Presso la millenaria Abbazia di San Michele Arcangelo a Taurano (Av) – più nota come Abbazia Sant’Angelo – questa mattina, le consacrate e consacrande dell’Ordo virginum della diocesi di Nola si sono ritrovate per vivere una giornata di fraternità e preghiera in occasione della Memoria liturgica di Santa Marta: una giornata per rendere grazie al Signore per la sua amicizia.
La purificazione del Tempio e gli amici di Betania
A guidare la meditazione è stato don Salvatore Purcaro, delegato vescovile dell’Ordo virginum nolano, che ha proposto alle consacrate il passo del Vangelo di Giovanni relativo alla “purificazione del Tempio” (Gv 2, 13-22):
«Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù».
Chiamati a unire vita, servizio e contemplazione
Un passo scelto per poter meditare sul rapporto tra vita, servizio e contemplazione: «La purificazione del Tempio - ha spiegato don Purcaro – si ricollega alla Memoria liturgica che celebriamo oggi perché nelle figure dei tra amici del Signore è racchiuso il significato del suo comando ai venditori di colombe: il nuovo tempio, infatti, è in ogni cristiano che, in quanto battezzato, è chiamato a fare unità tra vita, indicata dalla figura di Lazzaro, servizio, rappresentato da Marta, e contemplazione, Maria».
Ma perché Gesù rivolge il comando “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato” ai soli venditori di colombe?
«Perché loro erano la condizione di possibilità per tutti gli ebrei di offrire un sacrificio – ha sottolineato don Purcaro -. La colomba, infatti, era un animale alla portata anche dei più poveri: i venditori di colombe erano quindi più colpevoli di altri. Dovevano essere possibilità di lode per tutti e invece sfruttavano la loro condizione per fare guadagno. Chiamati a fare ‘economia’ per il bene di tutti, lavoravano per fare ‘finanza’ per il proprio esclusivo vantaggio. Il ‘mercato’, a quel tempo, non era il luogo dove, oggi, ancora, ci rechiamo per risparmiare: era piuttosto qualcosa di molto simile ad una borsa: ecco perché Gesù parla di mercato. Ed ecco perché Gesù si arrabbia: non era fuori di sé, era pienamente in se stesso, sapeva infatti che con certe dinamiche non si può ‘dialogare’, non si può mercanteggiare. Quello che lui fa con i venditori di colombe è quello che è chiesto a noi di fare con le nostre tentazioni di tradurre in mercato l’utilizzo dei doni che ci sono stati consegnati».
Lo zelo per la casa di Dio, tra eucaristia e battesimo
Il brano meditato dalle consacrate dell’Ordo Virginum è collocato, tra il miracolo delle nozze di Cana e la visita di Nicodemo. Un focus, quello dell’evangelista Giovanni, mirante a collegare – ha ricordato il delegato Purcaro - il sacramento dell’eucaristia (protagonista di Cana, teatro di un’azione liturgia) e quello del battesimo (cui si riferisce Gesù nel dialogo con il sacerdote che va ad incontrarlo di nascosto). Tra i due passi, Giovanni colloca la “purificazione del tempio”, facendo riferimento al tempio di ogni uomo e donna che, in Cristo, deve avere come priorità “lo zelo” del servizio di Dio, la donazione totale di sé, a Dio, «fino all’annullamento di ogni differenza tra il proprio corpo e lo zelo, tra la propria vita e lo zelo – ha precisato Purcaro – nella consapevolezza che, in Cristo, nessuna vita andrà persa».
Dopo un momento di condivisione, i presenti hanno quindi celebrato l’Eucaristia. Durante l’omelia, don Purcaro, ha sottolineato: «Marta grida al Signore il suo bisogno di averlo accanto perché il fratello non morisse. Gesù però non si era mosso per correre da Lazzaro. Il privilegio dei tra fratelli non significava, infatti, avere a disposizione il Signore, ma poter essere certi della sua amicizia. Questo è il dono che Gesù fa a chi crede in lui: un’amicizia che dona vita nuova».
Il pranzo ha concluso l’intensa mattinata presso l’Abbazia Sant’Angelo.
L'Abbazia Sant'Angelo a Taurano e Casa Betania
Fondata nel 1087, l’Abbazia è costruita su uno sperone di roccia a picco sul paese di Lauro (Av). Parte integrane del complesso - che ancora fa mostra del suo valore storico-artistico nei quattrocenteschi portoni in tufo, finemente lavorati, e in alcuni affreschi della chiesa – è Casa Betania, piccola dimora di accoglienza, curata dalle sorelle dell’Ordo virginum, Chiara, Mirella e Rosetta: un luogo di silenzio per chi desidera trascorrere uno o più giorni in amicizia con il Signore.
Casa Betania può accogliere anche gruppi e chi volesse condividere lavoro e preghiera con le consacrate per periodi più lunghi (Contatti:0818240610). Presso l’Abbazia, inoltre, è possibile partecipare a ritiri spirituali, la terza domenica di ogni mese, e ad esercizi spirituali, a luglio e agosto.