Continua il nostro viaggio tra le parole di Avvenire per la fase post-covid.
Lavoro
La povertà vera, ma si riparte
Fedele Costadura, venditore di giornali di strada, 60 anni, Milano
Domani ripartono le Messe e da fine maggio tornerò finalmente a lavorare. Ne avevo davvero bisogno. Ogni domenica fino all’8 marzo vendevo il giornale di strada promosso dalla Caritas "Scarp de’ tennis" davanti alle parrocchie di Milano. Nell’altra vita ero un fotografo di alto livello, ma varie vicissitudini mi hanno portato sulla strada. Grazie alle vendite del mensile riuscivo a sbarcare il lunario, a pagare l’affitto per vivere in una casa vera. Le cose andavano abbastanza bene. E se la domenica non avevo incassato a sufficienza, arrotondavo durante la settimana con il mio vecchio mestiere, il fotografo. Da due mesi a questa parte, con la quarantena, non ho più potuto vendere il mensile né fare servizi fotografici. Ed è stata dura. In questo lockdown ho ritrovato la povertà. Non ho risparmi da parte, ho tirato la cinghia e ho mangiato con i buoni spesa del Comune. Mi hanno amareggiato le troppe chiacchiere dei politici, la gente ha bisogno di aiuto. Purtroppo siamo in tanti ad avere difficoltà. Da domani voltiamo pagina.. (testo raccolto da Paolo Lambruschi)
Musica
La mia canzone per fare rumore
Antonio Diodato, cantante, 38 anni, Taranto
Il percorso che la vita mi ha regalato in questi due mesi (compreso il David di Donatello) ha dell’incredibile. Quando ho scritto "Fai rumore", ero partito dalla mia intimità e l’ho presentata al Festival come invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità . Con la vittoria a Sanremo avevo pensato già di aver raggiunto il picco emotivo, ma mai mi sarei aspettato l’emozione fortissima di vedere la mia canzone diventare un urlo di liberazione per esprimere la propria umanità: sentirla cantare dai balconi dei palazzi mi ha sconvolto. E mi ha riempito di orgoglio, ieri, rappresentare l’Italia nel mondo a "Europe Shine a Light" con questo brano. Tutto questo mi ha ricordato il perché faccio musica, gli ha dato un senso più profondo, mi ha riconnesso alla volontà di scrivere canzoni in cui tutti possano riconoscere i propri sentimenti. Durante la quarantena, ho dapprima vissuto un momento molto riflessivo; poi è arrivato il momento della creatività e ho cominciato a buttare giù su un foglio le mie sensazioni. Arriverà presto nuova musica. (testo raccolto da Angela Calvini)
Vicinanza
Studenti in cerca di realtà
Elena Ugolini, preside Liceo Malpighi, 60 anni, Bologna
In questi mesi abbiamo vissuto un’emergenza sanitaria che è simile a quella educativa. Il cuore del cuore del sistema sanitario e di quello scolastico sono persone disposte a dare letteralmente la vita per gli altri. Solo adulti disposti spendersi totalmente per chi è stato loro affidato possono trasformare l’istruzione in una porta capace di aprire alla positività della vita. L’insegnamento a distanza ha fatto emergere in modo ancora più forte la necessità di una “vicinanza”, capace di riportare la forza della realtà nel ritmo di una giornata sospesa tra il divano e la play station, e sono emersi degli aspetti importanti che potrebbero aiutarci a migliorare anche la scuola in presenza. Ma ora basta! I bambini e i ragazzi sono stanchi di seguire le lezioni da un video, hanno voglia di tornare a scuola, di trovarsi con i compagni e di stare con i propri insegnanti, questa clausura forzata li ha messi duramente alla prova. E’ sacrosanto essere prudenti, ma sarebbe folle se “per non aver problemi” si ponessero condizioni talmente difficili , costose e inutili, da rendere impossibile ricominciare veramente scuola e università.(testo raccolto da Paolo Ferrario)
Creatività
Un pungolo per nuove soluzioni
Davide Lauri, medico di famiglia, 65 anni, Milano
La pandemia mi ha offerto, accanto alle criticità (in primis la mancata comprensione, all’inizio, del ruolo delle cure territoriali per arginare il contagio), anche alcuni elementi di stimolo professionale. Ho assistito a un radicale cambiamento nella relazione medico-paziente, con un riconoscimento positivo del ruolo del medico come difensore della salute altrui a discapito della propria: sono numerosissimi i messaggi di solidarietà ricevuti da noi medici di famiglia. Come presidente di cooperativa, l’epidemia è stata uno stimolo a cercare nuove soluzioni a difesa dei pazienti e del nostro lavoro. Insieme ai colleghi di Legnano, abbiamo realizzato una app che ci permette di gestire e monitorare i nostri assistiti a casa loro – con videovisita e monitoraggio di dati clinici eseguito dal paziente (febbre, pressione, frequenza cardiaca e respiratoria, saturimetria) – e di ricevere alert precoci. Abbiamo così mantenuto una continuità attiva delle cure, contenendo il rischio di contagio.(testo raccolto da Enrico Negrotti)