Oggi, dopo l'undici settembre

La riflessione di don Mimmo Panico, presbitero nolano, in occasione del ventritreesimo anniversario dell'attentato alla Torri Gemelle

di don Mimmo Panico

Un giorno destinato, al pari di altri, ad essere di lì a poco archiviato come semplice pagina d’agenda, come un giorno “qualsiasi”, divenne improvvisamente lo spartiacque della storia recente dell’umanità. Da allora, per tanti aspetti si parlerà , infatti, di un “prima” dell’undici settembre e di un “dopo” l’undici settembre: una normale mattinata americana, cominciata all’insegna della frenesia e dell’ottimismo tipici del nuovo mondo, aveva partorito un evento talmente senza precedenti che era difficile rinvenire nel vocabolario corrente un termine che lo descrivesse compiutamente.  

Fu follia, scelleratezza, orrore, nefandezza, sacrilegio? In verità, quell’evento era stato tutto questo ed altro ancora perché le immagini di quel giorno sarebbero state destinate a restare per sempre nella memoria collettiva dell’umanità, tanto da indurre considerazioni che andavano di gran lunga oltre l’orizzonte dell’immaginabile: l’orrore delle nefandezze naziste, gli orrori dei gulag, gli stermini di massa, le pulizie etniche, che sembravano essere stati consegnati per sempre agli archivi della storia, erano riemersi d’un colpo dalle nebbie del passato,  come fantasmi del male più cupo e allucinante...

La cronaca di quel giorno era già essa stessa un’orrenda bestemmia perché quell’attentato senza precedenti per complessità di organizzazione, per numero e determinazione dei partecipanti, per scelta degli obiettivi portava nelle nostre case l’Apocalisse di una conta terribile di vittime e distruzione. Con le Torri Gemelle, infatti, anche l’economia subiva un terribile contraccolpo, e il terrore fu capace di dimostrare quasi scientificamente che, in tempi di globalizzazione, l’attacco a un obiettivo-simbolo  rischia di stravolgere la speranza stessa dell’intera comunità mondiale nella pacifica convivenza. Nella casistica delle nefandezze, l’undici settembre aveva anche introdotto il concetto di guerriglia internazionale, capace di relativizzare  e annullare il concetto stesso di “sicurezza”. Planetarie, infatti, erano state le proporzioni del disastro: con gli Stati Uniti d’America fu colpito e ferito il mondo intero.

Anche la regia, infatti, era stata di diabolica genialità:  programmare collisioni a quindici minuti di distanza di modo che i maggiori network americani, allertati già dal primo impatto, avessero il tempo di portarsi sul posto e trasmettere le immagini dell’impatto in presa diretta nell’intero mondo, aveva fatto di quell’attentato lo spettacolo mediatico più impressionante di tutti i tempi. Per questo, l’undici settembre rappresenterà un’altra delle date da aggiungere a quelle che già segnano la storia del nostro mondo: come la nascita di Cristo, la fondazione di Roma, l’Egira, la scoperta dell’America, la scoperta dell’energia elettrica o del telefono, o la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, l’undici settembre 2001 segnerà l’inizio dell’epoca dell’incertezza.

Ferito a morte nella presunzione della illimitata potenza e intangibilità, l’Occidente si scoprì smarrito e vulnerabile, costretto per sempre a chiedersi: chi é il nemico, dove si nasconde, quando e come colpirà?  Le strade del mondo, insomma, cominciavano a essere attraversate da un fantasma che non incuteva più paura con  il volto, noto, di Osama Bin Laden o quello, sconosciuto, di un qualunque signor Nessuno, ma alimentava il mito di un’imprevedibilità che toglieva il sonno e consegnava alla storia il rischio di una scelleratezza ormai senza volto, e di un olocausto senza patria. La nostra civiltà era passata, insomma, dalla narcosi delle false sicurezze al senso di precarietà e fu come se un’altra era glaciale avesse avviluppato il pianeta, facendo sì che il sospetto sistematico riscrivesse le regole della convivenza. L’autore di queste povere note non sa dire se nel frattempo sia cambiato qualcosa - e, anzi,  vorrebbe rispondere di no, visto quanto ancora accade in Medio Oriente o in Ucraina - ma con Papa Francesco, inossidabile pellegrino di pace, che ci esorta a coltivare una speranza capace di cogliere nel presente le premesse di un mondo migliore, ancora si sforza di credere nell’uomo…





Questo sito web utilizza i cookie
Questo sito o gli strumenti di terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner acconsenti all'uso dei cookie.
design komunica.it | cms korallo.it.