Seminario di Nola: inizia l'anno propedeutico

Accolti e accompagnati dal rettore, monsignor Francesco Iannone, quattro giovani della diocesi di Nola hanno cominciato un tempo di discernimento vocazionale. Con loro, anche una giovane della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia e uno del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Un giorno di grande gioia è stato quello vissuto ieri, 30 settembre, dalla Comunità vocazionale del Seminario vescovile della diocesi di Nola: il rettore, monsignor Francesco Iannone ha infatti accolto sei giovani che hanno scelto di vivere un anno di approfondimento di se stessi e della conoscenza del mistero di Cristo e della Chiesa, per compiere un percorso di discerniemento della vocazione al sacerdozio.

Emmanuele Albi, 32 anni, della parrocchia Maria SS. della Misericodia e San Biagio di Nola; Nikolin Maliqi, 24 anni, della parrocchia San Felice in Pincis di Pomigliano d'Arco; Fiore Moccia, 19 anni, della parrocchia San Sebastiano maritire di Brusciano; Roman Shuera, 22 anni, della parrocchia Santi Germano e Martino di Scisciano, sono i giovani nolani che hanno voluto "fermarsi" per dedicare un tempo adeguato alla comprensione della volontà del Signore sulla loro vita. Compagni di cammino dei quattro giovani della diocesi di Nola saranno Riccardo Fierro, 26 anni, della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia e Saleem Alakkam, 26 anni, del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Il rettore Iannone: «Questi ragazzi rappresentano una alternativa, una possibilità, un germoglio, il nuovo inizio di una storia diversa nella quale la notte»

«Attraverso il loro percorso di preghiera, di studio, di ascolto e di impegno, tutti noi potremo imparare di nuovo parole e gesti antichi e sempre nuovi che raccontano di un modo originale di pensare la vita, l’amore, la gioia, il futuro. Chi verrà a trovarci in Seminario, e spero che sarete in tanti, incontrerà giovani che condividono con tutti i loro coetanei i timori, le incertezze, le sfide del momento presente ma che hanno deciso di attraversarli non con il passo della paura che si chiude nella difesa dei propri bisogni, ma con il passo della fiducia nella parola di Dio, nella sapienza della Chiesa e nella fraternità. Questi ragazzi con la loro scelta ci dicono che la vita è risposta a un dono, che l’amore è impegno per l’altro, che la gioia sta nel dare più che nell’avere, che il futuro non si vince a dadi e nemmeno si teme, ma si prepara e si attende con speranza e impegno. Di questi tempi, dove la sfiducia e la paura troppo spesso diventano fuga e violenza, quando sembra che il nero sia il colore do minante di ogni cronaca quotidiana, i nostri sette amici con la loro fede e la loro speranza in Cristo annunciano un modo altro di stare al mondo. Certo: non risolveranno tutti i problemi della Chiesa e del mondo, e non sono la soluzione a tanto disorientamento che affligge tanti loro coetanei. Rappresentano, però, nel senso più vero di “rendere presente”, una alternativa, una possibilità, un germoglio, il nuovo inizio di una storia diversa nella quale la notte e la disperazione non avranno l’ultima parola», ha scritto ieri il rettore Ianonne nel suo editoriale per il mensile diocesano inDialogo.







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