

Non è mancato un passaggio sul tema della profezia al centro del cammino sinodale della parrocchia di Mugnano del Cardinale: «La profezia è dire parole diverse rispetto a quelle che il mondo ci sta dicendo. E possiamo farlo nel nostro piccolo. Possiamo farlo con le nostre capacità, con le nostre parole, con i nostri gesti, con il nostro modo di stare al mondo. Logicamente noi non potremo andare mai dai grandi della terra e dire per favore basta. Non lo possiamo fare. Non lo possiamo fare purtroppo. Però possiamo cominciare da noi che siamo i piccoli della Terra per dire proviamo a invertire le cose partendo da mia sorella, da mio fratello, da mia madre. Provare ad invertire le cose da lì. Perché ogni tanto noi dobbiamo pensare al piccolo».

Infine, ha evidenziato don Drazza: «Bisogna trovare il tempo necessario per dirsi delle cose. Per fare in modo che delle parole, delle azioni, delle parole che noi diciamo possano rimettersi davanti a noi e capire, ma queste parole sono parole di vita o sono parole di morte? Perché sapete quando noi cominciamo a sbarellare? Quando non abbiamo più il fiato necessario per stare al mondo. Quando ci sentiamo costantemente affannati, costantemente di corsa, costantemente senza respiro. Allora è interessante pensare che forse tutti noi abbiamo bisogno di riprenderci l'ossigeno, di riprenderci il tempo necessario per capire realmente e respirare tutto quello che noi stiamo facendo. Ma qualcuno potrebbe dire, e come faccio io che esco la mattina alle sei e torno la sera alle dieci, tutte le sere, tutti i giorni? Ecco, soltanto innamorandoci di qualcosa. Perché soltanto l'amore trova il tempo. Se noi viviamo da innamorati, troveremo il tempo anche per trovare lo spazio necessario per ridirci delle cose».

L'intervento completo di don Trony Drazza sarà pubblicato sul prossimo numero di inDialogo, in uscita domenica 27 aprile 2025

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