a cura di don Davide D’Avino
direttore diocesano della Rete mondiale di Preghiera del Papa
Il 13 maggio 1920 il papa Benedetto XV innalzava agli onori degli altari Santa Margherita Maria Alacoque. Nata nel 1647 nei pressi di Verosvres in Francia da genitori cattolici ferventi, a otto anni perse il padre. La madre ne fece curare l’educazione in un collegio di suore Clarisse dove, nel 1669, all’età di 22 anni, ricevette la cresima. Per l’occasione fece aggiungere al suo nome anche quello di Maria. Nel 1671, nonostante l’opposizione della famiglia che voleva per lei il matrimonio, Margherita Maria, in crescita vocazionale, fu accolta nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial.
Le straordinarie grazie mistiche di cui fu rivestita fin dal noviziato vennero considerate con diffidenza dalla superiora ciononostante, durante la professione, Margherita Maria si offrì “vittima al Core di Gesù”: le grazie aumentarono, insieme alle prove. Il 27 dicembre 1673, come si legge nella sua biografia, ebbe un’apparizione di Gesù che le domandava una particolare devozione al suo Sacro Cuore. Le apparizioni si susseguirono per 17 anni, sino alla morte. Margherita Maria venne malgiudicata dai superiori e osteggiata dalle consorelle, tanto che lei stessa dubitò delle sue visioni mistiche.
Di diverso parere era il gesuita Claude de la Colombière, profondamente convinto dell’autenticità delle apparizioni; questi, divenuto direttore spirituale della Alacoque, la difese anche dalla Chiesa locale, le chiese di scrivere le sue esperienze mistiche, richiesta alla quale la santa obbedì facendo forza alla sua indole riservata, vincendo il rifiuto con l’obbedienza. In seguito divenne maestra delle novizie. All’indomani della sua morte, avvenuta nel 1690, due sue discepole compilarono una vita di suor Margherita Maria Alacoque.
In quella che viene chiamata la grande rivelazione, scrive che Gesù le aveva mostrato il suo Cuore, chiedendole che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini fosse celebrata una festa per rendere culto al Sacro Cuore. Margherita Maria afferma anche di aver ricevuto da Gesù una grande promessa: a chi avesse ricevuto la comunione per nove mesi consecutivi, ogni primo venerdì del mese, sarebbe stato fatto il dono della penitenza finale. Esso consiste nella possibilità per il devoto di non morire in stato di peccato né senza ricevere i sacramenti.
Margherita Maria afferma che, durante le rivelazioni, Gesù la chiamava “discepola prediletta”, comunicandole i “segreti del suo cuore divino” nonché la conoscenza della “scienza dell’amore”. Proprio in nome di questa predilezione l’autobiografia evidenzia una continua mortificazione corporale e spirituale della santa che morì nel 1690 a Paray-le- Monial. Alla ricognizione canonica della tomba, nel luglio 1830, il corpo di santa Margherita Maria fu trovato incorrotto e tale è rimasto, conservato sotto l’altare della cappella della Visitazione di Paray-le-Monial. Il 18 settembre 1864 Margherita Maria Alacoque fu beatificata da papa Pio IX, per essere poi canonizzata nel 1920, durante il pontificato di papa Benedetto XV. La sua memoria liturgica ricorre il 16 ottobre.
La notorietà di Margherita Maria Alacoque è dovuta al fatto che le rivelazioni che ella descrive porteranno allo sviluppo del culto e all’istituzione della solennità liturgica del Sacro Cuore di Gesù: nel 1856 Papa Pio IX rese universale per tutta la Chiesa la Solennità del Sacro Cuore, introducendola nel Calendario liturgico della Chiesa Latina, fissandone la data al venerdì successivo al Corpus Domini, che quest’anno cade il 19 giugno. In questo senso Margherita Maria Alacoque si affianca ad altri religiosi, come san Giovanni Eudes e il gesuita Claude de la Colombière, suo padre spirituale, che favorirono tale culto che certo era già presente in epoca precedente, ma in modo meno popolare.
La felice occasione del centenario della canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque ci invita a ricordare le altre tappe della devozione della Chiesa al Sacro Cuore specie attraverso la fondazione dell’Apostolato della preghiera (AdP) e della Rete Mondiale di Preghiera del Papa (RMPP).
La fondazione dell’Apostolato della Preghiera
L’Apostolato della Preghiera nasce con i gesuiti in Francia, nel 1844, come impegno a partecipare alla missione della Chiesa nella vita quotidiana. Rapidamente si diffonde in tutto il mondo. Nel 1861, il gesuita p. Henri Ramière gli dà un nuovo dinamismo, orientandolo, in prospettiva missionaria, alla devozione al Cuore di Gesù. Poco dopo, papa Leone XIII gli affida le sue intenzioni di preghiera. L’AdP si è diffuso in tutto il mondo ma rischiava di perdere la sua vitalità, riducendosi a un insieme di pratiche di devozione, e non riuscendo più a comunicare alle nuove generazioni il tesoro che gli era stato affidato. Perciò nel 2009 p. Adolfo Nicolás, Preposito generale della Compagnia di Gesù, volle promuovere la rifondazione di questo servizio ecclesiale. Cominciò così un lungo processo, che continua ancora oggi.
