di Tonia Buonarosa*
In giro dicono di me che sono in grado di dare sapore a un piatto fino a renderlo gustoso; alcuni, per usare una metafora, mi definiscono il sale della vita. Penso che intendano dire che, se mi si usa con moderazione, sono in grado di regalare gioia, proprio come farebbe il sorriso rassicurante di un genitore o l’abbraccio caloroso di un amico. Di recente, ho incontrato un gruppo di ragazzi che mi hanno fatto comprendere meglio il senso di vivere un’esperienza aggiungendo amore, sfida e avventura, tutte qualità che esaltano la vita e la rendono unica.
Proprio di loro voglio parlarti oggi, caro lettore. Te li presento: sono i giovani e giovanissimi della parrocchia di San Vincenzo Ferreri, guidati con cura da don Vincenzo Ragone. Sono proprio loro che, per prepararsi insieme alla solennità del Corpus Domini, per la prima volta si sono messi in gioco per adornare l’altare, luogo di adorazione e preghiera in cui viene esposto il Santissimo Sacramento, il luogo dove cielo e terra si incontrano. Proprio in quel luogo hanno deciso di ricreare la tradizionale infiorata utilizzando sale, foglie e petali colorati di Dianthus caryophyllus, meglio conosciuti come garofani, noti per la loro bellezza ed eleganza. In questo modo hanno voluto ricreare simboli cruciali associati all’Eucaristia, corpo e sangue di Cristo, primo tra tutti l'“IHS” (trascrizione latina dell’abbreviazione del nome greco di Gesù,᾿Ιησοῦς, ndr), posizionato al centro dell’altare, poiché rappresenta la presenza reale di Gesù Cristo nell'Ostia consacrata durante la celebrazione della Santa Messa.
Dopo tutto ciò che hai letto, ti sembrerà poca cosa il fatto che abbiano chiesto proprio il mio aiuto per realizzare tale opera, ma se non l’avessero fatto, adesso non potrei raccontarti di come li ho visti impegnarsi con entusiasmo, aiutandosi l’un l’altro e riuscendo a fare squadra, che ai miei occhi sapeva tanto di famiglia. Sono stati in grado di donarmi tante sfumature. Io sono conosciuto per il mio colore bianco, di cui un po' mi vanto e vado fiero, ma loro, trascinandomi in un vortice di vernice, hanno fatto in modo che io diventassi blu, giallo, azzurro e poi ancora rosso; tutti colori che ho indosso mi sono piaciuti da impazzire, ma ti confesso che le cose che mi sono rimaste più impresse sono la cura, la delicatezza e la minuziosità con cui mi hanno maneggiato, facendo in modo che, insieme alla grazia dei petali, prendessi forme che mai avrei immaginato di avere. Vorrei ringraziarli perché mi hanno trasmesso la gioia e l’emozione che stavano vivendo e che era palpabile. Naturalmente, non è mancata la stanchezza, subito ripagata da momenti in cui i loro volti si sono illuminati con lieti sorrisi, sicuri del fatto che quell’impegno sarebbe stato ripagato dalla consapevolezza, una volta conclusa l’opera, di poter lasciare ai piedi dell’altare tutto l’amore di cui era pieno il loro cuore.
Caro lettore, ora vorrei concludere svelandoti un piccolo segreto: questi ragazzi si sono preoccupati per la mia incolumità più di quanto io non lo sia mai stato per la mia vita. Avevano paura che qualcuno potesse calpestarmi ed erano pronti a difendermi da qualsiasi cosa. Ho imparato ad amarli anche attraverso questi piccoli gesti, e sono sicuro che, conoscendoli, potresti cadere in amore anche tu per l’entusiasmo che sono in grado di trasmetterti.
* giovane dell'Azione cattolica della parrocchia San Vincenzo Ferreri a Scafati