Corpus Domini, così Cristo ci fa già entrare nel Regno di Dio

Alcuni passaggi dell'omelia del vescovo di Nola, Francesco Marino, in occasione della Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo celebrata ieri, 2 giugno, presso la Cattedrale

Il richiamo al "sangue", presente nella letture e nel vangelo per la Solennità del Santissimo corpo e sangue di Cristo, è stato al centro dell'omelia del vescovo di Nola, Francesco Marino, ieri sera presso la Cattedrale di Nola, durante la Celebrazione eucaristica che ha preceduto la processione per le strade cittadine.

Nel sangue l'alleanza vitale con Dio, comunione eterna

«Il sangue è richiamato come simbolo di alleanza. Il patto di Mosè è sigillato dal sangue: "Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole" (Cfr. Es 24, 3-8). Il sangue era infatti il simbolo della vita e attraverso il sangue si vuole significare il carattere vitale del patto con cui Dio vuole guidare il popolo sulla via della giustizia perché sia popolo in cui ha sede la giustizia. E questo patto è fatto sulle dieci parole che Dio consegna a Mosè: l'osservanza della legge è dunque impegno per la salvezza della vita, una vita nella comunione con il Signore», ha esordito monsignor Marino.

Soffermandosi poi sul passo del Vangelo di Marco (Cfr. Mc 14, 12-16.22-26) il presule ha sottolineato che «Gesù, nell'ultima, cena riprende il passo dell'Esodo facendo rifermento al 'calice dell'alleanza', alla salvezza di Dio che in lui è salvezza eterna perché il sangue che sarà versato è il sangue di Cristo. E nella consegna di se stesso Gesù ristabilisce la comunione con il Padre che è comunione eterna. Ecco allora il senso della festa di oggi: porteremo in processione il corpo del Signore per dire che vogliamo rimanere in questa comunione, questa alleanza con Dio, in Cristo.  E questa alleanza esige impegno per la pace e per la giustizia. E come comunità cristiana, oggi, vogliamo dire con questa Solennità, che vogliamo essere testimoni di giustizia e di pace». 

«Mi piace, infine, sottolineare - ha aggiunto il vescovo Francesco - il riferimento al Reno che Gesù fa nell'ultima cena, quanto istituisce l'Eucaristia. Egli intravede già la sua risurrezione e quindi la comunione piena con il padre, nel Regno. E questo ci dice che oggi, noi, già pregustiamo e annunciamo il Regno partecipando all'Eucaristia. Con l'Eucaristia, ogni volta, entriamo nel Regno di Dio, per questo diventiamo uomini e donne di speranza».

Una festa che risale al XIII secolo

La festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo fu istituita nel 1246 da papa Urbano IV. A convincere il Pontefice della necessità di istituire questa festa fu, oltre alla proposta della mistica Giuliana de Retine, priora nel Monastero di Monte Cornelio, il miracolo eucaristico di Bolsena: nel 1245 Pietro da Praga, un sacerdote boemo di ritorno da un pellegrinaggio Roma, si fermò presso la chiesa di Santa Cristina a Bolsena per celebrare la messa. Mentre spezzava l’ostia consacrata fu colto dal dubbio dell’effettiva presenza di Cristo: in quel momento dall’ostia stillarono alcune gocce di sangue che caddero sul corporale di lino e sulle pietre dell’altare.

La Solennità del Corpus domini cade il giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità. Le celebrazioni vengono spostate alla domenica successiva.






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