Tra i primi vescovi di Nola, san Massimo viene celebrato il 7 febbraio, giorno della sua morte. Le reliquie del Santo saranno portate, in occasione dei festeggiamenti in suo onore, nella parrocchia Maria SS. della Misericordia e San Biagio in Nola.
Le reliquie di San Massimo arrivano nella parrocchia Maria SS. della Misericordia e San Biagio in Nola
Oggi, 7 febbraio, la parrocchia Maria SS. della Misericordia e San Biagio in Nola darà il via ai festeggiamenti in onore di san Massimo, accogliendo il “corpo” da sempre custodito dai monaci dell’abazia di Montevergine. Le reliquie arriverà accompagnata dall’abate Riccardo Guariglia che presiederà la Santa Messa delle 18:00.
Giovedì, 8 febbraio, l’Eucaristia delle 18:00 sarà invece celebrata dal parroco della Cattedrale di Nola, don Domenico De Risi che, a seguire, offrirà una lettura critica del XV Carme di San Paolino di Nola, testo nel quale, il santo ricorda la figura del vescovo Massimo, soccorso dal presbitero Felice.
Venerdì 9 febbraio, sarà poi monsignor Giovanni Rinaldi, vescovo emerito di Acerra, a presiedere la Messa delle 18:00; sabato 10 febbraio, il vescovo emerito di Nola, Beniamino Depalma, domenica 11 febbraio, il vescovo di Nola, Francesco Marino.
San Massimo, uno dei primi vescovi di Nola
Vissuto nella seconda metà del III secolo, San Massimo resse la diocesi di Nola durante il periodo di persecuzioni di Decio. Le notizie sulla sua vita sono state trasmesse da San Paolino nei carmi XV e XVI, composti negli anni 398-399.
Vescovo di Nola, fu un uomo di una profonda fede e carità. In età molto avanzata, non riuscendo più a supportare i fedeli nelle continue persecuzioni, decise di rifugiarsi sui monti. In fin di vita per la fame e per il freddo, fu soccorso dal santo presbitero Felice con succo di uva miracolosa. Riportato a Nola, fu così affidato alle cure di una pia donna e morì in tempo di pace.
Il corpo di San Massimo, verso il 715, sarebbe stato trafugato a Benevento dal vescovo di Nola Leone III, per salvarlo dalle scorrerie armate del principe Romualdo II. In seguito, da re Guglielmo I sarebbe stato affidato in custodia ai monaci di Montevergine che tutt'ora custodiscono le reliquie del santo.
Il 25 maggio 1986, una reliquia del santo fu riportata a Nola ed oggi si trova nella Cattedrale. Inoltre, si trovano tracce del suo culto nel Vallo di Lauro (Pernosano), nel casertano (Orta di Atella), a Benevento e a Salerno.
Tracce di San Massimo nell'arte nolana
È a firma di Andrea Sabatini da Salerno (attivo dal 1484 al 1530) l'olio su tela che rappresenta il vescovo Massimo. Si tratta di uno dei quattro pannelli che facevano parte dell’articolato polittico dell’altare maggiore del duomo di Nola, commissionato, nei primi decenni del XVI secolo, dal vescovo Giovan Francesco Bruno (1505 - 1546). L’opera, come attestano diversi documenti di archivio, doveva essere formata da scomparti di diverse dimensioni, articolati su più registri con un programma iconografico ben preciso: al centro la Vergine Assunta, a cui è dedicata la cattedrale sin dal Trecento, contornata dai santi vescovi della chiesa nolana, dagli evangelisti e da altre scene evangeliche. Il pannello, insieme a quelli con l'immagine di san Paolino, san Felice vescovo e san Giovanni evangelista è oggi custodito nel Museo diocesano di Nola.
Un'altra strabiliante immagine del vescovo Massimo è invece presente nell'ipogeo altomedioevale (X secolo) di Santa Maria Assunta in Pernosano, frazione di Pago del Vallo di Lauro (Av). Il secondo pastore della diocesi di Nola è accompagnato dai santi vescovi Felice e Paolino. I santi, a figura intera indossano tunica, casula e pallio vescovile ornato da croci e sono disposti nell’abside sinistra sopra una fascia dipinta a finto intarsio marmoreo. Le iscrizioni, anche se tenui, a lato dell’aureola rendono inequivocabile che si tratti dei tre santi e vescovi nolani Paolino, Felice e Massimo.