Ualsi a Lourdes per affidare dolori e speranze a Maria

Si è consluso sabato scorso il consueto pellegrinaggio estivo alla Grotta di Massabielle promosso dall'Unione amici di Lourdes e Santuari italiani. «Volontari, ammalati e pellegrini insieme, di tappa in tappa, hanno condiviso una straordinaria esperienza di fede e amicizia», spiega l'assistente spirituale e presidente, don Raffaele Rianna.

Anche quest'anno il treno bianco dell'Unione amici di Lourdes e Santuari italiani (Ualsi) ha compiuto il suo viaggio da Reggio Calabria a Lourdes per accompagnare alla Grotta di Massabielle, dove l'Immacolta Concezione apparve a Bernadette, quanti convivono con il dolore e la disabilità.

Nata a Sant'Anastasia il 30 aprile 1967, grazie all'impegno dell'anastasiano Federico Pepe ed è eretta Pia Unione nel 1973, l'Ualsi opera attraverso gruppi territoriali in Campania, Basilicata, Calabria per la diffusione del culto alla Madonna di Lourdes e l'accompagnamento, non solo spirituale, di persone ammalate e con disabilità. Nella diocesi di Nola, l'Ualsi è presente a Brusciano, Cicciano, Nola, Pomigliano d’Arco, Sant'Anastasia, San Gennarello di Ottaviano, Scafati.

Un treno carico di fede e amicizia ha viaggiato da Raggio Calabira alla Grotta di Massabielle  

Il gruppo di volontari e passeggeri Ualsi è partito il 27 luglio per la Francia ed è rientrato in Italia il 3 agosto. Ad accompagnare la speciale carovana di pellegrini, il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, e i sacerdoti nolani, don Davide D'Avino, direttore spirituale del pellegrinnaggio, e don Sebastiano Marino.

Presidente e assistente spirituale dell'Associazione e Fondazione Ualsi è il presbitero nolano don Raffaele Rianna, parroco di San Gennaro in San Gennarello di Ottaviano, direttore dell'Ufficio liturgico diocesano.

Don Rianna, qual è l'importanza del viaggio annuale a Lourdes dell'Ualsi?

«Il viaggio annuale a Lourdes organizzato dall'Ualsi rappresenta un momento centrale della nostra attività. Non è solo un pellegrinaggio, ma un vero e proprio percorso di fede, di condivisione e di speranza. Lourdes, con il suo forte richiamo spirituale, diventa il luogo in cui malati, volontari e fedeli si incontrano per vivere un'esperienza di intensa spiritualità e comunità. Il primo dei nostri pellegrinaggi a Lourdes si è concluso da qualche giorno. Sabato scorso, “il treno bianco” partito da Reggio Calabria il 27 luglio è tornato carico di esperienze, di emozioni, di amicizie. Volontari, ammalati e pellegrini insieme, di tappa in tappa, hanno attraversato l’Italia e la Francia per raggiungere i Pirenei e fermarsi ai piedi della Bianca Signora e lì vivere giorni di intensa felicità. Per i malati e i sofferenti, questo viaggio offre conforto, sostegno e un'occasione per sentirsi parte di una grande famiglia che si prende cura di loro. Per i volontari, è un'opportunità per servire il prossimo con amore e dedizione, vivendo concretamente il Vangelo. Infine, per tutti i partecipanti, Lourdes rappresenta un momento di rigenerazione spirituale, un’occasione per riflettere sulle proprie vite alla luce della fede e per affidare a Maria le proprie preghiere e speranze».

A Lourdes si va per affidare a Maria la propria vita: è una scelta possibile solo per chi soffre?

«Andare a Lourdes e affidare la propria vita a Maria non è un gesto riservato esclusivamente ai sofferenti. Lourdes è un luogo di grazia e di incontro per tutti coloro che desiderano ritrovare se stessi e quindi avvicinarsi a Dio attraverso l'intercessione della Madonna. Anche se i malati e i sofferenti trovano un conforto speciale in questo pellegrinaggio, ogni persona che si reca a Lourdes porta con sé un bagaglio di speranze, preoccupazioni, e desideri. Affidare la propria vita a Maria significa anzitutto riconoscere la propria fragilità umana e chiedendo alla Madre di Dio di intercedere presso suo Figlio per noi. È un atto di fede che coinvolge ogni credente, indipendentemente dalla propria condizione fisica o psicologica. In questo senso, Lourdes diventa un luogo universale di preghiera, di “rinascita” dove tutti possono trovare accoglienza, ascolto e la possibilità di rinnovare la propria vita umana e spirituale».

Ogni carisma associativo, ecclesialmente impegnato, è segno del grande amore di Cristo per la sua Chiesa. Come l’Ualsi vive questa responsabilità?

«L’Ualsi vive la propria missione come espressione concreta dell’amore di Cristo per la sua Chiesa, attraverso l'accoglienza e il servizio ai più deboli. Seguendo l'esempio del fondatore Federico Pepe, che ha saputo trasformare la propria condizione di disabilità in una fonte di ispirazione e di forza per gli altri, l’associazione si impegna a costruire una comunità basata sulla fraternità e sull’amore. Il Villaggio della Fratellanza voluto dal nostro fondatore a Sant’Anastasia, dove tutto è nato, è il cuore pulsante di questa missione. È un luogo dove si combatte la solitudine, dove chiunque può trovare un senso di appartenenza e di vicinanza, specialmente coloro che vivono situazioni di disagio e isolamento. I gruppi territoriali presenti nella nostra diocesi di Nola e nella diocesi di Aversa, in Basilicata e nella Calabria, rendono il volontariato non solo un impegno, ma una vocazione: i volontari offrono il loro tempo e le loro energie per prendersi cura degli altri, instaurando relazioni di amicizia e di sostegno reciproco. Attraverso questi gesti concreti, l’Ualsi, espressione della carità della Chiesa, testimonia l’amore di Cristo portando avanti l'eredità spirituale e umana di Federico Pepe con fede e dedizione, rendendo tangibile l’amore che unisce la comunità ecclesiale».

(Foto: https://www.ualsi.it/)




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