Mar Mediterraneo: un patrimonio da custodire per il domani

Oggi 8 luglio, ricorre la Giornata internazionale del Mar Mediterraneo: un luogo la cui preservazione è fondamentale per la pace tra i popoli. La questione mediterranea è stata al centro dell’edizione 2024 della Summer School dell’Ac di Nola

Ricorre oggi la decima Giornata internazionale del Mare Mediterraneo. Un mare piccolo, se si considerano le sue dimensioni – circa 2,5 milioni di Km, l’1% degli oceani della Terra – ma importantissimo per la storia dell’umanità.

Mediterraneo: ricchezza di rara bellezza ma anche estremamente fragile

Situato tra tre continenti – Europa, Africa e Asia – il Mar Mediterraneo è stato infatti culla di grandi civiltà che lo hanno reso un crocevia culturale, commerciale, sociale e spirituale. Ma il Mar Mediterraneo è anche un hotspot della biodiversità con più di 17000 specie, circa il 7,5% delle specie mondiali. Sono invece 25000 le specie vegetali che vivono in questa ecoregione. Un patrimonio di rara bellezza ma anche estremamente fraglie.

La Giornata internazionale del Mare Mediterraneo è nata con l’’obiettivo di aiutare a far prendere coscienza di questa fragilità che ha ripercussioni forti sulla vita di singoli e popoli. Come annuncia oggi il Wwf, «ben l’87% del Mar Mediterraneo ha problemi di inquinamento, soprattutto legati a metalli tossici, sostanze chimiche industriali e rifiuti di plastica. A causa dell’inquinamento non solo del mare ma anche delle acque dolci, dell’aria e del suolo, la salute degli esseri umani è messa sempre più a rischio: negli ultimi due decenni i decessi causati dalle moderne forme di inquinamento (atmosferico e da sostanze chimiche tossiche) sono aumentati del 66%, fino a raggiungere i 9 milioni di morti l’anno, il che rende l’inquinamento il principale fattore di rischio ambientale per malattie e morti premature a livello mondiale».

Non solo per il peso che ha sul futuro dei Paesi che si affacciano su di esso ma per la pace mondiale, lo stato di salute del Mediterraneo interroga tutti, dai singoli cittadini alle istituzioni, dagli studenti universitari agli studiosi. Interroga anche i teologi.

«La teologia è provocata dal Mediterraneo perché è necessaria una sua lettura teologica che sappia raccogliere quella narrazione dell’umano che il Mediterraneo porta con sé e che importante per una comprensione più profonda della verità del Vangelo. Il Mediterraneo racconta infatti di un senso dell’accoglienza e dell’umano che è fatto non di prevaricazione e dominio ma della capacità di costruire una convivenza in cui ci si accoglie reciprocamente senza tacere la fatica e la conflittualità che questo comporta. Anzi, tener presente la giusta resistenza dell’altro, la sua non omologabilità è quello che il Mediterraneo racconta ma anche chiede in un tempo segnato da tensioni e conflitti a livello globale», ha sottolineato Giuseppina De Simone, coordinatrice del biennio specializzazione in Teologia Fondamentale dedicato alla Teologia dell’esperienza religiosa nel contesto del Mediterraneo, intervenendo all’ultima edizione della Summer School promossa dall’Azione cattolica della diocesi di Nola.

Mediterraneo: una complessità da imparare a conoscere

Il Mediterraneo è stato il protagonista dell’edizione 2024 della Summer School nolana alla quale hanno preso parte circa quaranta iscritti accompagnati dagli esperti e appassionati relatori in un viaggio alla scoperta del “sogno mediterraneo della pace” e dei suoi “nodi e snodi”.

«L’associazione ha a cuore l’educare alla complessità e il Mediterraneo è un fenomeno complesso, con un insieme di contaminazioni che vanno approfondite sempre di più perché la costruzione della pace non può prescindere dallo studio dei contesti», ha spiegato Nicola Sergianni, amministratore dell’Ac di Nola e responsabile della Summer School.

È stata Sihem Djebbi, docente di Scienze politiche presso l’Università Sorbonne e l’Istituto di Studi Politici di Parigi, ad introdurre i presenti nello scenario mediterraneo attuale, soffermandosi in particolare sulla sfida delle migrazioni che da sempre caratterizza le sponde del Mare nostrum: «Era importante per me intervenire oggi sulla questione del Mediterraneo e sulla possibilità di costruire una pace inclusiva, per far capire come sia possibile costruire un modello di pace anche in presenza di fattori di conflittualità. Ci sono infatti fattori positivi e importanti come l’interesse dei giovani per i diritti umani e l’inclusività, la pluralità religiosa, i legami sociali e culturali tra le due rive. Tutto questo ci dice che siamo legati da un destino comune e aiuta a decostruire la narrazione del migrante come nemico: bisogna partire dalle esperienze concrete delle persone, da sud a nord per costruire una società partecipata».

In collegamento da Napoli, Anna Carfora, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale (Pim)- Sezione San Luigi di Napoli, ha ripercorso i passi di Giorgio La Pira, il sindaco santo, che fu tra i primi a promuovere il sogno mediterraneo della pace. Ed anche a interpellare, con quel sogno, le coscienze dei cattolici e dei non cattolici. Coscienze che ancora oggi sono interrogate dalla sfida dell’accoglienza, come ha messo in evidenza da Filomena Sacco, docente di Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma: «La questione mediterranea richiama la caratteristica peculiare dei cristiani che è l’accoglienza. La Chiesa cattolica è cattolica perché ‘universale’ quindi accoglie tutti. Un cristiano che vuole essere fedele alla sua fede deve essere accogliente. La questione mediterranea mette in crisi il valore dell’accoglienza ed è una sfida a riscoprirlo. Nel libro della Genesi leggiamo che alcuni praticando l’accoglienza hanno accolto degli angeli. Quindi il Signore ci chiede di spenderci per questo valore e questa è la sfida di oggi».

Summer School Nola
Il gruppo di partecipanti alla Summer School 2024 dell'Ac di Nola

Fondamentale per la pace è il contributo delle religioni e del dialogo interreligioso su cui si è soffermato il gesuita Luigi Territo, docente di Teologia dogmatica presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale-Sezione San Luigi di Napoli: «Il ragionamento sulle religioni come luoghi di pace nel Mediterraneo è occasione per riflettere sull’esperienza dell’uomo da sempre ibrida, contaminata, frutto di contaminazioni feconde. In fondo le fedi del mediterraneo rappresentano questa storia. Quindi non possiamo considerarci antagonisti quando da sempre facciamo parte di un’unica radice, di un volto desiderante che cerca Dio a partire dalle proprie coordinate geografiche e spirituali».

Coinvolgenti i laboratori proposti che hanno consentito ai partecipanti di superare pregiudizi, allargare orizzonti, far nascere nuove domande, accrescere il desiderio di un rinnovato impegno, per la pace, nel quotidiano. Entusiasti i giovani iscritti, come Emanuela Odore, Carmen Ciccone e Antonio Caldarelli: «Abbiamo scelto tre parole per racchiudere la bellezza di questa Summer School: coscienza perché abbiamo riflettuto su temi attuali e portiamo nuove consapevolezze a casa; dialogo, fondamentale, anche tra noi, per arrivare alla pace; fratellanza che ci muove una domanda: "Da domani cosa possiamo fare per la pace?"»

Guarda il servizio dedicato alla Summer School dell'Azione cattolica di Nola






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