di Andrea Fiorentino
In una giornata come quella mondiale della radio, la mia mente si riempie di ricordi e di emozioni, come se accendessi una vecchia radio a manovella e il suono delle onde sonore mi trasportasse indietro nel tempo. Sin da piccolo, le voci che si alternavano sulle frequenze radiofoniche hanno tracciato il percorso della mia vita, segnando momenti indimenticabili e sognando un futuro che, per un ragazzino come me, sembrava sempre lontano.
Ricordo la meraviglia di ascoltare «Tutto il calcio minuto per minuto» con il mio totem e padre putativo, Riccardo Cucchi: la sua voce avvolgente che riusciva a catturare ogni singolo istante delle partite con una maestria che sembrava magia. Le emozioni che trasmetteva erano palpabili, tanto da farmi sentire come se fossi veramente lì, sugli spalti, a vivere le gesta degli eroi sportivi del mio tempo. E non posso dimenticare Guido Zaccagnini, una colonna sonora della mia infanzia, la cui voce vibrante ha saputo raccontare ogni cronaca con competenza e passione.
Ma la radio era (ed è) anche altro: le voci delle radio libere, come quella di Raffaele Auriemma, che con il suo stile unico faceva vibrare le mie emozioni, portandomi in un viaggio attraverso storie che mi affascinavano e che mi insegnavano a sognare in grande. Aggiungo a questo mosaico sonoro i programmi musicali, dove la dolce melodia della voce di Paola Maugeri e la passione del compianto Massimo Cotto riuscivano a catturare l’anima, dipingendo paesaggi emotivi con note e parole che creavano una connessione profonda tra l’ascoltatore e la musica.
Oggi, quel sogno di bambino è (anche) diventato realtà. Co-conduco un programma sportivo su Radio 1 Station, una storica emittente campana che continua a evolversi, proprio come la radio stessa. Ogni volta che prendo il microfono tra le mani, sento il peso e la responsabilità di quelle stesse passioni che mi hanno guidato e di quelle voci che un tempo mi ispirarono. La radio, quella magia senza tempo, ha il potere di unire le persone, di farle sognare e di raccontare storie che meritano di essere ascoltate. E in questa giornata mondiale a lei dedicata, celebro non solo un mezzo di comunicazione, ma una forma d’arte che vive e pulsa, sempre in movimento, perché la radio non muore mai; essa continua a vibrare nel cuore di chi ha la fortuna di ascoltarla. La mia finestra dell'anima.