Don Aniello Verdicchio, parroco di San Felice vescovo in Nola, quest'oggi è partito per la Cambogia per guidare gli esercizi spirituali a sacerdoti e suore italiani che si trovano in quel territorio.
Don Verdicchio verso la Cambogia: «Felice di poter condividere la speranza che viene dal Vangelo»
Don Aniello Verdicchio è partito per la Cambogia dove resterà fino al 15 novembre. «Ho accettato con gioia l'invito dei fratelli e delle sorelle che sono in Cambogia per annunciare il Vangelo - ha detto don Verdicchio al telefono -. Non manca un po' di timore ma sapere che andrò lì per condividere la speranza che viene dal Vangelo mette a tacere ogni paura. Mi attende un compito affascinante ma allo stesso tempo arduo perché annunciare la Parola di Dio è una grande responsabilità».
Una vocazione al sacerdozio nata in parrocchia
Classe 1971, don Aniello Verdicchio è originario di Roccarainola. Parroco di San Felice vescovo a Nola, ha precedentemente guidato le parrocchie dell’Immacolata in Piazzolla di Nola e di San Pietro apostolo in Cicciano. Ha conseguito il Baccalaureato presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale e la specializzazione in cause dei santi presso la Lumsa. Attualmente è assistente del Settore adulti dell'Azione cattolica diocesana.
Lo scorso 7 ottobre, ha celebrato il venticinquesimo anniversario di sacerdozio: «Devo la scoperta della mia vocazione al parroco della mia comunità di Roccarainola: il suo esempio, i suoi gesti e il suo stile di vita evangelico mi spinsero a pormi delle domande sulla mia vita - ha raccontato a inDialogo in quell'occasione -. È stata l’autenticità della sua testimonianza a farmi comprendere a cosa il Signore mi stesse chiamando. Ho collaborato in parrocchia nei percorsi di iniziazione ai sacramenti e già dopo aver concluso le scuole medie ho lavorato in pasticceria per cinque anni. Essendo sempre a contatto con le persone, ho avuto la possibilità di crescere umanamente e testimoniare il mio vissuto di fede. Maturata la mia scelta, entrare in seminario, però, non fu semplice. Quando decisi di parlare coi miei genitori e con la mia famiglia del desiderio che stava crescendo in me, mi dissero di non essere d’accordo. Chiesi così aiuto ad un diacono della comunità, oggi sacerdote, che parlò con loro e mi sostenne nel far capire le ragioni della mia scelta. Entrare in seminario è stata una delle esperienze formative più importanti per me. Gli animatori di comunità e i padri spirituali ci hanno messo di fronte all’umanità del prete, con fragilità e punti di forza. Ci hanno fatto comprendere che crescere umanamente è fondamentale per un vero percorso di fede. Poi ricordo l’esperienza in Albania con don Leonardo Falco, lì ho incontrato persone che nonostante la sofferenza desideravano incontrare Gesù».