Carlo Acutis: il volto della gioia del Vangelo

Don Peppino De Luca, parroco di San Francesco di Paola a Scafati, condivide la personale e comunitaria esperienza di fede fatta nell'incontro con la testimonianza di santità del giovane milanese innamorato del Rosario e dell'Eucaristia

di don Peppino De Luca

«L’anno prossimo, per la Giornata dei bambini e degli adolescenti canonizzerò il beato Carlo Acutis. E nella Giornata dei giovani, sempre l'hanno prossimo, il beato Piergiorgio Frassati». Ha annunciato, papa Francesco, al termine dell'Udienza di mercoledì 20 novembre in piazza San Pietro. E le campane della nostra chiesa parrocchiale hanno suonato a festa! Le parole e le opere di Carlo Acutis risuonano soprattutto nell’esperienza di fede e di vita che la comunità parrocchiale di San Francesco di Paola in Scafati sta vivendo dal momento in cui l’incontro con la storia del giovane beato ha iniziato a radicarsi nel cuore di tante persone, giovani e famiglie.

Carlo Acutis è nato il 3 maggio 1991 a Londra e, fino alla sua prematura morte il 12 ottobre 2006, è vissuto a Milano. Un ragazzo del nostro tempo, cresciuto in una famiglia agiata e ha saputo trasformare i molti doni che la vita gli ha riservato in occasioni per incontrare il Signore e per farlo sentire più vicino a chi ancora non lo conosceva.

Da quando Carlo ha ricevuto la prima comunione ha deciso di vivere quotidianamente la messa e il rosario. «Ci si mette di fronte al sole ci si abbronza… ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi» e «L’Eucaristia? È la mia autostrada per il Cielo!». Sono le sue ormai celebri frasi che svelano la sua ferma volontà di crescere nella fede e di diffondere il culto eucaristico.

Lo fa grazie alle sue incredibili abilità con il computer e alla capacità di utilizzare Internet, realizzando una mostra sui miracoli eucaristici, ma soprattutto sostando davanti al tabernacolo, con la confessione settimanale, nel confronto con la Scrittura. Carlo ha avuto un grande affetto per i poveri e con i suoi risparmi comprava sacchi a pelo per i clochard e la sera portava loro pietanze e bevande calde. Con fede decisa e la scelta di offrire la sua sofferenza per il Papa e la Chiesa, ha affrontato anche la rapida e inesorabile malattia che lo ha portato alla morte. È stato poi sepolto ad Assisi, la città del Poverello che profondamente amava. In quella stessa città è stato proclamato beato il 10 ottobre 2020.

La figura di Carlo suscita curiosità e fascino, trasmettendo con facilità la freschezza e la gioia del Vangelo e invitando a coltivare talenti e a voler bene e aiutare i più fragili.
L’incontro con la testimonianza della santità di Carlo per me è stato frutto di un caso ma che, nel tempo, ho riconosciuto come segno di provvidenza: nel 2011, infatti, trovai un’immaginetta di Carlo nella Chiesa di santa Maria Maggiore (attualmente Santuario della Spogliazione) ad Assisi e tanto restai colpito da quel giovane volto che cercai di conoscerne la storia. Scoprendo la profondità della sua fede e della sua passione per il Vangelo, decisi di portare in parrocchia la storia di Carlo. Da quel momento, il giovane beato ci ha accompagnato in un cammino ricco di incontri, relazioni e segni di benevolenza.

Tanto era l’affetto che cresceva nella comunità che, nel ricordo dei dieci anni dalla fondazione, abbiamo deciso di intitolargli il nostro oratorio parrocchiale. Il secondo dedicato a Carlo, dopo quello di Assisi. Nell’occasione della festa del decennale, abbiamo avuto la gioia di accogliere nella nostra parrocchia, per la prima volta, la famiglia di Carlo ascoltando la loro testimonianza. Un momento significativo che ha segnato l’inizio di un forte legame spirituale, rafforzato dalla profonda vicinanza e partecipazione della comunità parrocchiale anche nel percorso di beatificazione di Carlo, volendo essere sempre presente, sia spiritualmente che fisicamente.      
Nei giorni della beatificazione ad Assisi, ho voluto portare, con don Raffaele Rianna, a mamma Antonia, madre di Carlo, una corona del rosario con l’effige della Madonna di Pompei, a cui Carlo era particolarmente legato. Un momento toccante è stato quando abbiamo visto intrecciato tra le mani di Carlo quello stesso rosario, prima che il suo corpo venisse esposto. L

’amicizia di mamma Antonia che ha spesso visitato la nostra comunità, partecipando alle celebrazioni e condividendo momenti di preghiera e riflessione, sono un vero dono che porta frutti spirituali di riflessione e conversione.  

Una spinta e un vigore spirituale che ha rinnovato la vita della comunità, in particolare i più giovani. La loro vitalità, le loro speranze e preoccupazioni hanno trovato in Carlo un fratello maggiore che riesce a comprendere e orientare ciò che portano nel cuore. Dopo la beatificazione di Carlo, abbiamo vissuto una rinnovata spinta pastorale, sentivamo il bisogno di sentirci sempre più uniti come Chiesa di Cristo. Nel segno di questa volontà, le parrocchie di Scafati e, in modo particolare, i giovani delle comunità si sono riuniti per vivere la memoria del beato vivendo momenti intercomunitari che ci hanno permesso di riscoprire il gusto di camminare insieme.             





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