Giornata internazionale per le vittime di tortura: quarant'anni fa la Convenzione

Il 26 giugno 1984 entrò in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre punizioni o trattamenti crudeli, disumani o degradanti

Oggi, 26 giugno, si celebra la Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura. Nel 1987 è entrata in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre punizioni o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, con l'obiettivo della totale eradicazione della tortura e dell'effettivo funzionamento della Convenzione.

Il sostegno di 174 Stati alle persone oppresse da trattamenti crudeli e disumani

Sono 174 gli Stati che hanno firmato la “Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti”, fra cui l’Italia, e, nello specifico, sono 108 le Nazioni che hanno una legge per punire questo reato. C’è un aumento dell’uso della tortura in tutto il mondo. Secondo il Conflict index 2024,  «il mondo sta diventando molto più violento negli ultimi anni: i tassi di eventi di conflitto sono aumentati di oltre il 40% dal 2020 al 2023; e aumentato del 12% nel 2023 rispetto ai tassi del 2022. Ma il 2020 è stato un anno relativamente meno violento rispetto al 2018-2019, quando infuriavano le guerre sia in Afghanistan che in Siria. Rispetto a quegli anni l’incremento nel 2023 è ancora significativo attestandosi in media al 20%».

Secondo la Convenzione, il termine "tortura" designa «qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito».

Dal 2022 relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura è l'avvocato australiano Alice Jill Edwards.

Papa Francesco: «La tortura non è una storia di ieri. Purtroppo, fa parte della nostra storia di oggi»

«Bruttissima» e «disumana» aveva definito la tortura dei prigionieri, papa Francesco, che, a fine udienza generale in Piazza San Pietro lo scorso aprile, aveva rivolto un pensiero alla Terra Santa e al conflitto ucraino. «Pensiamo alla Terra Santa, Palestina, Israele. Pensiamo all’Ucraina, la martoriata Ucraina. Pensiamo ai prigionieri di guerra: che il Signore muova la volontà per liberarli tutti», aveva dichiarato il Pontefice.

Poi, parlando dei prigionieri, aveva proseguito il Papa: «Mi vengono in mente coloro che sono torturati. La tortura dei prigionieri è una cosa bruttissima, non è umana. Pensiamo a tante torture che feriscono la dignità della persona e a tanti torturati. Che il Signore aiuti tutti e benedica tutti».

Tuttavia, il Santo Padre aveva denunciato le torture già nel videomessaggio di preghiera per il mese di giugno 2023, in cui, dinanzi a immagini di prigionieri incatenati a una sedia, incappucciati, con le mani legate, domandava al mondo: «Come è possibile che la capacità di crudeltà dell’uomo sia così grande? La tortura. Mio Dio, la tortura! La tortura non è una storia di ieri. Purtroppo, fa parte della nostra storia di oggi. Fermiamo questo orrore della tortura. È imprescindibile mettere la dignità della persona al di sopra di tutto. Altrimenti le vittime non sono persone, sono "cose", e possono essere abusate oltre misura, causandone la morte o provocando danni psicologici e fisici permanenti per tutta la vita».






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