Oggi, 21 giugno, ricorre la memoria di San Lugi Gonzaga, protettore dei giovani cattolici, dei malati di Aids, dei ministranti e degli studenti. Stasera, è prevista una Santa Messa nella chiesa del Gesù di Nola, dove si trova una venerata statua del santo.
San Luigi Gonzaga: il gesuita che scelse gli ammalati
Luigi Gonzaga nacque il 9 marzo del 1568 a Castiglione delle Stiviere (Mantova) da una famiglia nobile, figlio del marchese Ferrante Gonzaga. A soli 16 anni, il giovane Luigi confessò al padre il suo desiderio di entrare nella Compagnia del Gesù, e rinunciando alle sue ricchezze ereditarie, lasciate al fratello, entrò nel Collegio di Roma dei Gesuiti e si dedicò, anima e corpo, agli umili e agli ammalati. In particolare, San Luigi fu molto attivo durante l'epidemia di peste che colpì Roma nel 1590. In quell'occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, fu contagiato e morì all'età di 23 anni. Papa Benedetto XIII lo canonizzò il 31 dicembre 1726. Il suo corpo è sepolto nella chiesa di Sant'Ignazio di Campo Marzio a Roma.
La sua figura è accompagnata da alcuni simboli: un giglio, che si riferisce all'innocenza; un crocifisso, che si riferisce alla pietà e al sacrificio; un teschio, riferito alla sua morte prematura; e un rosario, che si riferisce alla sua devozione alla Beata Vergine Maria.
Alla chiesa del Gesù di Nola una Santa Messa «carica di fede e storia»
Stasera, alle 18:00, presso la chiesa del Gesù a Nola, in memoria di San Luigi ci sarà la Santa Messa che «è carica di fede e di storia», sottolinea monsignor Luigi Mucerino.
«Sarebbe interessante scoprire le ragioni che hanno portato alcuni santi ad “arredare” le nostre chiese con le loro rispettive immagini di pittura o
scultura. Sono ragioni volute indubbiamente dalla comunità, ma non si escludono ragioni inerenti singole persone o gruppi. San Luigi è nella Chiesa del Gesù per motivi “ambientali”; non sarebbe pensabile una chiesa di tipica architettura gesuitica del '500 senza di lui, almeno se ci riferiamo alla
Chiesa del Gesù di Nola, dove egli è presente con la sua statua invitante in un cappellone con tre affreschi di sant’Ignazio, con un dipinto di San
Francesco Saverio nel cappellone dirimpetto, con una scultura tombale della contessa San Severino che volle i gesuiti a Nola. Sono soggetti che si richiamano tra di loro, nello stesso periodo storico e nello stesso spazio di arte», spiega monsignor Mucerino aggiungendo che «liberatosi dai condizionamenti di una nobile famiglia, San Luigi si diede alla vita religiosa con fervore efficace nella preghiera, negli studi, nella carità. E fu il “contagio” della carità espressa eroicamente per gli appestati della Roma di fine 500, che lo fece amico di Cristo nella santità. Nel corso degli anni o dei secoli al nome di San Luigi si intitola nel 1700 una congrega operante presso la stessa chiesa fino ai giorni attuali. Non possiamo capire san Luigi, se non lo collochiamo nel contesto dei rapporti molteplici con la comunità del mondo gesuitico dei primi tornanti della sua storia. Egli è parte di una scia di missionari e martiri in casa propria e soprattutto ad gentes. Anche la terra di Nola vanta due martiri nella prima metà del 600: il servo di Dio Francesco Palliola che finì martire nella Filippine e padre Marcello Mastrilli che ebbe la stessa sorte a Nagasachi».