Kolbe, con Maria seguì Cristo sulla via dell'amore

Ricorre oggi la memoria liturgica di san Massimiliano Maria Kolbe, francescano che morì ad Auschwitz offrendo la sua vita in cambio della salvezza di un altro prigioniero. Padre Giacomo Verrengia, francescano e parroco di Sant'Antonio di Padova a Sant'Anastsia, raggiunto al telefono, ha fatto brillare la forza della sua testimonianza.

Padre Giacomo Verrengia è parroco di Sant’Antonio di Padova in Sant’Anastasia. Come padre Massimiliano Maria Kolbe, del quale oggi si celebra la memoria liturgica, padre Verrengia è un religioso francescano dell’Ordine dei Frati minori conventuali.

«Fin da ragazzo - ha raccontato al telefono - da quando in prima media sono stato tra i Frati Conventuali in Assisi, ho cominciato a conoscere e amare l'ideale mariano si padre Kolbe, cioè consacrarsi all'Immacolata». «Kolbe è stato un bambino scelto da Maria e posto sotto la sua protezione chiedendogli di scegliere tra due corone - ha sottolineato padre Verrengia - "Quale corona vuoi: quella bianca o quella rossa?". Il ragazzo, allora di nome Raimondo, rispose con generosità ed entusiasmo: "Le voglio tutte e due", non sapendo che quelle corone dovevano essere il segno della sua vita consacrata e del suo martirio di carità».

Kolbe, un cuore da sempre innamorato di Cristo e di Maria

Massimiliano Maria Kolbe - al battesimo Raimondo - nasce l'8 gennaio del 1894 a Zdunska Wola non molto lontano da Lodz (Polonia), figlio di Giulio e Maria Dabrowska. Fin da adolescente si sente affascinato dall'ideale di San Francesco d' Assisi.

Entrato nel seminario minore dei Francescani conventuali di Leopoli, dopo il noviziato è inviato a Roma, al Collegio Internazionale dell'Ordine, per gli studi ecclesiastici.

«Padre Kolbe – ha continuato padre Verrengia – è un giovane frate e sacerdote francescano pieno di tanti desideri, ma soprattutto spinto dal grande desiderio di far conoscere a tante anime l'ideale della consacrazione alla Immacolata fondando nel 1917 la Milizia dell'Immacolata».

Nel 1918 è ordinato sacerdote e nel 1919, completati gli studi ecclesiastici, ritorna in Polonia per iniziare a Cracovia un lavoro di organizzazione e animazione del movimento della Milizia dell'Immacolata.

«Padre Kolbe fu un frate giornalista appassionato della verità – ha aggiunto padre Verrengia -. Subito dopo la sua ordinazione sacerdotale, appena ritornato in Polonia fondò la Città della Immacolata, che arrivò fino ad essere composta da circa 700 frati consacrati alla Immacolata e con loro iniziò la stampa di una rivista Il Cavaliere della Immacolata che già prima della guerra raggiunse un milione di copie. E fu un missionario intrepido in Giappone dove visse per circa sei anni e dove fondò la Città della Immacolata e Il Cavaliere in giapponese. Portò in questo lontano oriente, a Nagasaki, l'ideale della consacrazione a Maria e fondò la seconda città della Immacolata, neppure la bomba atomica distrusse il suo operato che continua ancora oggi».

Testimone dell'amore nell'inferno di Auschwitz

Nel 1936, rientra in Polonia. Il primo settembre del 1939, scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Il 17 febbraio 1941 padre Kolbe è arrestato dalla Gestapo e incarcerato nel carcere Pawiak di Varsavia. Il 28 maggio dello stesso anno è deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dovegli viene assegnato il numero 16670.

«È stato un martire per amore nel campo di Auschwitz, il terribile campo di concentramento, dove volle testimoniare quello che aveva scritto sul numero della sua Rivista: "L’odio non è una forza creativa. Questi dolori non ci piegheranno ma devono aiutarci ad essere forti. Sono necessari perché coloro che rimarranno dopo di noi siano felici"», ha raccontato ancora padre Verrengia.

Alla fine di luglio avviene l'evasione di un prigioniero. Come rappresaglia il comandante Fritsch decide di scegliere dieci compagni dello stesso blocco, condannandoli ingiustamente a morire di fame e di sete nel sotterraneo della morte: «Padre Kolbe non era stato scelto tra i dieci, ma sentì i lamenti di un prigioniero scelto per andare a morire: " Addio mia sposa, addio figli miei”. Era il sergente polacco Francesco Gajowniczek. Fu allora che il prigioniero Kolbe, conosciuto solo col numero 16670, uscì dalle file e chiese di prendere il suo posto. Di fronte alla domanda: “Chi sei? Cosa vuoi?”, egli rispose "Sono un sacerdote cattolico polacco, sono anziano e voglio prendere il suo posto perché egli ha moglie e figli". Il comandante delle SS accettò stranamente quella proposta e padre Kolbe meritò quella corona rossa segno del martirio di carità».

Il 14 agosto 1941, padre Kolbe termina la sua vita con un'iniezione di acido fenico. Il giorno seguente il suo corpo è bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri sparse al vento.

«Anche nel campo di concentramento fu testimone dell’amore – ha raccontato ancora padre Verrengia -. Tra le tante testimonianze c'è quella di Sigmondo Corson, divenuto conduttore televisivo in America: "Avevo tredici in anni e venivo da una bella casa, dove l'amore era una parola chiave. All'improvviso mi trovai orfano e solo nell'inferno di Auschwitz. Padre Kolbe fu per me come un angelo e come una chioccia, mi prese tra le sue braccia. Asciugava sempre le mie lacrime. Lui sapeva che ero ebreo, ma questo non faceva differenza: egli amava tutti e donava amore, nient'altro che amore. Distribuiva una parte così grande delle sue razioni che per me era un miracolo che lui rimanesse in vita. Ho amato moltissimo Massimiliano Kolbe e lo amerò fino all'ultimo istante della mia vita».

Il 10 ottobre 1982, in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha proclamato "Santo" padre Kolbe: «Massimiliano non morì ma ‘diede la vita per il fratello’. Egli da sé si offrì alla morte per amore. Proprio per questo la morte di Massimiliano Kolbe divenne un segno di vittoria. È stata questa la vittoria riportata su tutto il sistema del disprezzo e dell’odio verso l’uomo e verso ciò che è divino nell’uomo, vittoria simile a quella che ha riportato il nostro Signore Gesù Cristo sul Calvario», disse il Papa durante l’omelia. 






Questo sito web utilizza i cookie
Questo sito o gli strumenti di terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner acconsenti all'uso dei cookie.
design komunica.it | cms korallo.it.