L’opera di rifondazione: la Rete Mondiale di Preghiera del papa
Claudio Barriga, delegato del Preposito generale, ha diretto la prima fase del processo con un’équipe internazionale. Il lavoro svolto in questa fase gli ha permesso, nel 2014, di presentare a papa Francesco un documento per la rifondazione dell’Apostolato della Preghiera intitolato «Un cammino con Gesù, in disponibilità apostolica». Il documento è stato approvato dal Papa.
Allora ci si chiedeva: che cosa si può fare per far conoscere questo tesoro spirituale che ci è stato affidato e per facilitare la rifondazione di questo servizio ecclesiale?
La risposta è arrivata con il Giubileo della Misericordia, iniziato l’8 dicembre 2015. Infatti, per ottenere l’indulgenza plenaria, i pellegrini dovevano pregare secondo le intenzioni di preghiera del Papa. Questa è stata l’occasione per attuare i nuovi orientamenti del processo rifondativo dell’AdP. In alcuni Paesi, come la Francia e il Portogallo, l’associazione era già entrata nel mondo delle comunicazioni digitali e delle nuove comunicazioni sociali. Non si trattava soltanto di comunicare una stessa cosa con mezzi digitali, ma di introdurre una nuova visione. Così sono nati il «Video del Papa» e anche l’applicazione Click To Pray. Il «Video del Papa» in tre anni è diventato il video più ricercato sui social network vaticani, con milioni di visualizzazioni: dal gennaio 2016 a oggi ne ha avute più di 85 milioni e in 12 lingue. Il Pontefice ha da subito sostenuto il «Video del Papa» ed è sempre stato coinvolto nella sua preparazione e registrazione. Click To Pray è stato lanciato come progetto internazionale nel marzo 2016, con l’allora Segreteria (oggi Dicastero) per la Comunicazione della Santa Sede. Il Meg (movimento eucaristico dei giovani), con più di 1.600.000 aderenti, è il ramo giovanile della Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Per questo Click To Pray è stato pensato soprattutto per i giovani, per aiutarli a pregare per la missione della Chiesa, e in particolare per le intenzioni del Papa.
Oggi la Rete Mondiale di Preghiera del Papa è una riedizione aggiornata dell’Apostolato della Preghiera (AdP), ha celebrato i 175 anni dalla fondazione il 28 e 29 giugno 2019, con più di 6.000 persone – di 52 delegazioni – provenienti dal mondo intero in udienza da papa Francesco (https://www.youtube.com/watch?v=V76D51M2-L4); è un’Opera pontificia, istituita dal Santo Padre nel marzo 2018 con il numero 49 del registro delle persone giuridiche vaticane. Un evento piuttosto raro. Il 20 gennaio 2019 papa Francesco, dalla finestra da cui la domenica prega l’ Angelus, ha annunciato: «Vorrei presentarvi la piattaforma ufficiale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa: Click To Pray. Qui inserirò le intenzioni e le richieste di preghiera per la missione della Chiesa». La Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) stava per iniziare, e il Papa aveva invitato in particolare i giovani a scaricare l’applicazione Click To Pray («Clicca per pregare») per recitare con lui il Rosario per la pace. Molti hanno sentito parlare di questa applicazione per la prima volta in tale occasione. Si poteva pensare che fosse solo un supporto per una piattaforma di preghiera per la Gmg di Panama, ma, dopo questo Angelus, essa è diventata la terza rete sociale del Pontefice, dopo Twitter (@Pontifex) e Instagram (@Franciscus).
Click To Pray era già la piattaforma di preghiera ufficiale della Gmg di Panama ma la creazione del profilo personale di preghiera del Papa in Click To Pray le ha dato un impatto enorme. In pochi giorni decine di migliaia di giovani stavano già utilizzando questa piattaforma, che ha potuto registrare più di 420.000 download e più di 4 milioni di preghiere. Non c’è da stupirsi che Francesco abbia aperto il suo profilo di preghiera in Click To Pray. Quante volte lo abbiamo sentito chiedere: «Per favore, non dimenticatevi di pregare per me»! Il Papa crede nella forza della preghiera. È convinto che la preghiera sia essenziale per la missione della Chiesa. Per questo, da diversi anni, non soltanto promuove la sua Rete Mondiale di Preghiera, ma ogni mese trasmette anche il suo messaggio sulla intenzione di preghiera attraverso il «Video del Papa». Ricordiamo ciò egli che ha detto nell’ Angelus dell’8 gennaio 2017: «Vorrei inoltre invitare ad unirsi alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, che diffonde, anche attraverso le reti sociali, le intenzioni di preghiera che propongo ogni mese a tutta la Chiesa. Così si porta avanti l’apostolato della preghiera e si fa crescere la comunione».
Dalle sue parole si comprende chiaramente che la Rete Mondiale di Preghiera del Papa non è nata oggi: questo servizio della Chiesa esiste da più di 175 anni, sotto il nome di Apostolato della Preghiera. Ma Francesco ne ha promosso la rifondazione.
Oggi, più che mai, il compito della Rete Mondiale di Preghiera del Papa è di pregare e agire per le sfide dell’umanità espresse nelle intenzioni di preghiera del Papa.
Bibliografia: F. Fornos S.I., La Rete Mondiale di Preghiera del Papa, in La Civiltà Cattolica, 4055, 2 (2019), 479 – 484.